Proxmox è migliore di VMware? La parola all'open source

Proxmox, open source su KVM e Debian, è un'alternativa valida a VMware: offre libertà, assenza di licenze e un supporto professionale strutturato con un ulteriore vantaggio strategico contro il vendor lock-in.

Proxmox è migliore di VMware? Classica domanda da un milione di dollari o solo clickbait? Al lettore la non troppo ardua sentenza, anche perché potrebbero essere entrambe conclusioni scorrette, ma la domanda è più che lecita visto che dall’anno scorso c’è stato un crescente interesse per Proxmox e proprio VMware, acquisita da Broadcom, ne ha favorita l’esplosione.

Ciò che è certo, in sintesi e per entrare subito in tema, è che ci sono diversi punti a favore del primo, eccone alcuni:

  • nessuna dipendenza da un vendor
  • nessun vincolo sul tipo di hardware utilizzabile
  • no licenze, ma supporto
  • utilizzabile da subito senza limiti sulle funzionalità
  • Open Source e Supporto: un mito da superare per cogliere un vantaggio competitivo

Ora proviamo da argomentare al contrario però, a partire dal presunto punto debole dell’open source oggi. Ci caliamo nel contesto competitivo odierno, dove le organizzazioni si muovono in un ambiente di innovazione continua, con pressioni derivanti dal rapporto costi/qualità di produzione, necessità di agilità e crescente attenzione alla sicurezza. In questo scenario, anche se ciò che stiamo per scrivere non è noto a tutti, le soluzioni open source rappresentano uno dei pilastri fondamentali dell’evoluzione tecnologica globale:

  • alimentano i principali servizi cloud
  • le infrastrutture di rete
  • i database più performanti
  • i container
  • l’AI e persino sistemi mission-critical adottati da governi e grandi imprese.

Inoltre, forse non tutti lo sanno, le nuove tecnologie basate su quantum computing fanno largo uso di software open source. Nonostante questa diffusione capillare, una parte significativa del management continua a guardare all’open source con prudenza, ritenendolo inadatto a contesti aziendali per la presunta mancanza di supporto tecnico strutturato.

Questo pregiudizio, spesso radicato in visioni datate, è divenuto uno scomodo bias cognitivo che impedisce di cogliere opportunità strategiche significative. Non ci soffermiamo sul dettagliarlo ulteriormente, perché chi sta leggendo probabilmente ha già colto qualche nota positiva. Cercheremo piuttosto di suggerirne molte altre, per poi permettere a chiunque di trarne le conclusioni più adeguate in autonomia.

Per tornare a Proxmox, dal nostro punto di vista oggi rappresenta uno dei veicoli innovativi per recuperare un vantaggio competitivo, ma prima vanno comprese le dinamiche dell’open source.

Itservicenet: il partner per il supporto

ITServicenet è un’azienda di informatica che da molti anni si muove in questo ambiente, offrendo servizi di supporto professionale su quella che di fatto è una “distribuzione Linux” per la virtualizzazione, ormai sulla bocca di tutti: Proxmox. Questa è la verità, il sistema Proxmox è costruito sopra alla distribuzione Debian, capostipite dei tre filoni principali dei kernel Linux assieme a Red Hat e Suse.

I kernel Linux implementano dal 2007 la virtualizzazione KVM (Kernel-based Virtual Machine). Quindi possiamo parlare di un sistema che ha ormai 18 anni e gira su una distribuzione che non ha nulla da invidiare ad altri sistemi operativi, anzi. Questo già la dice lunga su quanto sia valido il sistema di virtualizzazione che Proxmox gestisce in modo egregio.

Cosa è Proxmox

Proxmox è una sistema di gestione che configura, monitora e gestisce il modulo KVM nativo di Linux in modo professionale, consentendo di creare

  • cluster complessi (High Availability);
  • configurazioni di rete avanzate (Software Defined Network);
  • storage resilienti e distribuiti (Ceph).

Proxmox

Chi è Proxmox

Proxmox è una azienda austriaca, che ha creato una rete di professionisti con skill avanzate in grado di sviluppare funzionalità aggiuntive alla interfaccia ed al sistema Proxmox basato su KVM.

Chi supporta Proxmox

Tutta la comunity Linux direttamente o indirettamente supporta il progetto KVM dentro a Linux e Proxmox grazie alla condivisione delle proprie competenze e problematiche. In ambito Enterprise è possibile sottoscrivere contratti di consulenza e supporto con partners, come ITServicenet per esempio.

Il sistema senza catene

Proxmox non ha una licenza d’uso, tutto è utilizzabile fin dalla prima installazione. Come è giusto che sia da punto di vista dei puristi dell’open. Ma ovviamente ci troviamo in una cabina di pilotaggio complessa, e la complessità implica formazione e responsabilità.

Cabina di pilotaggio

Chi darebbe in mano un Airbus 380 a personale non qualificato?

