Banda larga servizio universale in Italia: cosa significa

AGCOM apre la consultazione pubblica al fine di introdurre il concetto di servizio universale per l'accesso a Internet a banda larga. Garantiti appena 4 Mbps presso tutti i civici italiani.
Banda larga servizio universale in Italia: cosa significa

Un servizio universale è un servizio che viene messo a disposizione di tutti gli utenti sul territorio nazionale a prescindere dalla loro ubicazione geografica. Il prezzo deve essere accessibile e il fornitore deve garantire l’erogazione di un insieme minimo di funzionalità.
Nel campo delle telecomunicazioni, quando praticamente tutti dispongono di una o più utenze mobili, il servizio di accesso alla rete telefonica da postazione fissa (telefono fisso) rimane considerato servizio universale.
Incredibilmente, invece, come in passato era stato chiesto a gran voce dai cittadini e dalle imprese in aree digital divise, la banda larga non è considerata un servizio universale: in altre parole, nessun operatore è obbligato a fornire l’accesso a Internet in tutte le unità immobiliari d’Italia.

Allo stato attuale, come riporta la pagina relativa al tema del servizio universale pubblicata sul sito Web di AGCOM (Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni), per l’accesso dati resta obbligatoria la possibilità di fruire di una connessione a 56 kbps. Una prescrizione ormai anacronistica che ci riporta agli anni ’90.

Fino a qualche anno fa, prima dell’avvento della fibra misto rame, all’atto pratico il benchmark consisteva nella disponibilità di una connessione ADSL a 20 Mbps (commerciali). Le zone del Paese in cui non era possibile attivare una connessione ADSL erano dette aree bianche. La denominazione è stata conservata anche oggi: la differenza sta nel fatto, però, che l’asticella è stata elevata e con area bianca si fa riferimento a una zona in cui nessun operatore ha mai fatto investimenti sulla rete al fine di erogare connessioni a banda ultralarga (almeno FTTC, Fiber-to-the-Cabinet o FWA, Fixed Wireless Access).

A maggio 2022 AGCOM aveva informato circa l’apertura di un procedimento volto a definire la connettività a banda larga come servizio universale.
Con la delibera 162/22/CONS, AGCOM osserva che è necessario “garantire la larghezza di banda indispensabile per la partecipazione sociale ed economica alla società“, presso tutti i numeri civici italiani.

A metà dicembre 2022, AGCOM ha pubblicato un aggiornamento (delibera 421/22/CONS) che consiste nell’avvio di una consultazione pubblica con l’obiettivo di sollecitare l’intervento di tutte le parti interessate al fine di definire gli standard minimi utili a garantire a tutti l’accesso a Internet “rendendo effettivo quel “diritto all’accesso” che è stato largamente discusso anche dalla dottrina costituzionalistica“.

La necessità di estendere a tutti i cittadini la possibilità di attivare una connessione Internet a banda larga è fuori discussione ma a questo punto il principale nodo da sciogliere consiste nella definizione del taglio di banda minimo assicurato a ogni utenza del Paese, ovunque essa si trovi.

Vale la pena evidenziare che il provvedimento non parla di ultrabroadband bensì di “banda larga”: il profilo di connessione minimo potrebbe essere quindi ridotto anche a una manciata di Megabit per secondo, come avevamo ipotizzato a suo tempo.

Nello schema di provvedimento AGCOM delibera che ai fini del servizio universale, la velocità minima in download per “un servizio di accesso adeguato a Internet a banda larga, necessaria per la partecipazione alla vita sociale ed economica alla società“, è fissata a 4 Mbps offerti con continuità di servizio ossia di norma e, quindi, salvo circostanze eccezionali, ogni giorno, per tutto il giorno, senza interruzioni.

AGCOM osserva che la velocità minima di 4 Mbps consente di supportare almeno l’insieme di servizi “di base” elencati nell’allegato 5 del Codice delle comunicazioni elettroniche.

Va detto che sullo sfondo rimane sempre il Piano Italia a 1 Giga: Open Fiber e Fibercop sono tenute portare connessioni ad almeno 1 Gbps presso tutti i civici ove oggi non si superano i 300 Mbps in download. O meglio, le due aziende vincitrici dei bandi pubblici devono realizzare o adeguare la rete (in particolare quella secondaria): saranno poi i singoli provider di telecomunicazioni partner a offrire il collegamento Internet ultrabroadband ai clienti finali.

Frattanto il Regno Unito ha approvato a inizio gennaio 2023 una normativa che impone la fornitura di una connessione a banda ultralarga da 1 Gbps presso tutte le abitazioni di nuova costruzione. La nuova legge viene comunque criticata perché non sarebbe “a prova di futuro” non imponendo l’utilizzo di canalizzazioni e in generale infrastrutture che possano essere condivise da più operatori.

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