Microsoft non voleva bloccare Chrome con Family Safety: è un bug!

Da inizio giugno molti utenti segnalano la chiusura improvvisa di Google Chrome su Windows quando è attivo il parental control Microsoft Family Safety. Invece di mostrare l’avviso di richiesta di autorizzazione, Chrome si chiude subito, senza messaggi d’errore. Microsoft ha ammesso il problema, ora in via di correzione.

Non abbiamo ancora parlato di una vicenda che va avanti da circa un mese. Erano infatti i primi di giugno quando, da più parti, tanti utenti hanno segnalato l’improvvisa chiusura del browser Chrome sui sistemi Windows protetti con il parental control di Google. Microsoft Family Safety è un servizio gratuito offerto da Microsoft progettato per aiutare le famiglie a gestire la sicurezza digitale dei propri membri, in particolare dei minori. È disponibile come applicazione per dispositivi mobili (Android e iOS), integrata con Windows, Xbox e con l’ecosistema Microsoft 365.

Family Safety consente di monitorare l’attività online dei figli, impostare limiti di tempo per dispositivi e app, filtrare contenuti inappropriati sul Web, localizzare i membri della famiglia, gestire le spese digitali e gli acquisti sui dispositivi Microsoft. È uno strumento pensato per tutelare la sicurezza e il benessere digitale, promuovendo al contempo l’educazione all’uso responsabile della tecnologia.

Come può la chiusura improvvisa di Chrome far pensare a un’azione deliberata di Microsoft?

Siamo basiti. Anziché bollare il comportamento anomalo di Family Safety, in tanti hanno subito pensato a un’azione intenzionale di Microsoft che avrebbe deciso di mettere i bastoni tra le ruote alla concorrenza. Addirittura, qualcuno si è spinto a osservare che Microsoft ha ragione a comportarsi così, ed è bene che su un sistema progettato per tutelare i minori, si attivi per impedire il caricamento di un browser di terze parti, come Google Chrome.

Peccato però che Chrome si chiuda improvvisamente, mostrando i contorni della sua finestra per una frazione di secondo, senza un messaggio d’errore né un invito rivolto all’utente. Facciamo sommessamente notare che al tentativo di apertura di una nuova applicazione, Family Safety dovrebbe esporre un avviso che invita il minore a chiedere l’autorizzazione al genitore o a chi esercita la patria potestà per l’utilizzo del programma.

Con buona pace dei tanti soloni che in questi giorni hanno fatto a gara per “analizzare” l’atteggiamento di Microsoft, come potrebbe essere questa, secondo loro, una condotta regolare? È evidente che la chiusura improvvisa di un software come Chrome, senza la visualizzazione di alcun messaggio, non possa essere altro che un bug.

Microsoft conferma che si tratta di un problema nella gestione di Chrome

Il post pubblicato da Microsoft nella pagina di supporto dedicata ai problemi noti di Windows, affronta una due questioni. Nella parte iniziale l’azienda di Redmond spiega il comportamento del filtro integrato in Family Safety e conferma che il genitore deve approvare eventualmente l’uso di altri browser Web.

Microsoft chiarisce che il blocco continua a funzionare anche quando si installa una versione successiva del browser di terze parti, ad esempio non appena si effettua un aggiornamento. Questo perché la società guidata da Satya Nadella aggiorna continuamente la “lista di blocco”, evidentemente aggiungendo gli hash ovvero le firme degli eseguibili più recenti.

Alcuni browser potrebbero apparire temporaneamente sbloccati durante questo processo di aggiornamento. Stiamo lavorando attivamente per garantire che tutte le versioni più recenti dei browser vengano bloccate, rafforzando il nostro impegno nei confronti di genitori e tutori“, scrive Microsoft a conferma del suo modus operandi.

La parte più interessante della nota, tuttavia, è certamente quella finale. “Abbiamo ricevuto segnalazioni di un nuovo problema che riguarda Google Chrome e alcuni browser. Quando i bambini provano ad aprire questi browser, questi si chiudono inaspettatamente. Tuttavia, il flusso di lavoro standard prevede la visualizzazione di un messaggio di approvazione da parte dei genitori, che recita “Dovrai chiedere di poter utilizzare questa app“. Una volta ottenuta l’approvazione, il browser funziona correttamente“. Microsoft conferma di fatto quanto vi abbiamo raccontato in precedenza: un browser come Chrome non deve chiudersi automaticamente all’avvio, ma al limite deve essere mostrato un avviso che invita a chiedere l’autorizzazione ai genitori per l’uso del programma.

Le soluzioni per tornare a eseguire Chrome su un sistema protetto con Family Safety

Microsoft conclude il suo intervento confermando che la chiusura improvvisa di Chrome senza proporre alcuna richiesta di consenso è anomala: si tratta di un problema che è attualmente in fase di risoluzione.

Secondo i tecnici di Redmond, il problema di chiusura del browser può essere temporaneamente mitigato attivando il Rapporto attività nelle impostazioni di Windows in Family Safety.

Ben più di qualche perplessità, tuttavia, la solleva il fatto che è possibile rimediare alla chiusura di Chrome da parte di Family Safety semplicemente portandosi nel percorso d’installazione del browser Google quindi rinominando l’eseguibile dell’applicazione, ad esempio da chrome.exe a chrome1.exe. Non va rinominata la cartella contenente i file di Chrome bensì solo ed esclusivamente il file eseguibile del browser.

Per inciso, il percorso in cui trovare il file eseguibile di Chrome è di solito %programfiles%\Google\Chrome\Application o %programfiles(x86)%\Google\Chrome\Application: basta incollarlo nel campo Esegui della finestra che appare premendo Windows+R.

La domanda è: possibile che una soluzione di parental control come Family Safety possa essere bypassata semplicemente rinominando un eseguibile? Dov’è andato a finire il controllo sull’hash del file?

Altri dettagli importanti sul comportamento del bug

Il problema lamentato da tanti utenti di Family Safety si presenta sui sistemi in cui Chrome era già installato e approvato: il blocco riguarda sia le nuove installazioni di Chrome, sia le versioni già presenti e precedentemente autorizzate tramite Family Safety.

Un’ulteriore prova per sgombrare il campo da qualunque dubbio: se Chrome era già approvato, perché Microsoft avrebbe dovuto bloccarne automaticamente l’uso, se non per via di un bug?

Chiudiamo citando una buona alternativa ai parental control classici se l’obiettivo fosse quello di bloccare l’accesso ai siti Web nocivi per i minori. Nell’articolo sul DNS privato per Android abbiamo presentato un potente strumento che, a livello di rete, filtra e blocca tutti i siti dannosi. La stessa soluzione può essere applicata sui sistemi Windows (a patto di assegnare ai minori account non amministrativi, ovviamente!…) e a livello di router.

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