Uno sguardo retrospettivo sulla storia di Microsoft: parla Steven Sinofsky

Un vero "pezzo da novanta" di Microsoft, Steven Sinofsky, da tempo dimessosi dal suo ruolo di presidente della divisione Windows, raccoglie in un libro tutte le vicissitudini in seno all'azienda.

Steven Sinofsky è probabilmente uno dei personaggi più conosciuti in Microsoft: fino a metà novembre 2012 ha ricoperto il ruolo di presidente della divisione Windows entrando nell’azienda fondata da Bill Gates già nel 1989 in qualità di ingegnere software. Sotto la sua guida sono nati anche Windows 7, Windows Server 2012, Outlook.com e OneDrive (con il vecchio nome di SkyDrive).

Sinofsky è quindi un “pezzo da novanta” che ha vissuto la storia di Microsoft nei periodi più fortunati e di maggiore crescita, eccezion fatta per gli anni 2008-2010 quando al timone c’era Steve Ballmer e la società mancò completamente la sfida “mobile” (vedere Bill Gates fa mea culpa e torna sulle opportunità perse da Microsoft nel settore mobile e Bill Gates: oggi avreste usato tutti Windows Mobile se non fosse stato per quella causa).

Sinofsky sta in questi giorni presentando un suo libro che descrive le varie fasi di crescita di Microsoft, dall’era “hobbistica” degli anni ’80 per arrivare all’epoca dei PC moderni, passando per l'”esplosione” della rete Internet sino al cloud. Ad oggi non esistono pubblicazioni scritte da un esponente di Microsoft che ha vissuto sulla propria pelle tutte le vicissitudini dell’azienda: il punto di vista di Sinofsky è quindi assolutamente interessante.

Nel corso di un’intervista appena rilasciata, Sinofsky sostiene che “qualsiasi cosa accada nel settore della tecnologia, qualcuno l’ha sempre pronosticata“. L’ex responsabile Microsoft intende dire che in questo settore è sentitissima la spinta al miglioramento, a ottimizzare e far evolvere ciò che già esiste: non importa quanto le cose stiano andando bene, in ogni istante c’è sempre qualcuno che sta parlando di sviluppi futuri e dei cambiamenti che stiamo per vivere. È una corsa continua, senza fine.

Il punto cruciale, però, non è se un’idea sia buona oppure cattiva ma se è il momento giusto per lanciarla e, in particolare, se l’utenza – a vari livelli – e i vari aspetti tecnologici siano pronti per rendere quell’idea vincente sul mercato. Il punto di vista di Sinofsky è chiaro ed è proprio il tema col quale si sono ripetutamente scontrate Microsoft come tante altre aziende del settore IT.

Secondo Sinofsky chi si è dimostrato vincente sul mercato lo ha fatto grazie a una combinazione di diversi fattori: oltre al prodotto hanno giocato un ruolo essenziale il prezzo, il target, il luogo di lancio e il marketing.

20 anni fa un worm dal nome “ILOVEYOU” aggredì con successo qualcosa come dieci milioni di computer Windows: fu inviato come allegato di un’email e presentava la stringa ILOVEYOU come oggetto.
Si trattò del primo virus, dopo WM/Concept.A e Melissa, che decretò una sorta di fine dell'”era dell’innocenza” quando non esistevano vere e proprie minacce informatiche in grado di provocare gravi danni e rappresentare un pericolo non soltanto per l’integrità dei dati ma anche per la sicurezza e la privacy degli utenti.

Sinofsky ammette che in quell’epoca si era forse un po’ ingenui. “E quando abbiamo cercato di rendere il PC più sicuro“, afferma oggi “rendevamo intrinsecamente più difficile fare qualsiasi cosa si volesse fare con un computer (…). A ogni restrizione che mettevamo, c’erano una levata di scudi“. Nel 2002 fu lo stesso Bill Gates a puntare i piedi spiegando che l’azienda si trovava dinanzi a un bivio importante: scegliere tra l’aggiunta di nuova funzionalità e la risoluzione delle problematiche di sicurezza. Di fronte a questa scelta, Gates sosteneva che era fondamentale concentrarsi sugli aspetti legati alla sicurezza.
Sinofsky evidenzia come oggi tutti i prodotti nascano mettendo al primo posto l’aspetto sicurezza, dando per scontato per un attore malevolo possa sfruttare eventuali vulnerabilità. Fino alla fine degli anni ’90 e durante i primissimi anni 2000 non era così scontato.

La cosa di gran lunga più importante che ho imparato è l’importanza di guadagnare e mantenere la fiducia dei clienti“, osserva Sinofsky. “Una volta che la fiducia si affievolisce, tutto ciò che si fa o si cerca di fare viene puntualmente contestato“.
L’ex Microsoft parla quindi degli “errori di gioventù” dicendo che all’epoca la società fondata da Gates e Paul Allen doveva maturare, anche in termini di cultura, interiorizzando il ruolo che ricopriva e migliorando il rapporto con gli utenti.
Sinofsky spiega che la filosofia del Trustworthy Computing lanciata da Gates nel 2002 ha contribuito a cambiare radicalmente lo scenario rendendo Microsoft un’azienda più consapevole e matura, capace di puntare sulla sicurezza e sull’affidabilità dei suoi sistemi.

L’intervista integrale può è stata pubblicata da Fast Company.

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