Chiusura di Google News in Spagna, effetti devastanti

Quando il legislatore non conosce adeguatamente il funzionamento ed i meccanismi che fungono da veri e propri pilastri del Web e della Rete in generale, è bene che si astenga dal proporre normative che, spesso, finiscono per far danni.

Quando il legislatore non conosce adeguatamente il funzionamento ed i meccanismi che fungono da veri e propri pilastri del Web e della Rete in generale, è bene che si astenga dal proporre normative che, spesso, finiscono per far danni. La promulgazione di una legge che ha a che fare con la rete Internet, in Italia così come nel resto del mondo, è sempre estremamente delicata perché deve inevitabilmente confrontarsi con aspetti come la libertà d’espressione, i diritti degli utenti, la libera circolazione delle informazioni, le esigenze di coloro che – grazie alla Rete – fanno business.

In Spagna, ritenendo di “fare un favore” a qualche editore (evidentemente ben poco lungimirante), si è pensato bene di approvare una normativa che di fatto ha portato alla chiusura di Google News.

Come spiegammo a suo tempo (Google News chiude i battenti in Spagna: ecco perché), con le nuove disposizioni recentemente entrate in vigore in Spagna, veniva chiesta a Google – ed agli altri siti web che in qualche modo ripubblicavano stralci di articoli delle varie testate online – il versamento di un “obolo”.

I vertici di Google non ci hanno pensato due volte ed hanno deciso di chiudere il servizio News in Spagna astendendosi dal ripubblicare qualunque contenuto diffuso in Rete dagli editori iberici.

I risultati dell’operazione sono fotografati oggi in uno studio pubblicato da NERA.
Grazie all’idea del legislatore spagnolo, gli editori ne escono largamente penalizzati. Anche quelli che avevano manifestato il loro disaccordo con la decisione assunta a livello parlamentare.

Google News, infatti, rappresentava – per i siti web di informazione – un buon strumento per ampliare l’audience e veicolare “gratuitamente” traffico sulle proprie pagine. Secondo NERA, gli editori più piccoli avrebbero osservato – nel corso degli ultimi mesi – un decremento del traffico pari al 14%.
Gli utenti, i “fruitori” dei contenuti, da parte loro, sono stati invece privati di un eccellente strumento per mantenersi informati ed individuare nuove testate d’interesse.

Anche in Italia era stata a più riprese ventilata l’ipotesi di “tassare” servizi come Google News: Anche l’Italia prova a tassare Google News?. Ci auguriamo che, dopo l’entrata in vigore della criticata “legge sui cookie“, non venga presa un considerazione una simile sciagurata soluzione.

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