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Nel panorama in continua evoluzione delle videochiamate professionali, la cura dell’immagine gioca un ruolo sempre più centrale.
La necessità di apparire al meglio anche durante incontri virtuali, spesso improvvisi, ha spinto le principali piattaforme a integrare soluzioni innovative. In questo contesto, Google Meet introduce una novità che promette di ridefinire gli standard di presenza digitale: il trucco AI virtuale, pensato per chi desidera un aspetto curato senza dover ricorrere a prodotti reali o lunghe preparazioni prima di collegarsi.
L’annuncio dell’introduzione di dodici preset di make-up digitale, che spaziano da effetti naturali a look più audaci, apre nuove possibilità per chi si trova spesso a gestire videochiamate di lavoro o formazione. Questa funzione, alimentata da algoritmi AI, supera il precedente strumento Touch up, garantendo risultati personalizzati e realistici, adattati in tempo reale ai lineamenti e ai movimenti del volto dell’utente.
Come funziona la nuova funzione di trucco virtuale
L’implementazione della nuova tecnologia avviene gradualmente e coinvolge sia la versione web sia i dispositivi mobili. Per impostazione predefinita, il trucco AI resta disattivato: l’utente può decidere autonomamente se attivarlo prima o durante la chiamata, selezionando uno dei preset disponibili all’interno delle impostazioni video. Una volta effettuata la scelta, la preferenza viene memorizzata e applicata automaticamente alle sessioni successive, offrendo una continuità nell’esperienza d’uso.
La nuova funzionalità non è accessibile a tutti. Rimane esclusiva per chi possiede un abbonamento ai piani premium, come Workspace Business Standard e Plus, tutte le versioni Enterprise, Education Plus, Google One e Workspace Individual. Gli account gratuiti, invece, non potranno usufruire di questa innovazione, che si configura come un ulteriore incentivo all’upgrade dei servizi offerti da Google.
Le questioni etiche e i dubbi sulla privacy
Nonostante l’entusiasmo per l’innovazione, emergono interrogativi rilevanti in tema di privacy e rappresentazione. Diversi esperti di etica digitale mettono in guardia sulla gestione dei dati biometrici raccolti durante l’utilizzo della funzione.
Restano da chiarire le modalità di memorizzazione e trattamento delle informazioni facciali, nonché il rischio che gli algoritmi perpetuino stereotipi di bellezza o mostrino bias nei confronti di utenti con caratteristiche etniche differenti. Questi aspetti impongono una riflessione attenta da parte delle organizzazioni e degli utenti finali, soprattutto in relazione alle normative vigenti e alle policy interne.
Dal punto di vista delle performance, Google garantisce che l’elaborazione del trucco AI avviene in tempo reale, con un impatto minimo sulle risorse del sistema. Tuttavia, per chi utilizza dispositivi mobili, resta da monitorare il possibile aumento del consumo della batteria e delle risorse hardware. Per le aziende, sarà fondamentale valutare attentamente le conseguenze sull’organizzazione, considerando sia la sicurezza dei dati sia la coerenza con la cultura aziendale.