IPv4: in Europa gli indirizzi sono ormai finiti. Accelerare la migrazione a IPv6

Il RIPE conferma che la disponibilità degli indirizzi IPv4 è ormai terminata: l'imperativo è, a questo punto, velocizzare con il passaggio a IPv6.

Il RIPE NCC (Réseaux IP Européens Network Coordination Centre), uno dei cinque registri Internet regionali con delega per l’assegnazione degli indirizzamenti IPv4 e IPv6 in ambito europeo, ha comunicato di aver assegnato l’ultimo blocco di indirizzi IPv4 /22 finora disponibili.

La pubblicazione del comunicato ufficiale arriva a breve distanza dall’annuncio, lo scorso ottobre, che in Europa erano rimasti a disposizione solo 1 milione di indirizzi IPv4.

Mentre i blocchi da /22 (1.024 IP ciascuno) sono terminati, RIPE conferma che restano da assegnare ancora alcuni blocchi più piccoli (/24 da 256 indirizzi l’uno e /32 ovvero singoli IP) ma ormai si sta veramente grattando il fondo del barile.

Compito del RIPE è ora quello di provare a recuperare indirizzi IPv4 non più utilizzati da soggetti che hanno ormai cessato le attività o società di hosting che restituiscono pacchetti di indirizzi non più necessari. Sarà però praticamente impossibile per il RIPE soddisfare le milioni di richieste pervenute.

Accelerare il passaggio a IPv6

Ciascun dispositivo collegato direttamente alla rete Internet utilizza un indirizzo IP pubblico in formato IPv4 o IPv6. Tale indirizzo identifica univocamente il dispositivo e ne permette il raggiungimento da qualunque altro device.
Nell’articolo Il mio IP: come trovarlo e a che cosa serve, abbiamo visto com’è possibile scoprire l’indirizzo IP pubblico di volta in volta utilizzato.

Sono già diversi anni che la IANA (Internet Assigned Numbers Authority) e i vari registri regionali spronano i provider Internet e le società di telecomunicazioni a migrare reti e clienti su IPv6. Alcuni Paesi sono stati più solerti mentre altri sono stati un po’ troppo alla finestra.

Il protocollo IPv4 utilizza uno spazio di indirizzamento a 32 bit fornendo quindi circa 232 (4,3 miliardi) indirizzi. Un tempo apparivano una “dote” più che sufficiente ma con la diffusione dei moderni servizi di rete e l’esplosione del fenomeno Internet delle Cose (IoT), gli indirizzi IPv4 hanno rapidamente iniziato a scarseggiare.
Nell’articolo IPv6 Cos’è e perché è importante in ottica Internet delle Cose abbiamo visto cosa cambia tra IPv4 e IPv6 spiegando che lo spazio di indirizzamento nel caso del protocollo IPv6 è a 128 bit.

Il problema è che l’adozione di IPv6 è ancora piuttosto scarsa. Come si vede dai dati pubblicati da Google alcuni Paesi europei sono piuttosto avanti mentre l’Italia è ancora ferma al 4,2% (a livello globale siamo al 30% circa).

Fastweb ha a suo tempo annunciato di utilizzare indirizzi IPv6 per i nuovi clienti (Fastweb IP pubblico anche su IPv6 per i nuovi clienti) mentre TIM, per esempio, fa ancora riferimento a una “soluzione pilota” (vedere questa pagina) che i clienti interessati possono eventualmente provare.

Questo test IPv6 consente di verificare se con la connessione in uso si stia adoperado un indirizzo IPv6 o meno.

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