Google: è l'ora di sostituire il formato JPEG con WebP

Consumare circa il 40% di banda in meno sul web, per la veicolazione delle immagini ad alta risoluzione si può.
Google: è l'ora di sostituire il formato JPEG con WebP

Consumare circa il 40% di banda in meno sul web, per la veicolazione delle immagini ad alta risoluzione si può. E’ quanto afferma Google presentando WebP, un nuovo formato d’immagine che si basa sulla tecnologia integrata in “WebM“. I tecnici del colosso di Mountain View, utilizzando le pagine del blog dedicato al progetto “Chromium” (ved. questo link), il browser web opensource dal quale viene fatto derivare il codice di Chrome, spiegano che “WebP” consentirà di ridurre del 39% le dimensioni di immagine JPEG con un immediato risparmio in tempi di banda consumata. Richard Rabbat, product manager di Google, ricorda che se foto ed immagini in formato JPEG occupano oggi circa il 65% del quantitativo di dati impegnato da una singola pagina web, i benefici che si otterranno impiegando il formato “WebP” saranno enormi ed immediatamente tangibili. In questo modo, infatti, non solo si potranno ridurre i costi ma si noterà un caricamento nettamente più rapido delle pagine web.

Google ha insomma voluto trasferire sulle immagini la stessa tecnologia utilizzata per comprimere, ricorrendo al codec VP8, i singoli fotogrammi di un filmato video. VP8 è il codec video che la società guidata da Eric Schmidt ha messo nel proprio portafoglio dopo l’acquisizione di “On2 Technologies“. Esso è stato poi integrato un “WebM“, progetto che ha come obiettivo quello di mettere a punto un formato video libero ed esente da “royalties” per la distribuzione di contenuti filmati in Rete. “WebM” garantisce un’elevata qualità durante la compressione video ed è già compatibile con le nuove specifiche HTML5 (ved., in proposito, questi articoli).

Per mettere alla prova le abilità del nuovo formato “WebP“, Google ha preso in esame circa un milione di immagini provenienti dal web, la maggior parte delle quali salvate come JPEG. Tali file sono stati ricodificati come “WebP“, “senza impattare negativamente sulla loro qualità visuale“. Da qui i tecnici di Google, come spiega Rabbat, hanno potuto rilevare una riduzione media del 39% del “peso” di ciascuna immagine.
Il formato “WebP” consta di appena 20 bytes di overhead, sufficienti per consentire agli autori di ogni singola immagine l’inserimento di eventuali metadati.

Al momento non esistono visualizzatori d’immagine compatibili con “WebP“: Google ha già precisato di essere al lavoro per aggiungere il supporto nativo del formato in una futura versione di Chromium, prima, e di Chrome, poi. Ciò sarà possibile mediante l’aggiornamento del motore di rending del browser (WebKit).
La pagina dedicata a “WebP” è raggiungibile cliccando qui.
Google ha pubblicato alcuni esempi: nella colonna di sinistra vengono proposte le immagini originali JPEG, in quella di destra i risultati ottenuti utilizzando “WebP“. Ovviamente, dal momento che nessun browser supporta ancora il formato “WebP“, le immagini sono state riconvertite come PNG.

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