ACTA bocciato dal Garante europeo. Se ne parlerà a luglio

Dopo la bocciatura incassata dai cittadini europei (raccolte sino ad oggi oltre 2,8 milioni di firme), l'ACTA, l'accordo anti-contraffazione subisce un netto altolà da parte del Garante Europeo per la privacy.

Dopo la bocciatura incassata dai cittadini europei (raccolte sino ad oggi oltre 2,8 milioni di firme), l’ACTA, l’accordo anti-contraffazione subisce un netto altolà da parte del Garante Europeo per la privacy. L’EDPS (European Data Protection Supervisor), esprimendo il suo parere circa la ratifica della normativa ha esternato i dubbi e preoccupazioni: “il Garante sottolinea che il condivisibile obiettivo di rafforzare gli strumenti per la tutela della proprietà intellettuale non possa essere raggiunto a danno dei diritti fondamentali e delle libertà dell’individuo, della protezione dei dati e della libertà d’espressione“, si legge nelle conclusioni ove si citano principi “portanti” quali la “presunzione d’innocenza” e il diritto a difendersi nell’aula di un tribunale.

La decisione del Garante arriva a poche settimane di distanza dalla richiesta, avanzata dalla stessa Commissione Europea alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, di valutare i contenuti dell’ACTA stabilendo se quanto disposto sia in qualche modo incompatibile con le altre normative comunitarie (ved. questa notizia).

Il trattato ACTA (acronimo di “Anti-Counterfeiting Trade Agreement“), già sottoscritto da Australia, Canada, Giappone, Messico, Nuova Zelanda, Corea, Singapore, Svizzera e Stati Uniti, si propone come un accordo commerciale plurilaterale avente come obiettivo la protezione della proprietà intellettuale in tutte le sue forme. Mentre i promotori avevano definito l’accordo come un documento “ragionevole” che non limiterà la libertà d’espressione in Rete, la posizione delle associazioni che si occupano di tutelare i diritti degli utenti si è mostrata opposta.
Secondo Agorà Digitale, la decisione di firmare il trattato ACTA sarebbe pessima: “è urgente che le diverse mobilitazioni nazionali come quella italiana contro l’emendamento Fava e quella americana contro SOPA e PIPA si uniscano contro il liberticida trattato ACTA che avrà un impatto negativo sulla libertà di espressione, l’accesso alle medicine ma anche alla cultura e alla conoscenza. I cittadini europei devono reclamare un processo democratico, contro le influenze delle multinazionali. Ci saranno diverse votazioni al Parlamento Europeo prima del voto finale di quest’estate e speriamo che non solo Agorà Digitale ma tutte le forze politiche unite in questi giorni contro i bavagli alla Rete vogliano fare pressione sui nostri parlamentari europei“, si legge sul sito dell’associazione che rilancia, tra l’altro, su YouTube, un video per la sensibilizzazione dell’opinione pubblica.

Nelle conclusioni del Garante Privacy europeo (il documento porta la firma dell’italiano Gianni Buttarelli) si contestano alcune misure che – seppur orientate alla tutela del copyright – potrebbero di fatto condurre al monitoraggio delle attività degli utenti. Inoltre, l’individuazione degli utenti resisi protagonisti di violazioni delle norme che tutelano il diritto d’autore sarebbe appannaggio dei fornitori di accesso Internet (ISP). Tali società agirebbero su ordine di “autorità competenti” la cui identità non viene chiaramente specificata. Il Garante teme che possano trattarsi di autorità amministrative e quindi non esclusivamente giudiziarie: un’ipotesi che viene bocciata in toto perché priverebbe il cittadino di quelle garanzie che sono comunque accordate dalle Autorità Giudiziarie. Un intervento, quello dell’EDPS, che pare una stoccata indiretta alla proposta normativa che investirebbe l’italiana AGCOM di un ruolo delicatissimo come quello della “risoluzione extragiudiziale delle controversie aventi ad oggetto l’applicazione sulle reti telematiche della legge“.

Come confermato dal Presidente del Parlamento europeo Martin Schulz, tuttavia, il processo di approvazione dell’ACTA proseguirà ed a luglio ne sarà valutata la ratifica. “È impensabile pensare a una società libera da copyright“, sostiene Schulz. “Bisogna essere capaci di trovare l’equo bilanciamento fra la protezione della libertà di espressione e comunicazione con quella della proprietà intellettuale“.

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