Google denuncia Microsoft e Nokia all'antitrust europea

Questa volta è Google che, su tutte le furie, si scaglia contro Microsoft e Nokia presentando una denuncia dinanzi all'antitrust europea.

Questa volta è Google che, su tutte le furie, si scaglia contro Microsoft e Nokia presentando una denuncia dinanzi all’antitrust europea. Il colosso di Mountain View punta il dito contro le due società accusandole di essersi accordate per gonfiare i costi dei dispositivi mobili, con un comportamento che andrebbe a danno, in primis, dei consumatori. Microsoft e Nokia, poi, sempre secondo la tesi di Google, avrebbero fatto leva sui brevetti per tagliare le gambe ad Android nell’intento di ostacolarne la crescita.
Torna quindi in auge l’espressione d’Oltreoceano “patent trolling“: con tale terminologia ci si riferisce a quelle aziende che usano registrare un vasto numero di brevetti per poi bussare alla porta delle aziende che usano le tecnologie e le metodologie produttive descritte nei vari brevetti e richiedere il versamento dei diritti d’utilizzo (royaltyes).
Puntando il dito contro Microsoft e Nokia accusando le due società di pratiche scorrette, particolarmente lesive nei confronti dell’azienda di Larry Page e Sergey Brin, Google sostiene che la proprietà di circa 1.200 brevetti sarebbe stata trasferita ad un gruppo chiamato Mosaid. Tale organizzazione è stata bollata da Google come un “patent troll” che avrebbe il compito di far la voce grossa con Mountain View e dividere i ricavati proprio con Microsoft e Nokia.

Al momento, però, Google non è mai stata chiamata in causa da “Mosaid” e Nokia ha rispedito al mittente ogni accusa: “Sia Nokia che Microsoft detengono i propri portafogli in termini di proprietà intellettuale ed operano in modo indipendente“. Alla società finlandese fa eco Microsoft che ha immediatamente bollato le lamentele di Google come una “tattica disperata” messa in campo dalla società rivale.

Analoghe eccezioni, sollevate da Google negli Stati Uniti, non sono state prese in considerazione. La International Trade Commission americana, infatti, si è già espressa rigettando la tesi illustrata dai legali di Google. La parola, adesso, passa all’antitrust europea: una decisione, comunque, non arriverà certo in tempi brevi.

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