Fake news: cosa sono, come riconoscerle e perché sono diventate un problema

Cosa sono le fake news e come riconoscerle a colpo d'occhio. Presentiamo alcuni strumenti molto utili per smascherare i contenuti frutto dell'immaginazione dei loro autori e i soggetti che non possono essere considerati affidabili.

Con il termine fake news si fa riferimento a quegli articoli che vengono redatti usando informazioni inventate, ingannevoli o distorte. Le notizie false sono pubblicate con un preciso obiettivo: quello di attrarre il lettore, spesso usando titoli sensazionalistici, e indurlo a cliccare sul link che porta all’articolo.
Per ripararsi dal fenomeno delle fake news, purtroppo costantemente in crescita, anche il lettore deve imparare a sviluppare una certa consapevolezza su che tutto che ciò che viene pubblicato tenendo presente che tutto ciò che appare online così come offline richiede un’attività di verifica delle fonti.


Questo tipo di operazione dovrebbe essere sempre attentamente svolta da chi si occupa di redigere un pezzo e dai soggetti che hanno la responsabilità del controllo sul contenuto degli articoli proposti ai lettori. Purtuttavia, in un’era in cui – nella pubblicazione di contenuti – quantità e velocità la fanno da padroni rispetto alla qualità e all’attenta verifica delle informazioni, è sempre più frequente imbattersi nelle fake news, spesso rilanciate da testate giornalistiche che in precedenza si ritenevano autorevoli.

Il lettore ha però oggi nelle mani tutti gli strumenti per effettuare la verifica dei fatti e “smascherare” le false informazioni e capire quando il redattore ha considerato “la verità” come una questione di secondaria importanza (concetto di post-truth).

E non si parla solamente di fake news: le false informazioni possono essere diffuse anche attraverso contributi video altrettanto fasulli con un’amplificazione che viene enormemente aumentata in forza dell’utilizzo massivo dei social media.

Metodologie e strumenti per contrastare le fake news

Le fake news, a parte quelle “acchiappaclic” realizzate scientemente (fenomeno dei clickbaiting), trovano terreno fertile per la loro proliferazione online perché in pochi si prendono la briga di fare delle verifiche (controlli che nella maggior parte dei casi, sono anche piuttosto semplici e veloci da condurre).

1) Cercare username su Google
Quando si vuole provare a verificare l’identità di una persona e controllare se ciò che dichiara su un social network è davvero ciò che fa nella vita reale, un buon approccio consiste nel cercare il suo nickname o username su Google.
Spesso una stessa persona tende a usare lo stesso identificativo su più siti web: una ricerca generica basata sul nickname molto di frequente permette di trovare informazioni davvero interessanti.

2) Controllare se su siti come Facebook e Twitter è presente la spunta blu
Il segno di spunta blu posto accanto al nome di un soggetto o di una pagina offre la garanzia sull’identità della persona o dell’azienda.
Spopola infatti la pratica che consiste nella creazione di un falso profilo Facebook o Twitter: questa pratica è illegale perché può configurarsi – a meno di omonimie e con la pubblicazione di post finti – una condotta tesa al furto d’identità.

3) Esistono siti web che creano falsi tweet scaricabili e condivisibili come immagini
Sul web esistono decine di servizi che permettono di generare tweet fasulli: tali strumenti producono post con l’immagine (avatar) della vittima prescelta, con il layout abituale di Facebook o Twitter e il testo scelto. È quindi possibile “far pronunciare” a terzi parole che non sono mai state condivise/pubblicate sul web. Ovviamente però, la condivisione non avverrà mai tramite le pagine Facebook e Twitter ufficiali: il post fasullo prenderà piede con una “condivisione virale” tra utenti, basata su un’immagine in formato JPG.
Attenzione quindi ai post Facebook e Twitter che vengono condivisi non ricorrendo ai tool ufficiali ma sotto forma di immagini.

Durante la verifica di un profilo Twitter, controllare “chi segue” e “chi è seguito” può aiutare ad accertarne l’autenticità.

4) La data di pubblicazione di un post su Facebook o Twitter non offre alcun tipo di garanzia
Sia su Facebook che su Twitter chiunque ha la possibilità di pianificare la pubblicazione automatica di un post.
Strumenti come HootSuite (è disponibile anche un piano gratuito) consentono di programmare la pubblicazione automatica di post e tweet.

