Il governo egiziano decide per la censura di Internet

Con una manovra senza precedenti nella storia della Rete, il governo egiziano ha ordinato ai provider nazionali di bloccare ogni tipologia di connessione ad Internet.

Con una manovra senza precedenti nella storia della Rete, il governo egiziano ha ordinato ai provider nazionali di bloccare ogni tipologia di connessione ad Internet. Secondo le notizie sinora pervenute, l’Egitto si sarebbe di fatto tagliato fuori dal mondo: ogni azienda, ogni istituto di credito, ogni Internet café, ogni sito web, scuola ed ambasciata non sarebbe più in grado di inviare e ricevere dati fuori dal Paese guidato da Hosni Mubarak.

Le dorsali in fibra ottica che attraversano la nazione e che la connettono con il continente asiatico ed europeo sembrerebbero per il momento non affette dalla “censura” ordinata dal governo ma già da diverse ore si è osservata una revoca simultanea di tutte le “rotte” verso le reti egiziane. In pratica, sono stati annullati circa 3.500 percorsi definiti ricorrendo al protocollo BGP (Border Gateway Protocol) in modo tale da non indicare più, al resto del mondo, le “rotte” che i pacchetti dati possono seguire per raggiungere sistemi informatici fisicamente situati in Egitto.

BGP, lo ricordiamo, è un protocollo di rete utilizzato per connettere tra loro più router, afferenti a diversi sistemi autonimi (AS). Il protocollo BGP opera attraverso la gestione di una tabella di reti IP che forniscono informazioni sulla raggiungibilità delle diverse reti. L’instradamento dei pacchetti di dati viene quindi effettuato seguendo le regole fissate da ciascuna rete.

Chiunque può verificare la portata dell’intervento ordinato dal governo del Paese africano: provando a visitare i 25 siti web che, in Egitto, generano più traffico (ved. questa pagina) si noterà come non si possibile raggiungerli fatta eccezione per quelli che utilizzano server dislocati fuori dalla nazione di Mubarak (è il caso di Jeep e Chrysler, ad esempio). Nemmeno gran parte dei server DNS egiziani sta rispondendo alle richieste di risoluzione dei nomi a dominio.

Al momento sembra che soltanto un provider di dimensioni alquanto ridotte (Noor Group, AS20928) abbia lasciato attive tutte le sue 83 “rotte” contravvenendo, almeno apparentemente, all’ordine governativo. Tutto il traffico in ingresso, sembra infatti arrivare correttamente a destinazione provenendo dalla rete Telecom Italia Sparkle.

La decisione presa sull’altra sponta del Mediterraneo è particolarmente grave e ci auguriamo che non passi inosservata agli osservatori internazionali. Chiudere i rubinetti della Rete significa minare alla libertà d’espressione del cittadino. Un’operazione inaccettabile in qualunque Paese civile.

Il “Transparency report” di Google, strumento che si prefigge di registrare tutte le attività censorie messe in atto a livello planetario, non dà ancora conto della drammatica situazione egiziana: il report, infatti, al momento della stesura di questa notizia, non risulta aggiornato (ved. questo grafico). Per maggiori informazioni sul “Transparency report“, suggeriamo di consultare questo nostro articolo.

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