Moglen: colossi come Google devono contribuire con la comunità

Le aziende che hanno costruito il loro business su Linux ed i prodotti opensource hanno l'obbligo morale di contribuire alla crescita della comunità.

Le aziende che hanno costruito il loro business su Linux ed i prodotti opensource hanno l’obbligo morale di contribuire alla crescita della comunità. E’ questo ciò che, nella sostanza, ha dichiarato Eben Moglen, avvocato della Free Software Foundation e professore presso la Columbia University.
Moglen è spesso protagonista delle discussioni relative a brevetti software, proprietà intellettuale e software opensource. Egli sta poi al momento apportando i ritocchi finali alla terza versione della licenza GPL (GNU General Public License).
I software distribuiti sotto licenza GPL possono essere liberamente copiati e modificati ma ognuno che ne distribuisce il codice è tenuto a rilasciarne pubblicamente le eventuali modifiche applicate. Questo, rammenta Moglen, significa che aziende come Red Hat e Novell debbono condividere l’intero loro codice Linux con tutta la comunità degli sviluppatori.
L’avvocato non si ferma qui, però, e fa esplicitamente i nomi di Google e Yahoo, considerati due dei più grandi “utenti Linux” di tutto il mondo. Sebbene i loro servizi basati su web siano utilizzati quotidianamente da milioni di persone, queste aziende sono “service provider” e non distribuiscono software. Ogni miglioria da loro apportata al codice Linux originario può, da un punto di vista legale, restare privata.
Moglen ha dichiarato che le pressioni da parte della comunità, più che le licenze software, possono spingere colossi come Google a condividere codice con gli sviluppatori di tutto il mondo.
Senza mezzi termini Moglen ha osservato: “ci sono responsabilità di tipo etico che li obbligherebbero a rendere pubbliche almeno le modifiche non critiche per il loro business così come quelle che possono avere rilevanza generale per la comunità”. L’avvocato ha poi aggiunto: “vedremo più avanti se dovesse presentarsi la necessità di adottare misure addizionali per assicurare lo scambio reciproco di informazioni all’interno della comunità degli sviluppatori”.
Chris DiBona, “open-source program manager” presso Google, fa comunque notare come il colosso di Mountain View abbia, nel corso degli ultimi due mesi, accresciuto notevolmente i suoi contributi nei confronti della comunità. Ciò in forza di un accordo stretto tra la Free Software Foundation (FSF) e Google.

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