Con il rilascio di Redis 8, il popolare database in-memory compie un passo fondamentale verso la riappropriazione della sua identità aperta. Dopo anni di distribuzione sotto licenze oggetto di interminabili discussioni, come la SSPL (Server Side Public License), Redis torna a essere davvero un software libero grazie all’adozione della AGPLv3 (Affero General Public License versione 3).
La decisione, che segna una svolta strategica e ideologica, è il frutto di un lungo dibattito interno che ha coinvolto ingegneri, leadership e figure storiche del progetto, come Salvatore Sanfilippo (alias antirez), fondatore del progetto.
Cos’è Redis in breve e come funziona
Redis (acronimo di REmote DIctionary Server) è un database key-value che lavora in memoria ed è progettato per assicurare prestazioni elevate. Può essere utilizzato anche come cache, broker di messaggi e data store persistente. È particolarmente apprezzato per la sua bassa latenza e per l’efficienza nell’elaborazione di grandi quantità di dati in tempo reale.
Il progetto nasce nel 2009 sotto la spinta del programmatore italiano Salvatore Sanfilippo che l’ha ideato per migliorare le prestazioni dei sistemi di caching, all’epoca non ancora all’altezza delle aspettative.
Nel tempo, Redis ha guadagnato grande popolarità nella comunità open source ed è stato adottato da grandi aziende come Twitter, GitHub, Stack Overflow, Amazon e molte altre.
Nel 2020, Sanfilippo ha annunciato il suo ritiro dal progetto, mantenuto e sviluppato da Redis Inc. (precedentemente Redis Labs), realtà californiana che ha assunto il ruolo di sponsor del progetto.
Tornato ad occuparsi di Redis a inizio 2025, Sanfilippo ha annunciato che il database in-memory è di nuovo distribuito con una licenza libera, AGPLv3.
Il passaggio di Redis dalla licenza SSPL a AGPLv3
Sanfilippo spiega che la transizione da SSPL ad AGPLv3 è il risultato dell’esigenza etica e tecnica di riallinearsi con i principi del software libero. La SSPL, introdotta da MongoDB e adottata da Redis nel tentativo di tutelarsi contro lo sfruttamento commerciale da parte dei cloud provider, non è mai stata riconosciuta dalla OSI (Open Source Initiative) come una vera licenza open source. Ciò ha creato frizioni con la comunità, ostacolando l’adozione e l’integrazione di Redis in molti contesti open source puri.
Sanfilippo, tornato a lavorare su Redis cinque mesi fa, ha trovato un terreno già fertile per la discussione interna sulla licenza. Il suo contributo ha rafforzato la posizione pro-AGPL, evidenziando il valore di un ritorno alla trasparenza e alla collaborazione comunitaria. Per un progetto come Redis, che vive da sempre nel cuore delle architetture software distribuite, il consenso e la fiducia della community sono elementi irrinunciabili.
Il ritorno dell’entusiasmo: Vector Sets e lo spirito open source
Uno degli elementi simbolici di questa nuova fase è l’introduzione dei Vector Sets, una nuova struttura dati sviluppata proprio da Sanfilippo. Il suo entusiasmo per il codice nasce dalla consapevolezza che il lavoro sarebbe stato rilasciato come prodotto aperto. In un mondo dove la proprietà del software e le licenze diventano sempre più strumenti di potere, scrivere codice libero rappresenta un atto politico e culturale, oltre che tecnico.
Vector Sets rappresenta anche una delle prime innovazioni visibili in Redis 8, offrendo nuove possibilità per la gestione di dati vettoriali in memoria, fondamentali per le applicazioni più moderne.
AGPLv3: cosa comporta per sviluppatori e aziende
La scelta di AGPLv3 come licenza di riferimento, richiede che ogni modifica del software sia redistribuita alle stesse condizioni, anche se il software non è eseguito in locale. Questo rende la licenza particolarmente efficace contro l’appropriazione unilaterale da parte di grandi provider cloud, garantendo che chi trae valore da Redis debba restituirne almeno una parte alla collettività.
Per gli sviluppatori open source, ciò rappresenta una garanzia: Redis torna a essere un pilastro su cui costruire liberamente, senza ambiguità. Per le aziende, è un invito a partecipare al progetto nel rispetto di un ecosistema etico e sostenibile.
Sanfilippo ritiene che la differenza sostanziale tra AGPL e SSPL non sia solo giuridica. La chiave sta nella comprensibilità culturale della licenza. La AGPL, pur essendo molto restrittiva per gli utilizzi commerciali, è più conosciuta, discussa, testata e integrata nei processi aziendali e legali. Al contrario, la SSPL – utilizzata da MongoDB e considerata problematica da molte organizzazioni – soffre di una scarsa adozione e di una percezione ambigua.
Nelle licenze non conta solo cosa puoi fare o non fare, ma quanto una licenza è compresa, adottata, riconosciuta. Questo fa la differenza tra qualcosa di teoricamente valido e qualcosa che funziona davvero. (Salvatore Sanfilippo)
La riflessione sposta il focus dalla teoria alla pratica: ciò che permette il reale utilizzo di un software libero non è solo l’aderenza a definizioni astratte, ma la capacità di integrarsi con il contesto reale fatto di sviluppatori, avvocati, aziende e comunità.
La convergenza spontanea degli sviluppatori open source
Un aspetto toccante della nota pubblicata da Sanfilippo riguarda la sintonia emotiva e ideologica che si genera spontaneamente tra sviluppatori con background simili.
Citando un post di Simon Willison, Sanfilippo racconta come entrambi, pur vivendo in luoghi diversi e lavorando a progetti distinti, siano arrivati a conclusioni molto simili: se un progetto non può essere rilasciato sotto una licenza autenticamente aperta, allora è preferibile non rilasciarlo affatto.
Questa convergenza non è solo ideologica, ma anche pratica: l’open source funziona perché una porzione significativa della comunità è profondamente motivata da valori condivisi, come la trasparenza, la libertà e la cooperazione.
L’inventore di Redis sottolinea, inoltre, il ruolo ancora cruciale delle distribuzioni Linux, nonostante le problematiche storiche che le affliggono. Da sviluppatore con una lunga esperienza (Slackware, kernel Linux, pacchetti Debian,…), Sanfilippo riconosce che le distribuzioni rappresentano ancora il canale privilegiato attraverso cui il software open source raggiunge gli utenti, specie in ambienti in cui l’automatizzazione e la riproducibilità sono fondamentali.
Forse la mia ossessione per il software senza dipendenze è nata proprio dal caos che ho visto nel tempo nelle distribuzioni. (Salvatore Sanfilippo)
E il programmatore catanese sottolinea come, in una fase in cui Redis e Valkey (fork nato nel 2024 quando Redis è passato dalla licenza BSD a SSPL) stanno già prendendo strade tecniche diverse, sia giusto che le distribuzioni offrano entrambe le alternative, lasciando agli utenti la libertà di scegliere secondo necessità tecniche, legali o politiche.