DDL intercettazioni: obbligo di rettifica per le testate web?

Il "DDL intercettazioni" è sempre al centro del dibattito. Nelle ultime ore si sono susseguite girandole di dichiarazioni da parte di politici di diverso schieramento.

Il “DDL intercettazioni” è sempre al centro del dibattito. Nelle ultime ore si sono susseguite girandole di dichiarazioni da parte di politici di diverso schieramento. Tante le voci di protesta, molte conferme e molte smentite. Secondo quanto puntualizzato dal senatore Roberto Centaro, relatore del provvedimento, ci potrebbe essere un ripensamento da parte della maggioranza per ciò che concerne le disposizioni relative all’inasprimento delle pene nei confronti dei giornalisti “che pubblicano arbitrariamente atti di un procedimento penale”. Secondo Centaro, l’eventualità di riprendere in mano la questione sarà affrontata lunedì in commissione al Senato.

Nel frattempo, l’avvocato Guido Scorza – presidente dell’Istituto per le Politiche dell’Innovazione ed esperto di questioni connesse al diritto civile, industriale e della concorrenza – ha voluto rammentare come la normativa in corso di discussione porta con sé un’altra novità che riguarda da vicino chiunque pubblichi contenuti in Rete. Secondo Scorza “tutti i siti informatici, ivi compresi i giornali quotidiani e periodici diffusi per via telematica“, sulla base di un emendamento presentato in Senato, sarebbero soggetti al cosiddetto “obbligo di rettifica”. Per l’avvocato, quindi, anche i gestori di “blog” e di testate “amatoriali” sul web sarebbero tenuti ad attivarsi, entro 48 ore dalla richiesta a loro pervenuta, alla modifica delle informazioni pubblicate. Nel testo del comma 28, come destinato ad essere proposto all’assemblea si legge infatti: “(…) per i siti informatici, ivi compresi i giornali quotidiani e periodici diffusi per via telematica, le dichiarazioni o le rettifiche sono pubblicate, entro quarantotto ore dalla richiesta, con le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia cui si riferiscono“.

L’avvocato Scorza riporta sul suo blog la posizione del senatore Vita che promette battaglia: si sarebbe voluto “a tutti i costi mantenere la dizione generica di <<siti informatici>>, che si presta appunto ad essere interpretata come una scure omnicomprensiva“, recita il comunicato.

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