WikiLeaks: governo cinese dietro gli attacchi contro Google

La vicenda è ormai nota perché anche i media tradizionali hanno ampiamente dato spazio alle attività condotte da WikiLeaks, sito diretto da Julian Assange (nella foto), giornalista australiano, attivista, già da tempo nel ...

La vicenda è ormai nota perché anche i media tradizionali hanno ampiamente dato spazio alle attività condotte da WikiLeaks, sito diretto da Julian Assange (nella foto), giornalista australiano, attivista, già da tempo nel mirino del Pentagono ed inviso a diverse autorità internazionali. WikiLeaks gode di una vastissima fama: il sito, infatti, è famoso per la pubblicazione di materiale “scomodo” (spesso “top secret“): documenti di carattere governativo ed aziendale, messi online da fonti coperte dall’anonimato.

Vi ricordate l’attacco sferrato nei confronti di Google quasi un anno fa, tra la metà di dicembre ed i primi giorni di gennaio? Quell’aggressione, che fu battezzata da McAfee “operazione Aurora” a fronte della presenza di elementi comuni – tutti facenti riferiemnto al termine “Aurora” – nei campioni di codici nocivi utilizzati per l’attacco, apparve immediatamente come un’azione coordinata avente come obiettivo la sottrazione di dati riservati e di materiale soggetto a copyright di proprietà di aziende americane di elevato profilo.

All’epoca i vertici di Google puntarono subito il dito contro Pechino dichiarando come tutte le aggressioni contenessero indizi importanti circa un’operazione posta in essere dai cinesi.

Tra le centinaia di migliaia di documenti segreti resi pubblici da WikiLeaks vi sarebbe la conferma di un coinvolgimento della Cina nell’attacco contro i sistemi informatici di Google. “L’azione nei confronti di Google è parte di una campagna organizzata dalla Cina con il coninvolgimento di funzionari governativi, esperti di sicurezza e pirati informatici“, ha riportato il New York Times rilanciando il contenuto di un documento riservato, un telegramma spedito all’ambasciata statunitense a Pechino.

Sia Google che il Dipartimento di Stato USA individuarono la provenienza dell’attacco (alcuni server accademici situati in Cina) ma mai vennero rese note prove inconfutabili circa il coinvolgimento del governo cinese.

Assange, oltre ad essere ricercato dalle autorità americane (secondo fonti d’Oltreoceano, Assange verrebbe arrestato non appena dovesse varcare il confine degli Stati Uniti), è stato condannato in contumacia da parte di un tribunale svedese per presunte violenze sessuali ai danni di due donne. Alcuni giornalisti hanno tuttavia osservato la strana coincidenza temporale tra la diramazione del mandato d’arresto internazionale e l’imminente diffusione dei documenti segreti di WikiLeaks.

Altre informazioni sulla cosiddetta “operazione Aurora” sono consultabili cliccando qui ed in questa pagina.

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