Satelliti Starlink: cosa sono e come osservarli con un servizio online

Cosa sono i satelliti Starlink che adesso si apprestano a essere lanciati in orbita nella loro seconda versione.

Da anni si parlava del progetto Starlink varato dalla società aerospaziale SpaceX, di proprietà di Elon Musk, e a fine maggio 2019 sono stati portati in orbita i primi 60 satelliti. Oggi, dopo alcune decine di lanci (tutti avvenuti con successo), si contano circa 4.400 satelliti Starlink operativi.

Obiettivo del progetto Starlink è quello di portare banda ultralarga in ogni “angolo” del pianeta, anche nelle zone più sperdute dove mancano le infrastrutture terrestri.
Nell’articolo in cui spieghiamo come funziona Starlink abbiamo già detto che i satelliti vengono posizionati nella fascia LEO (Low Earth Orbit), ovvero nell’orbita terrestre bassa. Dal momento che quando sono operativi i satelliti Starlink lavorano a una distanza media di 550 chilometri dalla superficie terrestre (contro i 36.000 km dei satelliti geostazionari), le prestazioni attese sono molto superiori rispetto a quelle della connettività satellitare classica.

La connessione Starlink è attivabile anche dall’Italia con diversi profili di abbonamento, sia da postazione fissa che in mobilità, seppur con alcune limitazioni in termini di disponibilità e capacità (servizio Starlink per camper). In un altro articolo abbiamo visto quanto va veloce Starlink e abbiamo parlato del prezzo ribassato a 50 euro nel nostro Paese.
Fino all’inizio del 2023, comunque, Starlink è stato prevalentemente proposto come un servizio a banda ultralarga satellitare con accesso da postazione fissa.
Con il roaming globale Starlink viene permesso ai titolari di un contratto di abbonamento a canone maggiorato di utilizzare l’antenna in qualunque Paese del mondo (o quasi) senza particolari vincoli.

Dicevamo che tenere i satelliti più vicini al suolo terreste, nell’orbita LEO, assicura innegabili vantaggi in termini di performance ma ovviamente porta a una significativa riduzione della superficie terrestre che viene illuminata da ciascuna unità. Mentre i satelliti geostazionari possono offrire il servizio su aree molto più vaste, nel caso di Starlink è necessario dispiegare tanti satelliti per fornire il servizio su vasta scala. Il progetto Starlink mira infatti a creare una costellazione di satelliti globale composta da circa 12.000 unità che comunicano tra loro usando un fascio laser. Inoltre, i satelliti Starlink non sono geostazionari ma orbitano rapidamente intorno alla Terra.

La posizione dei satelliti Starlink può essere verificata in tempo reale utilizzando il servizio online Satellite Map.

Provate a cercare su Google “treno satelliti Starlink“: ogni volta che SpaceX effettua un nuovo lancio (qui i lanci effettuati fino ad oggi) in tante parti del globo (molto di frequente anche in Italia) vengono segnalati treni di luci visibili nel cielo. Sono proprio satelliti Starlink che riflettono la luce e, nella notte, sono chiaramente visibili a occhio nudo.
Il “trenino” compare nella volta celeste solo a breve distanza dal lancio perché i satelliti vengono rilasciati a una distanza che non supera i 300 chilometri di altitudine per poi posizionarsi nella fascia LEO.

Il 27 febbraio 2023, SpaceX ha dislocato in orbita i primi 21 satelliti Starlink di seconda generazione: il video della missione è su YouTube mentre Elon Musk, proprietario dell’azienda, ha pubblicato un tweet che raffigura il momento del rilascio dei satelliti.
L’azienda aerospaziale ha ricevuto il “via libera” dalla FCC (Federal Communications Commission) statunitense per lanciare 7.500 satelliti (era stato richiesto il lancio di ulteriori 30.000 satelliti circa). Anche in questo caso i satelliti di Starlink di nuova generazione operano da quote comprese tra 475 e 580 chilometri di altitudine.

