Approvata la proposta di riforma sul copyright: i provider dovranno filtrare i contenuti in upload

Faranno discutere tanto i contenuti della proposta di riforma europea sul diritto d'autore. L'articolo 13 integra disposizioni di difficilissima applicazione mentre l'articolo 11 rischia di penalizzare gli editori online anziché aiutarli.

Quella stessa Europa che ha sempre sostenuto la neutralità della rete questa volta sembra guardare verso una direzione diametralmente opposta.
Il Comitato Affari Legali del Parlamento Europeo ha approvato una proposta di riforma che contiene nuove disposizioni a tutela del copyright e che prevede nuovi obblighi a carico dei provider Internet.

L’articolo 13 della nuova normativa sul diritto d’autore prevede che i fornitori di accesso Internet implementino dei filtri con l’intento di verificare qualunque contenuto caricato sulla rete (upload) da parte degli abbonati.
L’obiettivo è quello di verificare in tempo reale se gli utenti tentino di effettuare l’upload di contenuti protetti dal copyright senza averne alcun diritto.


Dal nostro punto di vista quanto proposto è di realizzazione tecnica quasi impossibile e di scarsissima efficacia: è sufficiente che i dati siano cifrati end-to-end per rendere del tutto impossibile la loro verifica.
A ben guardare, ciò che viene descritto dal Comitato Affari Legali somiglia molto a un attacco man-in-the-middle (MITM), praticamente impossibile con le connessioni crittografate.

Per non parlare del fatto che obbligare un provider a controllare il flusso dei dati in tempo reale e paragonare le informazioni raccolte con un database centralizzato contenente informazioni sui contenuti soggetti a copyright è cosa davvero complessa, una strada tecnicamente pressoché impraticabile.

L’articolo 11, poi, impone la corresponsione di un compenso economico a quelle realtà editoriali online che più frequentemente sono oggetto di attività di linking e dell’estrapolazione di metadati.
Nel mirino c’è soprattutto Google News che estrae titoli degli articoli, descrizioni e immagini per comporre una sorta di mini-giornale online a partire dal quale è possibile visitare i siti web di ciascun editore.
Anche in questo caso il provvedimento appare ottuso e anacronistico: il web si basa proprio sui link e più un sito è “linkato” maggiore sarà la sua visibilità in rete. Citazioni con link e l’inserimento in strumenti quali Google News dovrebbero essere soltanto apprezzati dagli editori online che in questo modo possono far crescere i ricavi.
L’obbligo di un compenso, ad esempio, per l’inserimento di citazioni verso le varie testate spingerà le aziende, Google in primis, ad astenersi dal praticare queste attività con evidenti danni per gli stessi editori. Proprio il contrario di ciò che si vorrebbe ottenere.

Fortunatamente quella discussa in sede europea è ancora una proposta seppur approvata a maggioranza. Da qui fino a gennaio 2019 la normativa sarà oggetto di numerose revisioni e discussioni. Speriamo che il buonsenso possa prevalere.

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