Banda larga: la Corte dei conti disegna un quadro poco felice

La Corte dei conti ha pubblicato ieri una delibera con la quale approva la relazione conclusiva dell’indagine di controllo sulla gestione concernente gli interventi per infrastrutture a "banda larga" nelle aree depresse.
Banda larga: la Corte dei conti disegna un quadro poco felice

La Corte dei conti ha pubblicato ieri una delibera con la quale approva la relazione conclusiva dell’indagine di controllo sulla gestione concernente gli interventi per infrastrutture a “banda larga” nelle aree depresse.
Nel documento, consultabile direttamente cliccando qui, si spiega che l’indagine è stata “finalizzata a verificare, nell’ambito della realizzazione di un programma per lo sviluppo delle infrastrutture a banda larga nelle aree del Mezzogiorno, la rispondenza dei risultati ottenuti agli obiettivi prefissati, valutando costi, modi e tempi dell’attività amministrativa svolta”.
L’istruttoria ha preso in esame la convenzione stipulata dal Ministero delle comunicazioni con la società Sviluppo Italia (a totale capitale pubblico), affidataria della realizzazione del programma in questione tramite la società Infratel, costituita e posseduta per il 99% da Sviluppo Italia S.p.A. e per il restante 1% da SVI Lazio S.p.A.
L’esame promosso dalla Corte dei conti non ha evidenziato un quadro particolarmente lusinghiero. Anzi, le considerazioni pubblicate a conclusione della relazione stridono rispetto ai dati diffusi, ad esempio, dall’ufficio del commissario UE Viviane Reding (un incremento di quasi il 24% nel nostro Paese per quanto riguarda la diffusione del broadband che porrebbe l’Italia al quarto posto dopo Francia, Germania e Regno Unito).
Ma per quanto riguarda lo sviluppo della banda larga, almeno nel Mezzogiorno, la Corte dei conti scrive: “(…) sono stati portati a compimento alla data del 31.12.2006, primo dei tre anni previsti dal piano di rete (2006/2008), il 29,56 % delle opere programmate ed impiegate risorse finanziarie pari al 32,04% di quelle preventivate. Va evidenziato al riguardo che mentre i km realizzati sono risultati inferiori a quelli programmati nel Piano di rete, i costi di realizzazione risultano superiori. Le cause di tali scostamenti vanno verosimilmente ricercate nelle probabili difficoltà incontrate nella fase di avvio dei lavori, per quanto riguarda il chilometraggio, mentre sui costi hanno sicuramente inciso oneri accessori, spese per personale e consulenze”. E si continua spiegando che: “in ogni caso, l’indice di copertura della banda larga nelle aree comunali è risultato pari al 23 per cento, mentre la copertura in fibra ottica delle centrali telefoniche non ha superato il 20 per cento. Tale risultato, poco soddisfacente, risente dei ritardi originati dalle difficoltà incontrate nel perfezionamento delle intese con le amministrazioni locali circa le scelte e le priorità da seguire”. Nella stessa relazione si contestano alcuni comportamenti tenuti da Infratel che violerebbero “principi di pubblicità, concorrenza e trasparenza dell’azione amministrativa”.
Nell’allegato, viene indicata una lista completa dei comuni dell’Italia meridionale che possono adesso fruire di connessioni a banda larga. Per gli altri, viene riportato lo stato dei lavori, così come comunicato da Infratel.

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