Android a 32 o 64 bit, ecco cosa cambia

Quando si parla di dispositivi Android è inevitabile confrontarsi con decine di specifiche differenti.

Quando si parla di dispositivi Android è inevitabile confrontarsi con decine di specifiche differenti. Da qualche tempo a questa parte si parla sempre più del supporto per i 64 bit di Android.
Si è cominciato a parlare, e molto, di Android e 64 bit da quando, durante l’evento Google I/O del 2014, i tecnici della società di Mountain View dedicarono un’intera sessione al supporto per i 64 bit garantito da Android Lollipop (Android 5.x).

Android: 32 o 64 bit

Quando si parla di processori a 64 bit, il dato che è noto a molti riguarda la possibilità di utilizzare più di 4 GB di memoria RAM.
Un processore a 64 bit può consentire ad un singolo programma, di accedere a qualcosa come 16 exabytes (264 bytes) di dati pari a 16 miliardi di gigabytes. All’atto pratico, quindi, considerati i quantitativi di RAM con cui si ha a che fare oggi, i processori a 64 bit permettono di usare memoria virtualmente illimitata.

Android a 32 o 64 bit, ecco cosa cambia
Operazioni che pongono particolarmente sotto stress il processore (ad esempio l’editing audio/video, l’elaborazione di file e contenitori crittografati,…), la differenza tra un sistema a 32 bit ed uno a 64 bit diventa evidente.
Ovviamente, però, anche le applicazioni utilizzate dovranno essere a 64 bit per poter sfruttare i benefici prestazionali.
Purtuttavia, anche quelle applicazioni che impegnano il processore in maniera meno intensiva possono comunque beneficiare dell’architettura a 64 bit: semplicemente perché esse stesse sono in grado di indirizzare ed usare un quantitativo di memoria RAM maggiore.

Ecco perché su un PC desktop o notebook a 64 bit si dovrà usare un browser a 64 bit: il balzo in avanti in termini prestazionali sarà più facilmente rilevabile se con lo stesso browser si è soliti aprire e gestire simultaneamente contenuti piuttosto “impegnativi”.

E su Android?
Su Android la differenza tra 32 e 64 bit ancora si fa poco sentire. Da qualche tempo a questa parte, comunque, i produttori di SoC (System-on-a-Chip), stanno orientandosi stabilmente sui 64 bit.
Il processore che equipaggia smartphone e tablet, lo ricordiamo, è definito SoC perché integra “all-in-one“, la CPU, la sezione grafica, il controller della memoria, il networking in un unico chip (alcuni SoC, infatti, integrano direttamente i moduli WiFi, GPS e LTE; di recente abbiamo parlato anche del supporto per LTE-U da parte del potente Snapdragon 820: Snapdragon 820 debutterà sui primi device da aprile 2016).

Uno dei grandi vantaggi dell’architettura a 64 bit non è al momento utilizzabile sui dispositivi mobili Android: quando i principali produttori immetteranno sul mercato device dotati di oltre 4 GB di memoria, i benefici diverranno tangibili.
Anche perché, per adesso, non è possibile intervenire sulla dotazione di memoria RAM usata da un qualunque dispositivo Android. E ciò non avverrà almeno fintanto che non prenderanno piede – se mai dovesse davvero accadere – smartphone realmente modulari.

Il rilascio di dispositivi dotati di più di 4 GB di RAM diverrà comunque presto cosa comune e allora l’architettura a 64 bit diverrà uno “standard” anche sul versante “mobile” così come accaduto da tempo lato PC.

Un SoC a 64 bit, comunque, consente di elaborare contenuti multimediali molto più velocemente grazie alla possibilità di gestire molte più informazioni in parallelo.

Va detto che alcune applicazioni a 32 bit possono risultare più lente se eseguite su un’architettura a 64 bit. Con le architetture a 64 bit, i dati occupano uno spazio in memoria che è leggermente maggiore rispetto all’utilizzo dei 32 bit. Ciò dipende dall’impiego di puntatori più grandi, di altri tipi di dati e allineamenti (bytes aggiuntivi inutilizzati spesso aggiunti da parte dei compilatori).
Aumentando le richieste di memoria delle applicazioni, si possono avere svantaggi nell’uso della cache (che ha delle dimensioni limitate). Usare 64 bit per gestire operazioni possibili con soli 32 bit, quindi, può talvolta rappresentare un inutile spreco di risorse.

Allo stato attuale, quindi, ha maggiore valenza l’utilizzo di un dispositivo multi-core, che disponga di più nuclei elaborativi, capace quindi di alleggerire il SoC e di conseguenza di ridurre i consumi energetici aumentando l’autonomia della batteria.

Per paragonare un SoC all’altro, suggeriamo di ricorrere all’utilizzo di questo sito web.

Android a 32 o 64 bit: come scoprire cosa si sta usando

Per scoprire se si sta usando una versione a 32 o a 64 bit di Android, è sufficiente scaricare la nota app gratuita AnTuTu Benchmark.

Appena avviata, basterà toccare il pulsante Info posto nella barra inferiore quindi verificare, accanto alla voce Android la versione del sistema operativo installata e la sua architettura (32 o 64 bit).

Quest’informazione aiuterà anche a capire quale applicazione dovrà essere installata sul proprio dispositivo Android nel caso file APK scaricati manualmente. Diversamente, penserà Google Play ad effettuare tutte le verifiche e ad installare la versione dell’app più corretta.

Per approfondire, suggeriamo anche la lettura dell’articolo 32 bit vs. 64 bit: le differenze tra le due architetture.

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