FiberCop: l'Antitrust italiana avvia un'istruttoria

AGCM avvia una serie di verifiche sulla costituzione di FiberCop. L'obiettivo è accertarsi che non possano presentarsi problemi sul piano della concorrenza tra gli operatori nel medio e lungo termine e che gli accordi stipulati siano effettivamente volti ad assicurare il rapido ammodernamento delle infrastrutture di telecomunicazione fissa del Paese.

FiberCop è una newco che dovrebbe occuparsi esclusivamente della rete sviluppando e migliorando quella esistente con particolare riferimento all’ammodernamento delle tecnologie di accesso. Al momento il capitale sociale di FiberCop è detenuto interamente da TIM la cui rete secondaria (quella che ha origine negli armadi stradali e arriva alle singole unità immobiliari dei clienti) confluirà nella newco insieme con la rete in fibra sviluppata da Flash Fiber joint-venture partecipata da TIM (all’80%) e Fastweb (al 20%).

Il nome FiberCop contiene riferimenti sia alla fibra che al rame – “cop” sta per “copper” – perché nei piani iniziali l’idea era quella di concentrarsi sull’adeguamento del cosiddetto “ultimo miglio”. Le ambizioni di FiberCop sono però decisamente di più ampio respiro perché la società potrebbe in futuro fungere da base per la costituzione di una rete unica nazionale (confluirebbe nella nuova AccessCo insieme con gli asset di Open Fiber): Via libera alla creazione di FiberCop per la gestione della rete unica nazionale.

Secondo quanto dichiarato da TIM, lo scopo principale di FiberCop è di dare un impulso decisivo per dispiegare rapidamente in Italia (entro il 2025) una rete a banda ultralarga attraverso l’impiego di tecnologie basate su fibra ottica con schema FTTH (Fiber-to-the-Home (tecnologia GPON).
FiberCop dovrebbe rivestire il ruolo di un’impresa che realizza reti di nuova generazione e opera esclusivamente sui mercati all’ingrosso delle risorse di rete passive (infrastrutture di posa, collegamenti in fibra, collegamenti in rame) nell’ambito della sola rete secondaria.
FiberCop metterà a disposizione solamente servizi passivi come l’accesso alle infrastrutture di posa in rete secondaria, l’accesso alla tratta di adduzione, l’accesso alla fibra spenta in rete secondaria e l’accesso al segmento di terminazione in rame e in fibra, nonché reti GPON, backhauling della fibra e collegamenti punto-punto.

La newco dovrebbe quindi offrire le sue risorse passive a tutti gli operatori, compresa TIM, a condizioni ragionevoli e non discriminatorie. Dal canto suo, TIM continuerà a operare anche in ambito wholesale in modo indipendente rispetto a FiberCop per ciò che riguarda il mercato dei servizi attivi (ad esempio, VULA FTTC/H e Bistream FTTC/H).

In FiberCop entreranno insieme con TIM il fondo Kkr al 37,5% e Fastweb al 4,5% che già collabora con l’incumbent per il progetto Flash Fiber.
Di recente la Commissione Europea ha approvato la creazione di FiberCop non ritenendola una “concentrazione” e, di conseguenza, una possibile minaccia per la concorrenza: FiberCop: via libera anche dalla Commissione Europea.

Si è parlato più volte della partecipazione di Tiscali al progetto FiberCop.
L’azienda fondata da Renato Soru dismetterà la sua infrastruttura nazionale proprietaria per appoggiarsi interamente alla rete di TIM. L’ex monopolista fornirà servizi attivi a livello centrale (bitstream) gestendo l’intera domanda di Tiscali e dei suoi clienti.

L’Antitrust italiana (AGCM) vuole però vederci chiaro e comunica di aver avviato un’istruttoria rispetto ai contratti volti alla costituzione di FiberCop. Il procedimento ha come obiettivo quello di verificare che gli accordi siglati non creino ostacoli alla concorrenza tra gli operatori nel medio e lungo termine e siano volti ad assicurare il rapido ammodernamento delle infrastrutture di telecomunicazione fissa del Paese.

Secondo l’Autorità i rischi concorrenziali che potrebbero verosimilmente scaturire a margine della creazione di FiberCop consisterebbero nella presenza di vincoli di acquisto dei servizi erogati da TIM-FiberCop per una parte consistente della domanda di servizi di accesso all’ingrosso; nella riduzione degli incentivi ad investire su infrastrutture in fibra (privilegiando
l’acquisizione di servizi attivi quali il VULA ed il Bitstream NGA, o l’utilizzo di tecnologie sub-ottimali, come G.Fast); nella riduzione della concorrenza nell’erogazione di servizi attivi (VULA e Bitstream NGA) per effetto della struttura variabile (e crescente al crescere delle quantità) delle tariffe di accesso alla fibra secondaria di FiberCop; nella sottrazione al controllo di Fastweb delle decisioni di infrastrutturazione di Flash Fiber.

Per AGCM, inoltre, alcune previsioni contrattuali potrebbero disincentivare la concorrenza per l’acquisizione di nuovi clienti, nonché una concorrenza dinamica basata sul miglioramento e l’innovazione dei servizi erogati.
Viene inoltre rilevata la presenza di minimi garantiti in favore di TIM-FiberCop definiti “estremamente elevati” che appaiono riguardare la gran parte, se non la totalità,
delle linee richieste da Fastweb e Tiscali oltre che clausole di preferenza del fornitore in favore di FiberCop. “Tali clausole potrebbero ridurre la concorrenza nel mercato dei servizi di accesso all’ingrosso alla rete fissa a banda larga e ultra-larga, andando ad incidere negativamente sulla contestabilità dei clienti a discapito di concorrenti alternativi a TIM-FiberCop che stanno sviluppando (e hanno sviluppato) la propria rete di telecomunicazione“, osserva ancora l’Antitrust.

Entro 60 giorni i soggetti citati nel provvedimento potranno chiedere di essere sentiti dall’Autorità fermo restando che l’istruttoria dovrà concludersi entro il 31 dicembre 2021.

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