Il meccanismo è semplicissimo: Facebook, Twitter e le altre principali piattaforme web consentono l’autenticazione via protocollo OAuth e il successivo scambio di dati via API.
Ciò significa che dopo aver autorizzato l’accesso mediante token da parte di HootSuite o di tool similari, questi potranno pubblicare contenuti – su nostra indicazione – in automatico, alla data e all’ora specificata.
Non sarà necessario essere dinanzi a un PC o utilizzare il proprio smartphone collegato a Internet: il flusso dei dati avverrà tra HootSuite e Facebook e la pubblicazione si concretizzerà in maniera non presidiata.
Il piano free di HootSuite consente comunque di gestire tre profili social e programmare la pubblicazione dei post (con un unico utente).

5) I dati WHOIS di un dominio straniero possono essere facilmente occultati
Fatta eccezione per i domini .it per i quali, per ragioni di privacy, si possono nascondere informazioni come indirizzi, email e numeri telefonici (il nome o la ragione sociale dell’intestatario sono però comunque visibili effettuando una ricerca sul sito Nic.it), per gli altri TLD si possono usare servizi che consentono di nascondere completamente i dati dell’intestatario del nome a dominio.

Effettuando una ricerca WHOIS con questo tool gratuito, si può stabilire a chi è intestato il dominio e verificare se fosse protetto con servizi come WhoisGuard o WhoisPrivacyProtect (vedere anche l’articolo Come trovare a chi è intestato un dominio e quali altri siti vengono gestiti).

6) Metadati nelle foto e ricerca inversa con Google Images
I metadati sono informazioni aggiuntive che possono essere aggiunte per meglio descrivere qualunque file, anche i documenti. Nel caso delle foto, i metadati permettono di stabilire in quale luogo è stata acquisita l’immagine e con quali parametri tecnici (compreso il nome della fotocamera o dello smartphone).
Quando si ha a che fare con una foto altrui, per stabilirne la provenienza potrebbe essere utile estrarne i dati EXIF: vedere anche Google Foto, le funzionalità che potreste non conoscere e Scoprire dove è stata scattata la foto e proteggere la privacy.

In questo secondo articolo abbiamo spiegato come sia possibile effettuare l’upload di una foto su Google Images (oppure indicare un URL pubblico) per accertare eventuali affinità con altre immagini già pubblicate online e risalire non solo all’autore della foto ma anche alla data di effettiva pubblicazione in Rete.
Per procedere, basta cliccare sull’icona raffigurante una piccola macchina fotografica in Google Images (Ricerca tramite immagine). A tal proposito, suggeriamo anche la lettura degli articoli Cercare con Google, trucchi e segreti e Ricerca per immagini su Google: come funziona.

Per l’estrazione dei metadati EXIF da qualunque immagine si possono usare software ad hoc oppure il pratico servizio Image Metadata Viewer. Decine e decine sono i formati di file d’immagine supportati.

7) Come capire se una foto è “genuina” o è stata modificata con un editor fotografico
Quante volte avete sentito l’espressione “quella foto è photoshoppata!” Tante.
Ciò significa che un’immagine non corrisponde all’originale ma è stata modificata ad arte ricorrendo a un editor fotografico.

Tra i migliori strumenti per capire se una foto sia “genuina” o meno c’è FotoForensics che, al momento, non si carica correttamente ma che è capace di evidenziare le “aree sospette” di qualunque immagine.

8) Controllare immagini e video con InVID
InVID (sottotitolo: “in video veritas“) è un progetto finanziato dall’Unione Europea che permette di analizzare il contenuto di immagini e video risalendo velocemente alla provenienza ed effettuando una datazione.
Molte fonti d’informazioni poco corrette e molti video distribuiti usando i social network sfruttano sequenze filmate collegabili ad altre situazioni e momenti. In altre parole, per sostenere la veridicità di una notizia si usano contenuti reali ma che nulla hanno a che vedere con l’informazione che si vuole veicolare.

Uno strumento come InVID viene distribuito sotto forma di estensione per Chrome e Firefox (è scaricabile da questa pagina): inserendo l’URL del contenuto da verificare, il sistema provvede ad analizzarlo con la possibilità di paragonarlo con il materiale già pubblicato in rete, verificare l’identità del detentore dei diritti di copyright, applicare filtri per far venire a galla eventuali alterazioni, estrarre singoli fotogrammi dai video per eseguire un’analisi ancora più puntuale.

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