Google abbandona i vecchi termostati Nest: un hacker li fa tornare in vita

Quando Google ha annunciato la fine del supporto per i Nest Thermostat Gen 1 e 2, molti utenti si sono ritrovati con dispositivi ancora funzionanti ma privi di controllo remoto. Un progetto indipendente promuove un firmware personalizzato che restituisce agli utenti pieno controllo e funzionalità.

Quando si parla di tecnologia, c’è una linea sottile tra obsolescenza programmata e fine naturale del ciclo di vita di un prodotto. Un dispositivo elettronico può diventare “vecchio” solo perché le aziende smettono di supportarlo, non perché smetta di funzionare realmente. Eppure, tanti utenti – con sempre maggior frequenza – si trovano davanti ad hardware perfettamente funzionante che diventa improvvisamente inutile a causa di decisioni aziendali. Ma un prodotto hardware non dovrebbe funzionare sempre, finché non è fisicamente logorato o tecnicamente superato?

La giustificazione di Google per il ritiro del supporto dei termostati Nest di prima e seconda generazione

Google ha annunciato che, a partire dal 25 ottobre 2025, i Nest Learning Thermostat di prima e seconda generazione avrebbero smesso di funzionare con le app Google Nest e Google Home.

Secondo la comunicazione ufficiale, il ritiro del supporto comporta la rimozione del dispositivo dall’ecosistema Google, interrompendo funzioni cloud e integrazioni con terze parti come assistenti vocali, modalità Eco multi-dispositivo e la connessione con Nest Protect per il rilevamento incendi.

In sostanza, Google giustifica la fine del supporto con due principali motivazioni:

  • Fine della compatibilità software e sicurezza: i dispositivi non riceveranno più aggiornamenti software o patch di sicurezza, il che potrebbe influire sulle prestazioni nel tempo.
  • Obsolescenza tecnica del cloud: Google sostiene che mantenere in vita l’infrastruttura per dispositivi vecchi non è più sostenibile, giustificando la rimozione delle funzioni cloud e remote.

Gli utenti potranno comunque usare alcune funzionalità locali direttamente sul termostato, come la gestione degli orari e il cambio delle modalità di riscaldamento. Tuttavia, perderanno completamente il controllo remoto, le notifiche e la possibilità di modificare le impostazioni tramite smartphone o tablet. Per attenuare l’impatto, Google ha offerto agli utenti europei un sconto del 50% sull’acquisto di un termostato più recente.

No Longer Evil: progetto open source che resuscita i termostati Nest di vecchia generazione

Ok, i Nest Learning Thermostat di prima e seconda generazione sono databili tra il 2011 e il 2014: cominciano ad avere qualche anno sulle spalle. Tuttavia, in tanti si chiedono se abbia senso abbandonare dispositivi che “fino a ieri” hanno sempre funzionato perfettamente. D’altra parte, un termostato non è uno di quei dispositivi che si prevedono di sostituire o aggiornare con una certa periodicità.

Storicamente, Google aveva come motto interno “Don’t be evil”, slogan poi rimosso ufficialmente nel 2018. Un hacker e sviluppatore indipendente, Cody Kociemba, ha così voluto ironizzare su quello storico motto presentando il suo progetto No Longer Evil (NLE).

Pubblicata su GitHub, NLE è un’iniziativa aperta il cui obiettivo consiste nel fornire un firmware personalizzato per i termostati Nest di prima e seconda generazione, capace di sostituire quello originale, eliminando la dipendenza dai server Google. Tramite un sistema di comunicazione simulata, il termostato “crede” di interagire con l’infrastruttura Nest ufficiale, permettendo di ripristinare le funzionalità smart originarie senza bisogno del cloud Google.

L’appellativo NLE deriva proprio da questo: flashando il firmware personalizzato, il termostato non dipende più dai server cloud dell’azienda di Mountain View, con il pieno controllo che passa nelle mani dell’utente.

Come funziona il firmware No Longer Evil

Il firmware congegnato da Kociemba intercetta il traffico di rete del termostato, reindirizzandolo verso un server personalizzato che replica l’API originale di Nest. In questo modo, l’utente mantiene un controllo completo sul dispositivo; tutte le funzionalità smart come modalità Eco, monitoraggio in tempo reale e regolazione della temperatura; può beneficiare di un’interfaccia moderna e reattiva, paragonabile a quella ufficiale.

Sostituendo bootloader e kernel originali, è possibile installare il firmware attraverso l’interfaccia DFU (Device Firmware Update) presente nei dispositivi Nest Gen 1 e 2.

Va sottolineato, tuttavia, che il software è ancora in fase sperimentale. Non è consigliato installarlo su termostati essenziali per il riscaldamento o il raffrescamento della propria abitazione. Il rischio di brick del dispositivo è concreto: tutte le modifiche vanno valutate con attenzione ed eseguite, eventualmente, con la massima consapevolezza.

L’installazione del firmware personalizzato in pochi passi

Come spiega l’autore dell’iniziativa, che ammette di avere il “dente avvelenato” (“il dispositivo è tuo: dovresti poter farci quello che vuoi“), per caricare il firmware personalizzato sui Nest di vecchia generazione è necessario clonare il repository GitHub, installare i prerequisiti su Linux o macOS, compilare il firmware e infine avviare l’installer.

Sul dispositivo da flashare, si deve attivare la modalità DFU, seguire le istruzioni per rimuovere il termostato dal muro, collegarlo via USB e riavviarlo. Dopo la registrazione di un account, si può collegare il dispositivo tramite codice univoco.

Il progetto NLE è sostenuto da FULU Foundation, che premia gli sviluppatori capaci di liberare i dispositivi bloccati dai vincoli imposti dalle aziende.

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