Il primo processore made in Europe presentato alla Commissione Europea

L'Unione Europea sta finanziando lo sviluppo di un microprocessore ad elevate prestazioni che sarà utilizzato nei segmenti HPC, automotive e nei data center. Il primo design architetturale è già stato consegnato ai rappresentanti della Commissione Europea.

Un gruppo di 26 aziende europee ha da tempo pianificato la progettazione, la realizzazione e la commercializzazione di un microprocessore ad elevate prestazioni che consenta di svincolare il proprio business dai nomi più conosciuti.

EPI (European Processor Initiative) è il consorzio che vede la partecipazione di nomi come Atos, Barcelona Supercomputing Center, Infineon, Semidynamics, l’Istituto Fraunhofer, STMicroelectronics, Elektrobit Automotive, BMW, Menta oltre ad altre imprese e organizzazioni accademiche di primo piano.
Per l’Italia sono “della partita” realtà come E4 Computer Engineering, CINECA (il consorzio interuniversitario del Nord-Est per il calcolo automatico), l’Università di Pisa e l’Università di Bologna.

I membri di EPI spiegano di aver consegnato alla Commissione Europea il primo progetto architetturale del microprocessore sottolineando che l’obiettivo primario resta quello di mantenere in Europa le competenze chiave per lo sviluppo di CPU destinate ai sistemi HPC (High Performance Computing) general purpose, al settore automotive e ai data center.
Il microprocessore in fase di progettazione sarà un dispositivo in grado di ridurre al minimo i consumi massimizzando le prestazioni. Come? Si comincerà con l’utilizzare il set di istruzioni RISC-V per poi passare all’utilizzo di architetture sviluppate in proprio.
L’utilizzo di RISC-V sarà cruciale per le applicazioni di intelligenza artificiale e per il segmento HPC; la proprietà intellettuale di aziende come Kalray, invece, permetterà di aumentare le abilità del microprocessore per ciò che riguarda il settore automotive.

Secondo BMW, proprio la commistione di abilità proprie di un processore general purpose con quelle di un acceleratore hardware, la presenza di moduli di sicurezza e di funzionalità proprie di un SoC ARM saranno la chiave del successo della CPU “made-in-Europe“.

Il progetto è finanziato dal programma Horizon 2020 voluto dall’Unione Europea sulla base del quale continueranno ad essere stanziati fondi almeno fino a novembre 2021.

L’iniziativa è davvero ambiziosa ma il grande lavoro che dovrà essere svolto sarà certamente garantire la compatibilità con l’hardware esistente, offrire rassicurazioni in termini di retrocompatibilità, sviluppare l’integrazione con i software attuali e futuri (a partire dai sistemi operativi). Insomma, è stato piantato un seme ma il percorso sarà molto lungo e tortuoso. Maggiori informazioni sono reperibili a questo indirizzo.

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