Dennis Ritchie avrebbe compiuto oggi 84 anni. Pochi lo conoscono come si conoscono altri nomi leggendari dell’informatica, eppure senza di lui il mondo digitale come lo conosciamo oggi probabilmente non esisterebbe. Ritchie non cercava notorietà: il suo genio era nascosto dietro righe di codice, documentazioni scritte con cura e strumenti che milioni di programmatori avrebbero poi universalmente utilizzato.
Come è nato il linguaggio C
Negli anni ’70, i computer erano macchine lente e di grandi dimensioni. All’epoca, scrivere codice significava utilizzare assembly, un linguaggio molto vicino alla macchina: preciso e potente, ma complesso e impegnativo da gestire.
Presso Bell Labs, Ritchie (nella foto) faceva parte di un team impegnato nello sviluppo di UNIX, un sistema operativo destinato a cambiare il mondo. Scrivere l’intero sistema in assembly stava diventando un ostacolo insormontabile.
Immagine di Dennis Ritchie (maggio 2011), foto Denise Panyik-Dale, CC BY 2.0.
Ritchie trovò la soluzione ideando un nuovo linguaggio di programmazione insieme con il collega Brian Kernighan. Ispirandosi al linguaggio B di Ken Thompson (sempre congegnato in Bell Labs ma più limitato e meno flessibile), ne migliorò la struttura, introdusse veri tipi di dati e creò il C: un linguaggio veloce, efficiente e in grado di costruire sistemi complessi come UNIX. Non era solo un linguaggio: era uno strumento pensato per rendere la programmazione più chiara, modulare e portabile.
C diventò la chiave per costruire software veloce, flessibile e portabile, capace di funzionare su macchine diverse senza riscrivere ogni volta tutto da zero. È difficile immaginare un mondo senza C: quasi tutti i linguaggi moderni, da C++ a C#, da Java a Go, discendono dalle sue regole, dalla sua sintassi, dal suo approccio pragmatico al codice.
Il ruolo di Dennis Ritchie nello sviluppo di UNIX
Ritchie giocò un ruolo cruciale nello sviluppo di UNIX, collaborando strettamente con Ken Thompson. Questi aveva creato una prima versione del sistema operativo in assembly, cosa che ne rendeva difficile la sua portabilità e manutenzione.
Così Ritchie contribuì a rendere UNIX più flessibile e universale: grazie al linguaggio C si poté riscrivere gran parte del sistema operativo, permettendo così di separare la logica del software dall’hardware specifico.
Grazie al suo lavoro, UNIX divenne uno dei primi sistemi operativi portabili, facilmente adattabile a diversi tipi di macchine, e adottabile sia in ambito accademico che industriale. Ritchie partecipò anche alla definizione di molte delle API e delle strutture fondamentali di UNIX, creando un’architettura modulare e coerente che ha ispirato ogni sistema operativo moderno, da Linux a macOS, fino alle architetture dei server cloud e dei dispositivi embedded.
Ne parliamo nell’articolo su GNU/Linux e nell’approfondimento sulla vera storia di Linux.
Con il diffondersi di UNIX, anche C conquistò gli sviluppatori. Permetteva di bilanciare perfettamente il controllo a basso livello con una struttura ad alto livello, diventando il linguaggio ideale per sistemi operativi, database, compilatori e applicazioni critiche.
Perché il linguaggio C conta ancora oggi
Nonostante siano passati decenni, C continua a giocare un ruolo cruciale nello sviluppo software. Il kernel Linux, gran parte di Windows, gli interpreti per Python, Ruby e PHP, i motori dei videogiochi come Unreal Engine e database come MySQL e PostgreSQL sono scritti in C o derivati diretti.
In ambito embedded, microcontrollori e dispositivi hardware continuano a essere programmati in C per la sua velocità e ottimizzazione della memoria.
Anche se non è il linguaggio principale per il Web o il segmento mobile, C rimane il cuore dei sistemi moderni. Chi lo studia ottiene una comprensione profonda del funzionamento dei computer, conoscenza utile in ogni area della tecnologia.
Perché si vuole sostituire C con Rust
Negli ultimi anni c’è stato un crescente interesse nel sostituire parti di codice tradizionalmente scritte in C con porzioni elaborate in linguaggio Rust. Ciò avviene soprattutto nei sistemi operativi, nel software di infrastruttura e nei contesti embedded, dove affidabilità, sicurezza e prestazioni sono critiche.
C soffre infatti di alcune limitazioni divenute sempre più importanti. In C, lo sviluppatore è responsabile di allocare e liberare la memoria tramite malloc
/free
. Errori in questa gestione possono causare memory leak, buffer overflow, vulnerabilità sfruttabili da attaccanti.
Il linguaggio messo a punto da Ritchie, inoltre, non impedisce errori come accessi fuori dai limiti di un array, dereferenziazioni nulle o race condition. Si tratta di problemi che emergono spesso a runtime e sono difficili da rilevare durante lo sviluppo.
Rust è un linguaggio moderno progettato per combinare performance comparabili a C con sicurezza della memoria e concorrenza garantita dal compilatore. Per citare il principale vantaggio, Rust utilizza un sistema ownership/borrowing che garantisce a compile-time che non ci siano problemi: ogni variabile ha un “proprietario” e il compilatore verifica che non ci siano accessi simultanei pericolosi.
Linus Torvalds ha approvato l’inclusione di moduli scritti in Rust nel kernel Linux, per ridurre vulnerabilità e migliorare la manutenzione del codice; Mozilla, Microsoft e Google stanno sviluppando componenti di sicurezza, parser HTML e librerie di rete in Rust per minimizzare i rischi di buffer overflow. Rust è sempre più usato per microcontrollori e dispositivi IoT, dove errori di memoria potrebbero avere conseguenze fisiche o economiche rilevanti.
Un pioniere silenzioso e la sua eredità
Nato nel 1941 a Bronxville, New York, Dennis Ritchie ha dedicato la sua vita alla programmazione e allo sviluppo di strumenti che hanno plasmato l’era digitale.
Ritchie non cercava riconoscimenti. Modesto e riservato, dedicava la sua vita a costruire strumenti che avrebbero reso possibile l’informatica moderna. Ogni riga di codice che scriviamo oggi, ogni sistema operativo e applicazione complessa, porta dentro di sé il suo spirito.
Nonostante la sua natura schiva e il poco interesse per la notorietà, Ritchie ricevette uno dei più alti riconoscimenti nel mondo dell’informatica: il Premio Turing nel 1983, insieme al collega Ken Thompson. Il Premio Turing, spesso definito il “Nobel dell’informatica”, è conferito dall’Association for Computing Machinery (ACM) a individui che hanno dato contributi fondamentali e duraturi alla scienza informatica.
Ritchie e Thompson furono premiati per lo sviluppo di UNIX e per la creazione del linguaggio C, le basi per generazioni di sistemi operativi, linguaggi di programmazione e applicazioni industriali e accademiche.
Il riconoscimento evidenziò come la visione di Ritchie non fosse limitata al presente della tecnologia degli anni ’70, ma fosse straordinariamente lungimirante, ponendo le fondamenta per l’intero ecosistema informatico moderno.
A 84 anni dalla nascita e a 14 anni dalla sua scomparsa, Ritchie resta il silenzioso architetto del moderno mondo digitale. Bella anche l’idea di dedicargli una “cover” di Let It Be dei Beatles intitolata “Write in C“.