La Cina respinge al mittente le accuse arrivate dagli USA

La Cina ha rispedito la mittente le accuse rivoltegli nei giorni scorsi da aziende statunitensi, Google in primis e più di recente dal segretario di stato Hillary Clinton.

La Cina ha rispedito la mittente le accuse rivoltegli nei giorni scorsi da aziende statunitensi, Google in primis e più di recente dal segretario di stato Hillary Clinton. Anzi, dal Paese guidato da Hu Jintao arriva un monito: le parole della Clinton potrebbero danneggiare le relazioni tra Cina e Stati Uniti.

Il portavoce del ministro degli esteri cinese, Ma Zhaoxu, ha dichiarato in una nota pubblicata sul sito web “istituzionale” che la Cina non riduce le libertà online degli utenti e che comunque non modificherà l’approccio sinora applicato nel regolare le comunicazioni in Internet.

Le affermazioni della Clinton e la risposta cinese sono giunte dopo l’intenzione, manifestata dai vertici di Google, di abbandonare lo stato di Pechino. La società aveva spiegato di non essere più disposta a tollerare gli attacchi informatici rivolti nei propri confronti.
Le autorità cinesi aveva inoltre intimato a Google di rimuovere dalle SERP (pagine dei risultati) del motore di ricerca i link facenti riferimento a contenuti politici (ad esempio le informazioni e le immagini relative alla protesta democratica del 1989 in piazza Tiananmen) e di dubbio gusto. La società fondata da Larry Page e Sergey Brin ha sinora adempiuto la richiesta ma il CEO Eric Schmidt ha dichiarato, proprio la scorsa settimana, che la politica seguita dall’azienda potrebbe ben presto cambiare.

La Cina svolge un’attività “censoria”, ad esempio, nei confronti di siti web quali Facebook, Twitter e YouTube che non sono direttamente raggiungibili dai personal computer degli utenti. I fornitori di piattaforme blog, inoltre, sono tenuti a rimuovere i post degli utenti facenti riferimento a contenuti pornografici così come discussioni di carattere politico.

Ma Zhaoxu ha esortato gli Stati Uniti a “basarsi su elementi di fatto e a cessare di impiegare l’argomento della libertà in Rete per criticare senza motivo la Cina”. Il portavoce del ministro ha voluto poi sottolineare come le leggi cinesi vietino attacchi informatici e violazioni della privacy dei cittadini. Un riferimento indiretto, questo, alle aggressioni subite da parte di Google.
Hillary Clinton, nel suo discorso, aveva svelato alcune iniziative espressamente rivolte alle persone che vivono in Paesi ove sono in carica governi di tipo repressivo che svolgono attività di controllo e di blocco sulla rete Internet. La Clinton aveva osservato come gli Stati Uniti supportino l’uso di strumenti capaci di aggirare le limitazioni, a beneficio degli utenti le cui connessioni Internet sono in qualche modo limitate.

Anche la stampa cinese, nel frattempo, ha cricato gli Stati Uniti parlando di “egemonia dell’informazione” da parte della nazione governata da Barack Obama.

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