La recente decisione di Apple di bloccare la funzionalità Live Translation sui nuovi AirPods Pro 3 per i clienti dell’UE ha sollevato un acceso dibattito nell’ecosistema tecnologico europeo. Il colosso di Cupertino ha attribuito la scelta alle regole stringenti introdotte dal Digital Markets Act (DMA), sottolineando come queste normative impongano un livello di interoperabilita che, secondo l’azienda, rischia di compromettere i suoi standard elevati di privacy e sicurezza.
Apple contro il DMA
La questione va ben oltre la semplice assenza di una funzione: rappresenta il simbolo della tensione crescente tra i modelli di business fondati su ecosistemi chiusi e la spinta regolatoria dell’UE verso un mercato più aperto e competitivo. Secondo Apple, adattare i propri dispositivi alle richieste di interoperabilita previste dal DMA richiederebbe sforzi ingenti in termini di sviluppo, mettendo a rischio l’esperienza utente “magica” che l’azienda rivendica come suo tratto distintivo.
A rafforzare questa posizione, le parole di Greg Joswiak, uno dei principali dirigenti di Apple: “Le regole dell’UE rischiano di togliere la magia dell’esperienza Apple”. Non è la prima volta che la società statunitense rinvia o limita il lancio di nuove funzionalità nel Vecchio Continente, citando incertezze legate alle normative europee. Era già accaduto con alcune innovazioni basate sull’intelligenza artificiale, e ora la storia si ripete con la Live Translation degli AirPods Pro 3.
Ma la visione di Apple non è condivisa da tutti. Dall’altra parte della barricata troviamo il BEUC, l’organizzazione europea per la tutela dei consumatori, che invece vede nel Digital Markets Act una conquista per gli utenti. Secondo Sébastien Pant, portavoce del BEUC, “le regole sono positive per i consumatori perché permettono di scegliere il dispositivo e farlo comunicare con gli altri”. Un principio, quello dell’interoperabilita, che trova ampio sostegno anche nel settore automotive, dove i produttori da tempo adottano standard aperti per i sistemi di infotainment, facilitando l’integrazione tra dispositivi di diversi brand.
La posta in gioco, dunque, non riguarda solo il mondo degli auricolari o dei dispositivi mobili. Per l’industria automobilistica, ad esempio, la possibilità di integrare funzionalità avanzate come la traduzione simultanea rappresenta un valore aggiunto per l’esperienza di viaggio. Tuttavia, la frammentazione del mercato tecnologico rischia di generare disparità tra le diverse regioni, creando utenti di “serie A” e “serie B” a seconda della disponibilità di certe innovazioni.
I critici della posizione di Apple sottolineano come l’apertura forzata dal DMA possa in realtà essere un potente stimolo per l’innovazione e la concorrenza. Consentendo a più sviluppatori di lavorare su soluzioni interconnesse, i consumatori avrebbero accesso a una gamma più ampia di servizi, anche in ambiti come la mobilità e l’intrattenimento a bordo dei veicoli.
La questione privacy
Resta centrale il tema della privacy e della sicurezza dei dati, su cui Apple non intende cedere terreno. L’azienda esprime forti preoccupazioni rispetto al rischio che l’interoperabilita imposta dal DMA possa esporre gli utenti a vulnerabilità, soprattutto quando dispositivi di terze parti accedono a informazioni sensibili raccolte durante l’uso di funzionalità avanzate. Tuttavia, i regolatori europei replicano che il Digital Markets Act include già norme specifiche per gestire tali rischi, garantendo una protezione adeguata dei dati personali.
Per i consumatori europei, la conseguenza immediata è una limitazione concreta: niente Live Translation sui nuovi AirPods Pro 3, almeno nelle fasi iniziali di commercializzazione. Questa differenza nell’esperienza utente tra i vari mercati potrebbe influenzare le scelte d’acquisto e la percezione stessa del marchio Apple nel contesto europeo.