Il mercato dei personal computer si trova oggi in una situazione di forte tensione, tra prezzi in ascesa e disponibilità di componenti sempre più limitata.
Gli ultimi sviluppi segnalano un trend che rischia di diventare strutturale: la memoria RAM è al centro di una crisi che coinvolge produttori, rivenditori e consumatori finali. In questo scenario, la domanda di componenti per AI data center ha messo in secondo piano il tradizionale mercato consumer, portando a un effetto domino che si ripercuote sull’intera filiera tecnologica.
La causa principale di questa turbolenza è il deciso spostamento della produzione da parte dei principali attori del settore. Colossi come Samsung, Micron e SK Hynix hanno scelto di destinare una quota crescente delle proprie linee produttive alla realizzazione di memorie destinate all’Intelligenza Artificiale, lasciando così una disponibilità ridotta per i moduli DDR5 e DDR4 destinati ai computer desktop e ai notebook. Questo squilibrio tra domanda e offerta ha portato a un immediato incremento dei listini, con rincari che in alcuni casi arrivano fino all’8% e prospettive di ulteriore crescita entro il 2026.
La carenza RAM e le ripercussioni sul mercato hardware
Le ripercussioni di questa scelta si fanno sentire lungo tutta la catena del valore. I principali vendor come Asus, Dell e Framework si trovano a dover affrontare costi di approvvigionamento in aumento, mentre alcuni rivenditori, in particolare nel mercato giapponese, hanno già adottato misure restrittive sui volumi disponibili. La decisione dei grandi produttori di concentrarsi su segmenti ad alta marginalità, come i sistemi per machine learning e infrastrutture AI, ha determinato una carenza strutturale di DRAM per il settore consumer, mettendo in crisi la tradizionale resilienza del mercato dei semiconduttori.
Questa fase di transizione si intreccia con un altro elemento di pressione: il ciclo di obsolescenza di Windows 10. Con il supporto al sistema operativo che volge al termine, molte aziende e utenti privati si trovano costretti a pianificare l’acquisto di nuovi dispositivi proprio in un momento in cui l’offerta è ai minimi storici. Il risultato è una tempesta perfetta: domanda in crescita e disponibilità limitata che, secondo le stime degli analisti, porterà a rincari consistenti su tutto il comparto entro i prossimi due anni.
Per far fronte a questa situazione, le aziende stanno sperimentando soluzioni alternative. Framework adotta apertamente il modello “bring your own memory”, delegando all’utente finale la responsabilità dell’aggiornamento della memoria per ridurre i costi iniziali. Asus, invece, ha smentito le indiscrezioni su investimenti in propri stabilimenti di DRAM e preferisce rafforzare le partnership con i fornitori attuali, rivedendo i piani di sviluppo dei nuovi prodotti. Alcuni rivenditori stanno introducendo pacchetti con memoria integrata obbligatoria oppure incentivi all’acquisto di moduli aggiuntivi, laddove disponibili, per offrire un minimo di flessibilità ai clienti.
I consumatori, dal canto loro, si trovano davanti a scelte tutt’altro che semplici: chi ha urgenza di aggiornare il proprio PC è spesso costretto ad anticipare l’acquisto, valutare il ricondizionato o optare per configurazioni modulari che consentano di rimandare la spesa per la memoria RAM. Tuttavia, la vera criticità è di natura sistemica: il mercato globale dei semiconduttori dipende da pochi grandi player e la concentrazione produttiva su segmenti ad alta redditività, come gli AI data center, ha minato la capacità di risposta della catena di approvvigionamento tradizionale.