Il ritorno di Steve Jobs: come 37 anni fa NeXT diede vita a macOS, iPhone e alla rinascita di Apple

Nel 1988, tre anni dopo la sua uscita da Apple, Steve Jobs presentò NeXT Computer, una macchina all’avanguardia destinata a cambiare l’informatica. Nonostante l’insuccesso commerciale, il sistema operativo NeXTSTEP divenne il nucleo tecnologico di macOS e iOS, segnando il ritorno trionfale di Jobs e la rinascita di Apple.
Il ritorno di Steve Jobs: come 37 anni fa NeXT diede vita a macOS, iPhone e alla rinascita di Apple

Correva il 12 ottobre 1988, quando – esattamente 37 anni fa – l’indimenticato e indimenticabile Steve Jobs salì nuovamente sul palcoscenico della storia. A distanza di appena un triennio dalla sua clamorosa uscita da Apple, Jobs presentava al mondo la sua nuova creatura: NeXT Computer, soprannominato “The Cube”.

Si trattava di un sistema rivoluzionario più per la sua visione che per il successo commerciale: quell’intuizione, infatti, avrebbe cambiato per sempre il corso dell’informatica moderna.

Il debutto di NeXT Computer “The Cube”: un evento teatrale per un computer d’avanguardia

Jobs scelse un ambiente inconsueto per un lancio tecnologico: una sala sinfonica, la Louise M. Davies Symphony Hall di San Francisco. E non fu affatto una coincidenza. Durante l’evento, il NeXT Computer mostrò una delle sue capacità più sorprendenti: la gestione avanzata del suono grazie al Digital Signal Processor (DSP) integrato, un componente raro per l’epoca.

Il momento clou fu un “duetto” tra il computer e un violinista professionista, una dimostrazione simbolica del connubio tra tecnologia e arte che avrebbe segnato l’intera carriera di Jobs. È ancora oggi possibile visionare la registrazione integrale dell’evento su YouTube.

Specifiche da sogno (per il 1988)

All’interno di un caratteristico “case” in magnesio pressofuso da 30 cm per lato, NeXT Computer racchiudeva un’architettura allora davvero d’avanguardia:

  • CPU Motorola 68030 a 25 MHz
  • Coprocessore matematico 68882
  • 8 MB di RAM, espandibili fino a 64 MB
  • Unità magneto-ottica da 256 MB (un formato riscrivibile)
  • Hard disk opzionale da 330 o 660 MB

Un sistema potente ma costoso: 5.600 dollari all’epoca, equivalenti a oltre 15.000 dollari odierni. Una cifra che, coerentemente con lo stile di Jobs, posizionava il prodotto nel segmento più elitario del mercato.

NeXTSTEP: il seme di macOS

Nonostante le specifiche da vero leader, il cuore innovativo del progetto, tuttavia, non risiedeva nell’hardware, ma nel software. Il sistema operativo NeXTSTEP, basato sul microkernel Mach e su BSD Unix, introdusse concetti che avrebbero ispirato decenni di sviluppo.

Molti degli elementi concettuali di NeXTSTEP — dalle API orientate agli oggetti all’uso di un kernel Unix-like — confluirono anni dopo in macOS e iOS. Ogni Mac e iPhone moderno porta dentro di sé una traccia del lavoro iniziato con il progetto NeXT Computer.

Come abbiamo spiegato nell’articolo sulle differenze tra macOS e Linux, il sistema operativo della Mela poggia su un kernel XNU (XNU is Not Unix) che combina proprio elementi del kernel Mach e di BSD.

Sviluppato presso la Carnegie Mellon University, il microkernel Mach fu progettato per modularità, portabilità e astrazione dell’hardware. Il kernel monolitico BSD integra il sottosistema BSD Unix (in particolare FreeBSD) che fornisce i servizi di rete, il file system, la gestione dei processi e la compatibilità POSIX. Da qui nasce il sistema operativo ibrido: Mach gestisce la comunicazione tra i processi e l’hardware, mentre BSD gestisce la logica di sistema e i servizi di alto livello.

L’importanza dell’architettura ibrida di XNU sta nel fatto che ha reso possibile un sistema operativo elegante, stabile, sicuro e incredibilmente adattabile, capace di funzionare su computer desktop, smartphone e persino smartwatch senza sacrificare prestazioni o coerenza.

Dal fallimento commerciale alla rinascita di Apple

Nonostante la sua raffinatezza tecnica, NeXT Computer vendette poche migliaia di unità. Tuttavia, il suo impatto sul mondo tecnologico fu incalcolabile. La piattaforma NeXT divenne la base per lo sviluppo del primo browser Web di Tim Berners-Lee al CERN e, nel 1996, Apple acquistò NeXT per circa 400 milioni di dollari.

Con quell’acquisizione, Jobs tornò a Cupertino, portando con sé non solo un nuovo sistema operativo, ma anche una rinnovata filosofia di design e innovazione che avrebbe dato vita a prodotti come l’iMac, l’iPod e l’iPhone.

A quasi quarant’anni dal suo debutto, il NeXT Computer rimane un simbolo di come l’ambizione possa superare il successo immediato. Non fu un prodotto destinato alle masse, ma un esperimento visionario che gettò le fondamenta del computing moderno.

Steve Jobs dall’uscita da Apple al sogno NeXT

Nel 1985, a soli trent’anni, Steve Jobs fu estromesso da Apple, l’azienda che aveva cofondato nove anni prima insieme a Steve Wozniak. La sua visione per il Macintosh — un computer “per le persone comuni” — si era scontrata con la dirigenza e con il CEO John Sculley, da lui stesso voluto in azienda. Quella crisi di potere culminò nella sua uscita forzata, un colpo durissimo per un uomo che fino a poco prima incarnava il simbolo stesso dell’innovazione a stelle e strisce.

Jobs non si fermò. Dopo un breve periodo di riflessione, decise di fondare una nuova compagnia nel 1985: NeXT Inc.

L’obiettivo era tanto ambizioso quanto personale: costruire il computer ideale per il mondo accademico e la ricerca scientifica, un sistema in grado di unire potenza, design e un software più flessibile rispetto ai sistemi allora dominanti.

NeXT nacque in un piccolo edificio di Palo Alto con un gruppo scelto di ex ingegneri Apple. Fin dall’inizio, Jobs impose la sua inconfondibile filosofia: perfezione nel design, integrazione verticale e tecnologia d’avanguardia. L’approccio era lo stesso che aveva reso iconico il Macintosh, ma con una consapevolezza nuova: per conquistare il futuro, serviva un sistema operativo moderno e scalabile, non solo una macchina elegante.

In quegli anni, Jobs investì anche 10 milioni di dollari personali per acquistare una divisione grafica della Lucasfilm. Quella scommessa, chiamata Pixar, avrebbe poi rivoluzionato l’animazione digitale con Toy Story nel 1995.

La nascita del NeXT Computer, dunque, non fu solo un atto tecnologico: Jobs voleva dimostrare di poter creare da zero ciò che Apple, secondo lui, non aveva compreso fino in fondo: un computer bello, potente e programmabile come mai prima.

Quando nel 1988 salì sul palco del Louise M. Davies Symphony Hall per svelare “The Cube”, non era soltanto un imprenditore che presentava un prodotto: era un visionario che tornava a reclamare il suo posto nel futuro dell’informatica.

L’immagine in apertura è di Rama & Musée Bolo, licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 2.0 France – CeCILL.

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