La batteria origami usa i batteri per fornire energia

L'arte giapponese degli origami è stata utilizzata, da un team di ingegneri della Binghamton University, per realizzare un oggetto tecnologico ed, in particolare una modernissima ed innovativa batteria.
La batteria origami usa i batteri per fornire energia

L’arte giapponese degli origami è stata utilizzata, da un team di ingegneri della Binghamton University, per realizzare un oggetto tecnologico ed, in particolare una modernissima ed innovativa batteria.
Gli accademici si sono ispirati all’estrosa tecnica che da un semplice foglio di carta consente di ottenere modelli anche estremamente complessi per ideare una batteria pieghevole capace di erogare una modesta carica elettrica. Alimentata dai batteri presenti nell’acqua sporca, la batteria può essere utilizzata in quelle aree del mondo dove l’accesso alla rete elettrica è praticamente impossibile. L’energia erogata dalla batteria viene tratta dalla respirazione microbica.

Certo, per alimentare un piccolo led è necessario collegare in serie quattro batterie ma l’esperimento degli universitari della Binghamton è comunque molto interessante soprattutto considerato il costo di ogni elemento, pari a meno di 5 centesimi.

La batteria origami usa i batteri per fornire energia
Che c’entrano gli origami? La batteria – com’è facile immaginare – è stata realizzata per la maggior parte utilizzando della carta, ripiegata più volte su se stessa. La batteria è quindi biodegradabile ed è già grande, nel suo primo prototipo, come una scatola di fiammiferi.
Sul catodo viene spruzzato del nichel mentre l’anodo è stato stampato ricorrendo a vernici al carbonio. La zona idrofila è invece delimitata con della cera.

Gli autori dell’invenzione spiegano che si tratta di qualcosa che va ben oltre il semplice esercizio accademico. La batteria, infatti, può funzionare utilizzando qualunque materiale organico e non c’è bisogno di attrezzature particolari perché la carta, per capillarità, può assorbire la soluzione contenente la carica batterica.

Le applicazioni potrebbero essere molteplici (si sta già pensando alla realizzazione di compatti biosensori) ed il progetto, finanziato dalla National Science Foundation con una somma pari a 300mila dollari, potrebbe portare alla creazione di un efficace sistema di accumulo dell’energia.

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