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Un improvviso allarme ha scosso migliaia di padroni di smart home il 28 maggio, a causa di un apparente attacco informatico ai sistemi di videosorveglianza domestica. In realtà, si è trattato di un bug nell’app di Ring, la nota piattaforma di sicurezza domestica di proprietà Amazon, che ha generato confusione e preoccupazione tra i consumatori, evidenziando quanto sia delicato il tema della sicurezza nei dispositivi connessi.
Bug Ring: cos’è successo
Tutto è iniziato quando numerosi utenti hanno notato la comparsa di dispositivi non autorizzati tra quelli elencati come connessi ai propri account. Smartphone sconosciuti e accessi da paesi esteri hanno immediatamente fatto pensare a una massiccia violazione informatica, con la paura che le proprie immagini e dati personali potessero essere finiti nelle mani sbagliate.
L’allarme si è diffuso rapidamente sui social, alimentato dalla condivisione di screenshot che mostravano nomi di dispositivi mai visti prima, come “derbhile’s iPhone”, e connessioni da luoghi come la Spagna, mentre gli utenti (e i dispositivi) si trovavano stabilmente negli Stati Uniti.
La risposta: è stato un bug
La risposta ufficiale di Ring non si è fatta attendere. Attraverso i propri canali, l’azienda ha dichiarato: “Siamo a conoscenza di un problema che mostra informazioni non corrette nel Control Center. Non abbiamo motivo di credere che si tratti di accessi non autorizzati agli account dei clienti”. Secondo la società, la causa dell’anomalia sarebbe riconducibile a un recente aggiornamento dei sistemi di backend, che avrebbe temporaneamente compromesso la corretta visualizzazione delle informazioni relative ai dispositivi collegati.
Nonostante queste rassicurazioni, molti utenti sono rimasti scettici. Sui forum e sulle piattaforme social, le discussioni si sono infiammate: alcuni hanno segnalato che, oltre ai dispositivi sconosciuti, erano stati registrati tentativi di visualizzazione live delle videocamere in orari in cui nessun membro della famiglia risultava attivo sull’app. Un dettaglio che ha aumentato la percezione di vulnerabilità e ha messo in discussione la trasparenza nella gestione delle segnalazioni di sicurezza da parte di Amazon.
Un portavoce della compagnia ha tentato di chiarire ulteriormente la situazione, spiegando che i dispositivi e gli indirizzi IP visualizzati nel Control Center corrispondevano in realtà a login storici, spesso risalenti a dispositivi non più utilizzati o a sessioni temporaneamente condivise con altri utenti.
Tuttavia, questa spiegazione non è bastata a dissipare i dubbi: l’assenza di notifiche di sicurezza in presenza di nuovi accessi e la comparsa improvvisa di dispositivi non autorizzati hanno continuato a generare ansia tra i consumatori.
Non è successo niente, ma…
In attesa che il malfunzionamento venga completamente risolto, Ring ha diffuso alcune raccomandazioni fondamentali per tutti i suoi utenti. In primo luogo, è importante verificare regolarmente l’elenco dei dispositivi autorizzati tramite il Control Center dell’applicazione, controllando immediatamente ogni accesso sospetto.
Inoltre, è consigliabile modificare la propria password e attivare l’autenticazione due fattori, due misure che rappresentano un efficace baluardo contro possibili intrusioni e che dovrebbero essere adottate da chiunque utilizzi servizi legati alla smart home.
Questo incidente rappresenta un importante campanello d’allarme per l’intero settore: la fiducia degli utenti è un capitale fragile, e basta un semplice bug non gestito con la dovuta trasparenza per trasformare un errore tecnico in una crisi reputazionale di ampia portata.