Multa da 2,42 miliardi di euro a Google per abuso di posizione dominante

La Commissione Europea è giunta alla decisione finale: Google si è comportata scorrettamente presentando per primi i risultati del suo servizio Shopping all'interno del motore di ricerca. L'azienda avrebbe scientemente tagliato le gambe a tutti i concorrenti.

La sanzione nei confronti di Google era ormai nell’aria ma l’importo della multa comminata dalla Commissione Europea è davvero record, pari a 2,42 miliardi di euro.

“Pietra dello scandalo” è il servizio di comparazione prezzi di Google che la società statunitense ha saldamente legato al suo motore di ricerca.
Secondo la tesi europea, Google non si sarebbe limitata a realizzare il miglior servizio di acquisti comparativi ma avrebbe “abusato della sua posizione dominante come motore di ricerca per promuovere il suo servizio tra i risultati della ricerca e per retrocedere quelli dei concorrenti“.


Margrethe Vestager, Commissaria responsabile per la Concorrenza, spiega che Google ha così tenuto un comportamento illegale perché ha impedito ai concorrenti di competere sulla base dei loro meriti, tarpando le ali all’innovazione.
Inoltre, i consumatori europei sarebbero stati privati della possibilità di scegliere liberamente.

Dal 2008 in avanti, infatti, sempre stando ai risultati delle indagini che hanno portato alla storica sanzione, Google avrebbe sistematicamente attribuito una posizione preminente al proprio servizio di acquisti comparativi, che oggi si chiama Google Shopping.
Quando un utente, insomma, effettua una ricerca per un determinato prodotto, Google propone per primi i suoi “suggerimenti di acquisto”.

Nella nota diramata dalla Commissione Europea si legge: “i dati dimostrano che anche i servizi concorrenti più alti in graduatoria finiscono in media solo a pagina quattro dei risultati di ricerca su Google e altri figurano ancora più in basso. Il servizio di acquisti comparativi di Google non è soggetto agli algoritmi di ricerca generica della società, per cui non viene retrocesso“.

Vengono snocciolati anche alcuni dati d’interesse non soltanto nell’affaire Google Shopping: i primi 10 risultati della ricerca generica a pagina 1 di solito ricevono circa il 95% di tutti i clic (il 35% dei quali va al primo risultato). Il primo risultato a pagina 2 su Google riceve solo l’1% circa di tutti i clic. “Ciò non dipende solo dal fatto che il primo risultato è più pertinente, poiché è dimostrato che spostandolo al terzo posto il numero di clic si riduce di circa il 50% in meno. Sui dispositivi mobili gli effetti sono ancora più pronunciati a causa della dimensione molto più ridotta dello schermo“, sostiene la Commissione che giustifica la severità dell’ammenda sulla base della gravità e della durata dell’infrazione.

Pertanto, la Commissione ha stabilito che Google debba definitivamente cessare il suo comportamento illegale entro 90 giorni dalla data della decisione e astenersi da qualsiasi misura che abbia un oggetto o effetto equivalente.
L’azienda fondata da Larry Page e Sergey Brin deve rispettare il principio della parità di trattamento tra i servizi di acquisti comparativi concorrenti e il proprio. Di conseguenza, Google “deve applicare al posizionamento e alla visualizzazione dei servizi di acquisti comparativi concorrenti nelle proprie pagine dei risultati di ricerca le stesse procedure e gli stessi metodi applicati al proprio servizio“.

Nel caso in cui Google non si adeguasse alle prescrizioni, la Commissione avrà titolo per irrogare una nuova sanzione fino al 5% del fatturato medio giornaliero mondiale dell’azienda.

La Commissione ha infine voluto ammonire Google anticipando di aver rivelato ulteriori irregolarità per ciò che riguarda il sistema operativo Android e il sistema AdSense per l’esposizione di banner pubblicitari sui siti web.
Le autorità europee sarebbero insomma già giunte alla conclusione preliminare che Google abbia abusato della sua posizione dominante in questi due ulteriori casi.

I portavoce di Google hanno immediatamente commentato la notizia della sanzione precisando che l’azienda farà ricorso alla decisione che viene ritenuta ingiusta. Le doglianze di Google saranno presentate innanzi ai giudici della Corte di Giustizia dell’Unione Europea.

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