Equo compenso: provocazione SIAE, reazione Samsung

La SIAE, ente pubblico economico a base associativa, preposto alla protezione e all'esercizio dell'intermediazione dei diritti d'autore, ha deciso - con un'azione evidentemente provocatoria - di rispondere direttamente ad Apple acquistando e regaland...

La SIAE, ente pubblico economico a base associativa, preposto alla protezione e all’esercizio dell’intermediazione dei diritti d’autore, ha deciso – con un’azione evidentemente provocatoria – di rispondere direttamente ad Apple acquistando e regalando 22 iPhone nuovi di zecca agli allievi meritevoli di tre prestigiose scuole, l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio d’Amico, il Centro Sperimentale di Cinematografia e il Dipartimento Jazz del Conservatorio di Santa Cecilia. Accanto alle scuole ed accademie, i vertici della SIAE hanno deciso di “premiare” anche alcune associazioni attive nel sociale: Telefono Azzurro, la Comunità di San Benedetto, l’associazione di Don Gallo.

Gli smartphone a marchio Apple sono stati comprati a Nizza, appena in territorio francese, con l’intento di dimostrare come la spesa sia stata inferiore rispetto ad un acquisto in Italia, nonostante l’equo compenso d’Oltralpe sia ancor più salato che da noi (vedere Equo compenso: forte rincaro per i prodotti elettronici).

Nel mirino c’è proprio Apple, insomma, che nei giorni scorsi aveva ritoccato al rialzo i listini dei suoi prodotti elettronici facendo figurare in fattura la dizione “tassa su copyright“.

La SIAE, che non vuol assolutamente sentir parlare di “tassa”, ha reagito con la “provocazione” di ieri: il direttore generale, Gaetano Blandini, ha pure dato un morso ad una mela gialla sfidando platealmente l’azienda fondata da Steve Jobs. Blandini ha aggiunto che l’azione è tesa a “dimostrare a tutti come in Francia, nonostante l’equo compenso per copia privata sia molto più alto che in Italia, i prezzi siano inferiori rispetto a quelli del nostro Paese. Questo è un fatto, non un’opinione discutibile“.

Il fatto è che, tuttavia, nonostante si cerchi in ogni modo di affermare il contrario, l’equo compenso, così come è stato formulato appare come una tassa vera e propria, un obolo che viene richiesto anche a chi non effettua una copia privata delle opere tutelate dal diritto d’autore, un’imposizione che appare oggi sempre più “fuori dal tempo” perché sono ormai radicalmente mutati i comportamenti e le abitudini dei consumatori (la copia privata non viene praticamente più creata da nessuno…).

L’equo compenso, inoltre, rischia di penalizzare proprio i distributori ed i commercianti italiani dal momento che è semplice per l’utente finale, con pochi clic, puntare il browser su un negozio di e-commerce evente sede legale in un Paese europeo dove l’equo compenso non esiste oppure è molto meno gravoso rispetto al nostro Paese: sono dure le recenti prese di posizione, ad esempio, di Confindustria Digitale e di ANITEC che hanno chiesto la sospensione del Decreto Franceschini nel quale sono fissati gli aumenti delle tariffe: Equo compenso: chiesta la sospensione del decreto.

L’avvocato Guido Scorza nelle colonne del suo blog definisce “frivola e dispendiosa” l’iniziativa della SIAE: “è un modo curioso di fare comunicazione e di difendere i diritti degli autori che, probabilmente, sarebbero stati più contenti se i 15 mila euro spesi in smartphone, fossero stati utilizzati per sollevare 1.000 giovani iscritti alla SIAE dall’obbligo di pagare la quota di iscrizione alla società (…)“.

Apple fa un passo indietro accollandosi i rincari; Samsung ritocca i listini al rialzo

Apple nei giorni scorsi aveva deciso di riassorbire la maggiorazione precedentemente applicata in forza dell’aumento delle tariffe legate alla corresponsione dell’equo compenso facendo quindi un passo indietro rispetto alla provocazione che aveva, essa stessa, lanciato.
La novità, però, è che anche Samsung ha deciso di ritoccare i suoi listini prezzi seguendo la strada inizialmente imboccata da Apple. La società coreana ha infatti deciso di aumentare i prezzi finali di tutti i suoi dispositivi elettronici dotati di funzionalità di registrazione sulla base nelle nuove tariffe sull’equo compenso.

Il ministro Dario Franceschini aveva dichiarato che molto probabilmente sarebbero state proprio le aziende produttrici a farsi carico dei rincari sgravando completamente o quasi gli acquirenti. Sebbene Apple abbia preferito rivedere la sua posizione, le previsioni ministeriali sembrano non trovare conferma.
Va tenuto presente, ad esempio, che Samsung commercializza una vastissima schiera di prodotti elettronici, alcuni di fascia medio-bassa, molto popolari fra i consumatori. Su tali prodotti, l’aggiunta dell'”obolo” correlato all’equo compenso avrà un impatto importante sul mercato e sulle modi con cui i consumatori gestiranno i loro futuri acquisti.

Nell’articolo Equo compenso, ecco i rincari che valgono solo per l’Italia, avevamo documentato le maggiorazioni tariffarie che saranno via a via applicate dai produttori al momento dell’immissione sul mercato italiano di qualunque supporto o prodotto elettronico avente capacità di memorizzazione dei dati.

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