Chrome inizierà a bloccare i messaggi pubblicitari invasivi all'inizio del 2018

Google lancia un ultimatum a coloro che fanno uso di advertising particolarmente invasivo.
Chrome inizierà a bloccare i messaggi pubblicitari invasivi all'inizio del 2018

L’advertising è lo strumento che buona parte dei siti web a carattere editoriale utilizzano per offrire gratuitamente i loro servizi ai lettori.
Potrebbe sembrare un controsenso, visto che Google poggia buona parte del suo business proprio sulla raccolta pubblicitaria, ma a breve Chrome si doterà di un sistema capace di bloccare automaticamente gli adv più invasivi (ne avevamo parlato ad aprile scorso: Chrome bloccherà gli annunci pubblicitari più invasivi).

Quali messaggi pubblicitari Chrome impedirà di sua sponte?
Tutti quelli che vengono indicati come “sconvenienti” dalla Coalition for better ads, cui partecipa non soltanto Google ma anche Facebook.
Esempi di adv che saranno bloccati dal browser dell’azienda di Larry Page e Sergey Brin sono i popup, i video che si riproducono automaticamente insieme con il sonoro, i cosiddetti prestitial che appaiono in mezzo allo schermo con un “conto alla rovescia”, i banner più grandi e persistenti che rendono difficoltosa la navigazione da parte degli utenti.


Google ha lanciato un “ultimatum”: dall’inizio del 2018 Chrome inizierà a bloccare la visualizzazione dei banner pubblicitari più invasivi.

Contemporaneamente, Google ha lanciato il progetto Contributor che consentirà agli editori di implementare un sistema di abbonamento: se un lettore deciderà di versare un canone in denaro, verrà assicurata la rimozione di tutti i banner presenti nelle pagine del sito.

Lo strumento Funding Choices, inoltre, potrà essere utilizzato per invitare gli utenti a disattivare eventuali ad blocker.

Integrando un sistema per la gestione intelligente dei messaggi pubblicitari più invasivi direttamente in Chrome, Google contribuisce a diffondere la consapevolezza di quanto il sano advertising, quello fatto bene, possa aiutare alla crescita di ogni sito web.
Basti ricordare come la società sviluppatrice di AdBlock Plus, ad esempio, chieda un obolo alle aziende pubblicitarie per “sbloccare” la visualizzazione dei loro banner e permettere il caricamento del loro codice. Un mercimonio che Google vuole provare a stroncare.

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