Produzione degli iPhone 5: Foxconn di nuovo nella bufera

Il giorno dopo il lancio del nuovo iPhone 5 arrivano nuove accuse nei confronti di Foxconn, la società taiwanese - operante in Cina, Stati Uniti e Giappone - a cui Apple si appoggia per la produzione di molti suoi prodotti.

Il giorno dopo il lancio del nuovo iPhone 5 arrivano nuove accuse nei confronti di Foxconn, la società taiwanese – operante in Cina, Stati Uniti e Giappone – a cui Apple si appoggia per la produzione di molti suoi prodotti. Foxconn era stata più volte nell’occhio del ciclone, accusata di far lavorare i dipendenti in condizioni al limite dell’umano, per un numero di ore giornaliere insostenibile e con stipendi ridotti. Di recente, sia Apple che Foxconn avevano fatto entrare un giornalista stunitense negli stabilimenti di Shenzhen mostrando come il ciclo produttivo fosse ben diverso da quello descritto dalla stampa (vedere l’articolo Apple e Foxconn, ecco come produciamo gli iPad).

Alla denuncia della “Fair Labor Association” (FLA), che aveva a suo tempo stigmatizzato quanto accadrebbe nelle fabbriche di Foxconn in estremo oriente, si aggiungono oggi nuove contestazioni. Questa volta il reportage è di un giornalista dello Shanghai Evening Post che ha dichiarato di aver lavorato e dormito, sotto copertura, per una decina di giorni, nello stabilimento di Taiyuan.
Dopo aver partecipato ad un corso di formazione di tre giorni, il giornalista ha raccontato ciò che ha visto nella fabbrica di Foxconn parlando di condizioni igieniche precarie e di ambienti di lavoro totalmente insalubri. Il quadro dipinto dal reporter cinese appare agghiacciante: si parla di dormitori affollatissimi, arredati con spartani letti a castello, della presenza di scarafaggi negli armadi, di un costante odore di spazzatura e di pesce, della presenza di cumuli di immondizia accanto ad ogni ingresso dell’edificio. Il giornalista riferisce di condizioni di lavoro pessime nello stesso stabilimento dove, appena entrati, si verrebbe immediatamente aggrediti da un nauseabondo odore di plastica e dal rumore assordante.
Il turno di lavoro di un singolo dipendente, stando a quanto osservato dal giornalista cinese, prevede in media 10 ore di attività su base giornaliera; il contratto, inoltre, porrebbe in carico al lavoratore molti obblighi riservandogli, dall’altro lato, ben pochi diritti. Non viene invece fatta menzione alcuna alle retribuzioni.

Un supervisore di Foxconn avrebbe sentenziato al giornalista: “una volta che ti siedi qui, devi fare ciò che ti viene detto“. Dopo aver mostrato il dorso dell’iPhone 5 avrebbe aggiunto: “questo è il pannello posteriore del nuovo iPhone 5; dovresti essere onorato di avere la possibilità di produrre questo prodotto“.

La linea di produzione alla quale ero stato assegnato“, spiega il giornalista, “aveva il compito di utilizzare nastro adesivo e speciali tappi in plastica per proteggere il jack cuffia e le porte di connessione dell’iPhone 5 così da evitare che, nelle fasi successive, la vernice venisse spruzzata anche su questi elementi. (…) Personalmente, sono stato incaricato di evidenziare, utilizzando una penna ad olio, i punti di fissaggio sulla piastra posteriore dell’iPhone 5. Sono stato più volte redarguito per aver posizionato troppo olio sui singoli punti. Al mio compagno è stato chiesto di applicare il nastro adesivo, di una dimensione non superiore ai 5mm, esattamente sui punti da me marcati. Anche lui è stato più volte rimproverato per aver agito troppo lentamente. (…) Il nastro automatico faceva apparire dinanzi a me una piastra posteriore dell’iPhone 5 ogni tre secondi. Il mio compito era quindi quello di segnare i punti con la penna ad olio in tre secondi netti senza commettere alcun errore. Dopo aver ripetuto questa stessa azione per diverse ore, ho cominciato a lamentare un terribile dolore ai muscoli del collo e delle braccia. Un lavoratore neoassunto, che operava dinanzi a me, si è accasciato per qualche secondo sul tavolo di lavoro, sopraffatto dalla stanchezza. Il supervisore, come accadeva anni fa a scuola, gli ha ordinato di alzarsi e di restare in piedi in un angolo per dieci minuti. Abbiamo continuato a lavorare senza pause fino alla mattina seguente, alle ore 6. Ci hanno poi chiesto di continuare a lavorare (…) il mio lavoro è terminato alle 7“. Secondo i calcoli del giornalista, ogni linea può arrivare a lavorare 36.000 piastre posteriori dell’iPhone 5.

Brutta gatta da pelare anche per Apple che dovrà dimostrare come la realizzazione di quello che è stato battezzato come “il miglior prodotto di sempre” della Mela non possa non essere figlia di un’attenta verifica delle condizioni di lavoro riservate ai dipendenti delle proprie aziende partner.

Il reportage originale è pubblicato a questo indirizzo.

Foxconn ha dichiarato, attraverso i suoi portavoce, di non obbligare alcun studente a lavorare nella sua azienda. Gli studenti, secondo Foxconn, sono segnalati dalle stesse scuole e sono impiegati solo a partire dall’età legale ammessa per l’assunzione presso un qualunque posto di lavoro. Gli studenti sono inoltre liberi di lasciare il lavoro presso Foxconn in qualunque momento lo desiderino.

Tra i clienti di Foxconn non c’è solo Apple: Wikipedia, a questo indirizzo, mantiene un elenco aggiornato.

Mercoledì scorso è stato rinvenuto morto, presso il suo appartamento, un dipendente di Foxconn. La stampa cinese parla di suicidio mentre le autorità si sono trincerate, per il momento, sul più stretto riserbo.

A ridosso di ferragosto anche la rivale Samsung si era vista chiamare in causa. China Labor Watch, HEG – azienda partner di Samsung sul territorio cinese – si sarebbe resa responsabile di una serie di maltrattamenti nei confronti dei dipendenti. Grave l’accusa anche in questo caso: la società che si occupa di produrre alcuni dei più famosi dispositivi marcati Samsung si servirebbe anche di ragazzi minorenni, molti dei quali studenti, sottopagati e costretti ad operare in condizioni tutt’altro che “salubri”.
Samsung aveva rimarcato di aver già precedentemente avviato due indagini nei confronti della società cinese senza però rilevare alcuna irregolarità. Il colosso coreano, lo scorso mese, anticipò di avere intenzione di dare il via, a stretto giro, a nuove verifiche con il preciso intento di smascherare eventuali illegalità ed abusi nei confronti dei dipendenti.

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