I satelliti Starlink 2.0 integrano antenne rinnovate e più performanti oltre a un beacon VHF che permette al gestore di ridurre significativamente le probabilità di perdita delle unità grazie a un collegamento di backup sempre disponibile.

I nuovi satelliti sono chiamati Starlink V2 Mini e a dispetto del nome sono comunque molto più voluminosi e pesanti rispetto a quelli attualmente in orbita (prima generazione) arrivando a 830 chilogrammi e misurando 4,1 x 2,7 metri ciascuno.

SpaceX afferma che i satelliti Starlink V2 Mini sono dotati di una coppia di enormi pannelli solari che aperti nella loro massima estensione hanno una superficie di 120 metri quadrati. Ipotizzando che i satelliti V2 Mini abbiano all’incirca la stessa efficienza energetica dei satelliti V1.5 già in uso e montino pannelli solari altrettanto efficienti, gli Starlink di seconda generazione potrebbero offrire una larghezza di banda 3-4 volte superiore: la società parla di una capacità aumentata di quattro volte.

La denominazione “Mini” si riferisce al fatto che i satelliti appena lanciati sono più piccoli rispetto agli Starlink V2 che saranno portati in orbita più avanti.

Fonte dell’immagine: SpaceX su Twitter.
Starlink non ha specificato la larghezza di banda che ogni satellite V2 Mini può gestire. Sappiamo che i satelliti di prima generazione hanno una capacità aggregata in downlink compresa tra 17 e 23 Gbps.
Analizzando i dati condivisi da Starlink si apprende che i 21 satelliti V2 Mini appena dislocati aggiungono circa il 50% di larghezza di banda in più rispetto a 57 satelliti V1.5 (generazione precedente) che l’azienda avrebbe altrimenti dovuto lanciare.
Ovviamente la banda è condivisa tra tutti gli utenti abbonati al servizio ed è per questo che alcuni utenti hanno iniziato a lamentare una certa riduzione delle prestazioni nel corso del tempo.

Per il lancio dei satelliti più grandi, Starlink V2, l’azienda deve aspettare che sia pronto il veicolo di lancio SpaceX Starship, il più potente mai realizzato, capace di trasportare fino a 150 tonnellate riutilizzabili e fino a 250 tonnellate metriche di risorse consumabili. È il veicolo progettato per il ritorno sulla Luna, per lo sbarco su Marte ma anche per trasportare carichi pesanti nell’orbita terrestre.

Uno dei migliori strumenti in assoluto che consentono di trovare la posizione dei satelliti (non solo Starlink) è See A Satellite Tonight: si tratta di un progetto davvero ben realizzato che in un’unica pagina permette di visualizzare come si muovono i satelliti sulla volta celeste.
Oltre a una mappa interattiva, See A Satellite Tonight si serve di Google Street View per mostrare dove si trova ciascun satellite e le varie costellazioni, utilizzabili come punti di riferimento.

Suggeriamo la lettura di un articolo di approfondimento che spiega il funzionamento di See A Satellite Tonight e di come riesca a combinare i dati provenienti da molteplici fonti in un unico meraviglioso progetto.

Per uno sviluppatore utilizzare Street View è molto costoso: Google richiede 7 dollari ogni 1.000 visualizzazioni. L’autore di See A Satellite Tonight è però riuscito a ottenere la possibilità di sovrapporre informazioni a quelle restituite da Street View a costo zero: il suo progetto è stato infatti approvato come un’attività didattico-scientifica.

Critiche al progetto Starlink sono state sollevate da più parti rispetto al contributo che in ottica futura può portare in termini di detriti spaziali. La comunità astronomica ha inoltre portato sul tavolo il tema dell’inquinamento luminoso spaziale del cielo notturno: la presenza di così tanti satelliti può rendere difficoltose le osservazioni e le indagini scientifiche.

Credit: l’immagine utilizzata per le miniature di questo articolo è di SpaceX.

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