Negli ultimi anni, la discussione attorno all’impatto dei social network sulla vita dei più giovani è diventata centrale, tanto da spingere uno degli stati più influenti al mondo a intervenire con decisione.
Proprio in questi giorni, New York ha scelto di percorrere una strada innovativa, adottando una normativa che punta a una maggiore trasparenza e consapevolezza, senza però arrivare a misure drastiche di blocco o censura. Il cuore della nuova legge sui social media approvata riguarda la tutela dei minori, con l’obiettivo di informarli in modo chiaro e continuo sui rischi legati all’uso delle piattaforme digitali.
La normativa, sottoscritta dal governatore Kathy Hochul il 26 dicembre 2025, introduce un meccanismo di avvertimento progressivo: dopo soli dieci secondi dal login, poi a trenta minuti di utilizzo e successivamente ogni ora, le piattaforme saranno obbligate a mostrare avvisi per minori che segnalano i potenziali pericoli per la salute psicologica. Si tratta di etichette di avviso ben visibili, molto simili a quelle presenti sui pacchetti di sigarette.
New York contro l’abuso di social media dei minori: multe fino a 5.000 dollari
Non è un caso che le sanzioni previste per chi non rispetta questa regolamentazione siano tutt’altro che simboliche: fino a 5.000 dollari per ogni violazione.
Una cifra che, moltiplicata per il vasto bacino di utenza dei principali social, rappresenta un deterrente reale e concreto. Tuttavia, ciò che distingue l’approccio di New York da quello di altri Paesi, come l’Australia, è la scelta di non imporre restrizioni all’accesso, ma di promuovere la responsabilizzazione attraverso la trasparenza. L’attenzione non si concentra su verifiche anagrafiche invasive, bensì sulla possibilità di creare un dialogo tra genitori, figli e piattaforme.
La nuova legge affida il controllo dell’applicazione all’Ufficio del Procuratore Generale, che dovrà vigilare sull’effettiva esposizione degli avvisi e sulla loro impossibilità di essere nascosti tra le pieghe dei termini di servizio. L’intento è quello di evitare che i messaggi diventino meri adempimenti burocratici, privi di impatto reale sul comportamento degli utenti.
Le reazioni non si sono fatte attendere. Da un lato, i sostenitori della norma sottolineano come la visibilità del problema possa favorire la nascita di nuove abitudini digitali, più sane e consapevoli. Gli avvisi, se ben progettati, potrebbero diventare uno strumento utile per stimolare il confronto in famiglia e aumentare la consapevolezza sui rischi legati alla salute mentale, come ansia, depressione e disturbi del sonno.
Dall’altro, le grandi aziende tecnologiche avanzano dubbi sia sul piano pratico che legale: la ripetizione costante degli avvertimenti rischia di renderli “invisibili” agli occhi degli adolescenti, mentre la difficoltà di verificare l’età degli utenti senza ledere la privacy apre scenari complessi dal punto di vista della libertà di espressione.
La letteratura scientifica, tuttavia, suggerisce una posizione intermedia. Diversi studi evidenziano che semplici messaggi di allerta, se non accompagnati da interventi più strutturali, potrebbero avere un impatto limitato. Gli esperti suggeriscono di affiancare agli avvisi strumenti concreti: limiti opzionali di tempo, modifiche agli algoritmi che alimentano l’infinite scrolling e una progettazione meno aggressiva delle piattaforme.