Equo compenso: arrivano i primi rincari

A metà gennaio scorso era arrivata la firma, da parte del Ministro Sandro Bondi, del decreto sull'"equo compenso" che di fatto eleva l'importo della somma versata da parte dei produttori di tecnologia alla Siae per compensare i titolari dei di...

A metà gennaio scorso era arrivata la firma, da parte del Ministro Sandro Bondi, del decreto sull'”equo compenso” che di fatto eleva l’importo della somma versata da parte dei produttori di tecnologia alla Siae per compensare i titolari dei diritti su un’opera a fronte delle copie private legittimamente fatte da chi ha acquistato supporti audiovisivi (ad esempio CD e DVD). L’equo compenso italiano appare essere il più alto d’Europa ed interessa, nella versione rivista, oltre a CD, DVD e masterizzatori tutti i dispositivi dotati di memoria. Ivi compresi, quindi, cellulari, MP3, chiavette USB, hard disk esterni fino al decoder di Sky dotato di memoria.

Oggi arriva la notizia del ritocco al rialzo dei prezzi dei vari dispositivi targati Apple. L’aumento più consistente, esaminando i nuovi prezzi riportati sul “negozio online” della società della mela, riguarda gli iPod che passa da 55 a 61 euro (modello Shuffle da 4 GB). Il modello “classico” subisce un aumento di 18 euro mentre il Touch di 10 euro. Più contenuti i rincari – pari a 3 euro – per MacBook, MacBook Pro e iMac.

Come effetto dell’entrata in vigore del Decreto sull'”equo compenso”, si avranno aumenti di prezzi anche per le chiavette USB (0,10 per ogni gigabyte, per le unità con capienza compresa tra 256 MB e 4 GB; 0,09 per ogni gigabyte, per le penne di capienza superiore ai 4 GB), per supporti di memorizzazione, memorie e lettori MP3. Il testo completo della disposizione ministeriale, che fissa tutte le varie “misure per il compenso della copia privata” (art. 2), è disponibile facendo riferimento a questo documento in formato PDF.

Nei giorni scorsi Altroconsumo, associazione che opera a tutela dei diritti dei consumatori, aveva annunciato di aver presentato un ricorso contro il Decreto Bondi innanzi alla Commissione Europea. In un comunicato stampa dei primi di febbraio, Altroconsumo aveva definito il provvedimento come “una tassa iniqua (…) un’interferenza illegittima con il funzionamento del mercato interno UE“.

I nuovi compensi per “copia privata” impensieriscono non poco anche Andec. In merito all’ultimo provvedimento ministeriale «che impatta non poco su tutte le imprese del nostro settore», Andrea Arnaldi, segretario dell’Associazione Nazionale Importatori e Produttori Elettronica Civile ha pensato bene di rendere noti i dati di un’attività di simulazione eseguita su dati GfK relativi alle vendite online avvenuti nel 2009. E non c’è di che stare allegri, visto che in virtù dell’applicazione dei nuovi compensi e a parità di quantità e tipologia di prodotti venduti, il gettito 2010 relativo a un paniere di 18 categorie di prodotto «passerà da 42 a 100 milioni di euro. I soli telefoni cellulari, fino a ieri esclusi dal “prelievo” – incalza il referente dell’Associazione – genereranno oltre 22 milioni di euro, i lettori di file Mp4 più di 15 milioni e i pc circa 10 milioni».

Va da sé che il nuovo compenso «stabilito in base alla dimensione e alla capacità di qualsiasi dispositivo di memoria di cui si colpisce la potenzialità di utilizzo», inciderà in misura significativa sul prezzo dei prodotti e rappresenterà, in alcuni casi, la principale componente di costo per articoli che, storicamente, nell’elettronica di consumo vedono il proprio prezzo decrescere all’aumentare del tempo della loro esposizione sul mercato.
A preoccupare ulteriormente è, poi, il dato di fatto che il compenso per “copia privata” è già applicato in maniera del tutto disomogenea nei diversi Paesi europei dove, a esclusione della Francia, quasi tutti hanno optato per compensi più bassi rispetto a quelli determinati dal nuovo decreto in Italia.

«Sarà sufficiente che il consumatore finale acquisti all’estero supporti dotati di memorie audio/video, ossia memory card, chiavi Usb, lettori Dvd, pc con o senza masterizzatori, telefoni cellulari e, perché no, phone frame, console per videogames e videocamere – conclude Arnaldi – per aggirare questo ennesimo “dazio”. A tutto beneficio, fra l’altro del canale e-commerce, ma a totale discapito della aziende produttrici italiane».

Ti consigliamo anche

Link copiato negli appunti