Per poter gestire ed ottimizzare un sistema informativo senza limiti può essere necessario “spremere l’hardware” che si desidera fino all’ultimo bit. Con Proxmox in pochi minuti si possono provare le configurazioni di sistema più disparate, il limite è la fantasia. Però per farlo in ambiente di produzione e per mantenerlo per anni è necessario investire. Investire nelle persone che ti possono aiutare. Questo si traduce in formazione e supporto. Una domanda fondamentale è: chi ha il tempo di provare tutte le configurazioni possibili? Di solito il cliente non ce l’ha. Meglio dunque chiedere a chi già c’è passato, questo garantisce un’implementazione di qualunque possibile soluzione corretta.

Purtroppo oggi molti CEO o figure con potere decisionale basano le loro valutazioni sulla bontà di una piattaforma open source, a partire da casi studio realizzati con strumenti non enterprise-ready, confondendo il modello dell’open source supportato con iniziative amatoriali. Questi elementi alimentano la convinzione che adottare open source significhi rinunciare alla sicurezza, al supporto e alla prevedibilità.

Ma la realtà è radicalmente diversa.

Il supporto

Il supporto open source non è assente: è semplicemente strutturato in modo diverso. E in molti casi è più solido, reattivo e trasparente delle alternative proprietarie. Le principali forme di supporto presenti nell’ecosistema sono:

  • Supporto comunitario globale
    Migliaia di sviluppatori e aziende contribuiscono costantemente a migliorare il software. Le issue vengono discusse apertamente, le patch sono visibili a tutti e i cicli di rilascio sono spesso più rapidi e trasparenti.
  • Documentazione dettagliata e pubblica
    Oggi la maggior parte dei progetti open source di livello enterprise dispone di documentazione strutturata, guide, procedure operative e best practice di alto livello.
  • Modelli di supporto professionale
    Una rete crescente di aziende fornisce servizi di assistenza dedicata, con SLA chiari, supporto 24/7, on boarding e consulenza strategica.
  • Ecosistema di partner e integratori
    Integratori, system integrator, cloud provider e consulenti certificati offrono competenze verticali che aiutano le aziende appunto ad integrare, mantenere e ottimizzare soluzioni open source. Per questo Itservicenet da 5 anni fa anche parte di RIOS, la rete italiana open source.

Il risultato è un sistema di supporto ibrido e molto più resiliente rispetto ai modelli tradizionali, nei quali il punto di riferimento è solitamente ancorato ad un singolo vendor. Sempre più system integrator e società di consulenza stanno costruendo prodotti, servizi e centri di competenza dedicati all’open source. ITServicenet persegue questo obiettivo ormai da 20 anni. Per un’azienda che si affida ad un professionista dell’open, questo significa disporre di un mercato del supporto competente e competitivo, che permette di scegliere l’opzione più adatta al proprio modello operativo, senza essere vincolata a un unico fornitore.

I vantaggi diretti per il management: molto più che risparmio

Ridurre l’open source a una scelta economica è un errore. I vantaggi strategici sono profondi:

  • Indipendenza dai vendor (vendor lock-in mitigation)
    Essere liberi da contratti rigidi e licenze restrittive consente di evolvere le architetture in base ai reali obiettivi di business.
  • Maggiore sicurezza
    Il codice aperto permette audit più accurati e cicli di patching più rapidi.
  • Agilità e innovazione continua
    Le comunità open source sono spesso all’avanguardia nello sviluppo di nuovi standard e tecnologie emergenti (cloud native, AI, container, automazione).
  • Sostenibilità dei costi a lungo termine
    L’assenza di costi di licenza consente di reinvestire nel miglioramento delle competenze interne o nell’acquisto di servizi di supporto professionale.
  • Scalabilità e interoperabilità
    Le soluzioni open source sono spesso progettate nativamente per integrarsi con altri sistemi e scalare in ambienti moderni.

Conclusione: dalla diffidenza alla strategia

La poca considerazione dell’open source dovuta alla presunta mancanza di supporto è uno dei principali ostacoli culturali alla modernizzazione IT. Ma oggi è un mito da superare. Il supporto c’è, ed è maturo, professionale e competitivo.

Per i leader aziendali, il vero passo strategico non è chiedersi se esista supporto per l’open source, ma piuttosto quale modello di supporto si adatta meglio alla propria strategia IT, come sviluppare competenze interne per trarne massimo valore e infine in che modo incorporare l’open source come elemento strutturale di innovazione e riduzione dei rischi.

Le aziende che sapranno compiere questa evoluzione culturale saranno anche quelle che beneficeranno di maggiore agilità, sicurezza e capacità di innovare, elementi a nostro avviso ormai determinanti, per rimanere competitivi nel medio e lungo periodo.

Ing. Alessandro Bolgia
In collaborazione con Itservicenet

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