Ancora bagarre sulla posta elettronica certificata (PEC)

E' ancora bagarre sulla "PEC italiana". Dopo le difficoltà lamentate da molti utenti del servizio PostaCertificat@ nel corso della registrazione di un nuovo account, dopo le segnalazioni relative al mancato utilizzo di un certificato EV-SSL (ved.

E’ ancora bagarre sulla “PEC italiana”. Dopo le difficoltà lamentate da molti utenti del servizio PostaCertificat@ nel corso della registrazione di un nuovo account, dopo le segnalazioni relative al mancato utilizzo di un certificato EV-SSL (ved. questa notizia), gli esperti tornano a mettere sotto la lente il portale ministeriale.

L’osservazione più ricorrente riguarda la natura dell’account di posta elettronica ottenibile previa registrazione sul sito PostaCertificat@: similmente a quanto accaduto nel caso INPS e ACI, anche l’account offerto gratuitamente a tutti i cittadini italiani maggiorenni consentirebbe esclusivamente la comunicazione bidirezionale con la Pubblica Amministrazione. Si tratterebbe insomma di un account CEC-PAC (Comunicazione Elettronica Certificata fra Pubblica Amministrazione e Cittadino) inutilizzabile per scambiare comunicazioni tra privati, professionisti ed imprese.

Un secondo punto oggetto di riflessione è stato proposto dall’avvocato Guido Scorza, Presidente dell’Istituto per le Politiche dell’Innovazione ed esperto di questioni connesse al diritto civile, industriale e della concorrenza, che ha osservato come la “PEC italiana” non sia altro che “un sistema di comunicazione “dedicata” tra cittadini e PA – è basata su un’elezione di domicilio informatico da parte dei cittadini che con la richiesta di un indirizzo CEC-PAC dichiarano alle amministrazioni dello stato – e solo allora – di voler ricevere tutte le comunicazioni che li riguardano solo ed esclusivamente preso tale indirizzo“. Secondo l’avvocato Scorza “il cittadino non può – o almeno non è previsto possa – comunicare al gestore dell’elenco degli indirizzi CEC PAC dei cittadini il proprio diverso indirizzo di vera posta elettronica certificata benché, evidentemente, questo sia basato sulla medesima tecnologia “a norma di legge”“. Scorza vede quindi in Poste italiane un monopolista “de facto” della comunicazione tra PA e cittadino auspicando un intervento dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato.

Secondo la normativa che regola la PEC, la Pubblica Amministrazione ha l’obbligo di attivare un indirizzo di posta elettronica ceritificata per facilitare il dialogo con il cittadino. Dando voce alle segnalazioni diffusesi in Rete, l’On. Cesario ha contestato al Ministro Brunetta la mancata indicazione dell’indirizzo PEC del Ministero per la pubblica amministrazione e l’innovazione nelle pagine del sito web che consente di rilevare gli indirizzi PEC della PA. Dura la replica del portavoce del Ministro Brunetta (pubblicata a questo indirizzo) che ha dichiarato: “il nostro non è un Ministero, ma l’insieme di due Dipartimenti (Funzione Pubblica e Digitalizzazione e Innovazione tecnologica) che afferiscono entrambi alla Presidenza del Consiglio. Entrambi hanno pubblicato il loro indirizzo di PEC“.

Per le altre informazioni in materia di “posta elettronica certificata”, vi suggeriamo di fare riferimento a questi nostri articoli.

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