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Negli ultimi giorni, molti utenti di Facebook hanno iniziato a ricevere notifiche via email riguardanti un importante risarcimento collegato a una delle più grandi cause collettive mai intentate negli Stati Uniti per la violazione della privacy online.
Queste email, provenienti da PayPal e con oggetto “Your Facebook Consumer Privacy User Profile Litigation Settlement Payment”, annunciano l’arrivo di fondi direttamente sui conti dei destinatari. Non si tratta di una truffa: i pagamenti sono assolutamente legittimi e fanno parte dell’accordo che Meta ha stipulato a seguito dello scandalo Cambridge Analytica, con una cifra complessiva che ammonta a ben 725 milioni di dollari.
La procedura di pagamento è stata strutturata per garantire la massima trasparenza e sicurezza agli aventi diritto. Gli accrediti vengono effettuati attraverso diversi canali: oltre a PayPal, è possibile ricevere i fondi tramite bonifico bancario diretto, assegno cartaceo o carta prepagata virtuale MasterCard. Questa varietà di opzioni consente agli utenti di scegliere la modalità più comoda e sicura in base alle proprie esigenze personali.
Le somme percepite, tuttavia, non sono identiche per tutti: variano a seconda del periodo di attività sulla piattaforma. Ad esempio, una giornalista ha segnalato di aver ricevuto 37,55 dollari, mentre secondo un’inchiesta condotta da CBS News, la media si attesta intorno ai 29,43 dollari, con un massimo che raggiunge i 38,36 dollari per ciascun beneficiario.
Fino a 38 dollari di risarcimento per il caso Cambridge Analytica
La vicenda che ha portato a questo storico risarcimento ha origine nel 2018, quando è emerso che Cambridge Analytica, società di consulenza politica associata alla campagna elettorale di Donald Trump, aveva raccolto senza consenso esplicito i dati personali di circa 87 milioni di utenti iscritti a Facebook.
Questo evento ha scatenato un’ondata di indignazione globale e ha portato all’avvio di una class action negli Stati Uniti. Nel tentativo di chiudere la questione senza ammettere responsabilità, Meta ha scelto di patteggiare, spiegando che la decisione è stata presa “nell’interesse della comunità e degli azionisti”.
Il meccanismo con cui è stato calcolato l’importo spettante a ciascun utente Facebook si basa su un sistema di punti: ogni mese di attività sulla piattaforma durante il periodo oggetto della controversia equivale a un punto. Il totale dei punti accumulati da tutti i richiedenti è stato poi utilizzato per suddividere la somma globale, così da determinare il valore del pagamento individuale. Chi ha utilizzato Facebook per un periodo più lungo ha quindi diritto a una quota maggiore del risarcimento.
Questo caso rappresenta una svolta epocale nel dibattito sulla tutela della privacy e sulla responsabilità delle grandi piattaforme digitali. L’accordo raggiunto da Meta offre agli utenti un risarcimento che, seppur simbolico, mette in evidenza l’importanza della protezione dei dati personali nell’era digitale. Si tratta di un messaggio chiaro: la gestione delle informazioni sensibili degli utenti deve essere trasparente, responsabile e conforme alle aspettative di sicurezza della comunità online. In definitiva, questa class action non solo restituisce un indennizzo agli interessati, ma riafferma anche il diritto di ciascun individuo alla propria riservatezza digitale, aprendo la strada a nuove discussioni e iniziative per una rete più sicura e rispettosa dei diritti fondamentali.