Raytheon RIOT "spierà" le attività degli utenti online

Raytheon, importante società statunitense attiva nel settore della difesa (è il quarto appaltatore a livello mondiale per introiti), produttrice di missili, radar e sensori, si è lanciata anche nel mondo del software presentando ...

Raytheon, importante società statunitense attiva nel settore della difesa (è il quarto appaltatore a livello mondiale per introiti), produttrice di missili, radar e sensori, si è lanciata anche nel mondo del software presentando – evidentemente ad uso e consumo dei governi e delle autorità investigative – un’applicazione in grado di monitorare le attività di uno o più soggetti in Rete evidenziando atteggiamenti potenzialmente pericolosi e prevedendo i suoi comportamenti futuri.
Il software di Raytheon, battezzato RIOT (acronimo Rapid Information Overlay Technology), è tutt’altro che un semplice esperimento: la sua architettura è stata pensata per elaborare informazioni attingendo ai “big data“, quella vasta mole di informazioni che vengono quotidianamente elaborate dai siti di più grandi dimensioni (motori di ricerca e social network in primis).

Sfruttando la propensione degli utenti a condividere a più non posso, RIOT riesce a tracciare profili molto dettagliati di un individuo esaminando, grazie ad un algoritmo del tutto automatizzato, la sua attività online, i contenuti prodotti, le foto pubblicate in Rete, gli spostamenti e così via.

Già in una vecchia dimostrazione risalente al 2010 (scovata dal “The Guardian“; vedere questa pagina), veniva mostrato, per sommi capi, il funzionamento di RIOT. Il software appare come una sorta di motore di ricerca per le investigazioni, capace di raccogliere immediatamente tutte le informazioni relative ad un soggetto e di mostrarle in forma grafica. Visionando il video, si nota come RIOT riesca a mettere in correlazione la persona d’interesse con altri individui, evidenziare i movimenti su una mappa Google Maps e, per ciascuna località, indicare le foto scattate in quella zona.

Dal 2010 ad oggi l’applicazione è stata ulteriormente sviluppata ed affinata trasformandola in uno strumento per condurre indagini estremamente efficaci. Con l’avvento dei social network il concetto di privacy è diventato molto più sfumato che in passato: quanti più dati si espongono in Rete, anche su siti e piattaforme differenti, tanto maggiore è la probabilità che le proprie attività possano essere facilmente poste in correlazione.

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