Nel cuore della corsa globale all’intelligenza artificiale, Intel e SoftBank lanciano un’ambiziosa iniziativa congiunta. Si tratta di Saimemory, una joint venture nata con l’obiettivo di sviluppare una memoria DRAM 3D a basso consumo capace di competere con l’attuale standard HBM (High Bandwidth Memory), oggi indispensabile nei data center AI di nuova generazione. La posta in gioco è alta: ridefinire la leadership nel mercato della memoria ed esplorare nuove (e redditizie) opportunità di business.
Un progetto per superare i limiti dell’HBM
Le GPU AI moderne si affidano alle memorie HBM per gestire enormi volumi di dati grazie alla larghezza di banda elevata. Tuttavia, questa tecnologia presenta notevoli svantaggi: processi produttivi complessi, elevati costi di produzione, consumi energetici elevati e problemi termici.
È proprio in questo contesto che nasce Saimemory: sfruttando una tecnologia proprietaria sviluppata da Intel e brevetti sviluppati dall’Università di Tokyo, l’obiettivo è costruire una nuova generazione di DRAM impilate verticalmente in grado di dimezzare il consumo energetico rispetto alle HBM.
L’efficienza energetica rappresenta oggi un criterio strategico nei data center AI, dove la densità di calcolo e i costi di raffreddamento sono in continua crescita. Saimemory si propone quindi non solo come un’alternativa economica all’HBM, ma anche come un’architettura sostenibile e scalabile per alimentare modelli AI sempre più esigenti.
Qual è il ruolo di SoftBank oggi?
Conosciamo bene Intel e le sue alterne fortune. Il colosso giapponese SoftBank è invece uno dei principali finanziatori mondiali di progetti tecnologici ad alto potenziale. È ancora oggi proprietario di ARM e vanta importanti partecipazioni in aziende del calibro di NVIDIA, OpenAI, ByteDance e molte altre.
SoftBank è anche partner principale nel progetto Stargate per la costruzione di uno dei più grandi data center AI al mondo (in collaborazione con OpenAI); inoltre, mira a controllare la catena di approvvigionamento AI, dalla produzione di chip (con Saimemory, appunto) all’elaborazione dei dati, fino alla fornitura di servizi in cloud.
In generale, quindi, SoftBank oggi non è solo un investitore, ma si configura come architetto delle infrastrutture per l’era dell’intelligenza artificiale, soggetto globale che punta a settori chiave quali memoria, calcolo e comunicazione.
Una roadmap ambiziosa fino al 2030 con Intel che torna nel mercato DRAM
Secondo quanto riportato da fonti vicine alle due aziende, la roadmap di Intel e SoftBank prevederebbe la realizzazione di un prototipo di memoria funzionante entro il 2027, con valutazioni sulla scalabilità industriale e la commercializzazione prima del 2030. L’investimento iniziale ammonta a circa 70 milioni di dollari con SoftBank che contribuirà per circa un terzo.
Intel è stata la pioniera della DRAM commerciale negli anni ’70 ma abbandonò il mercato a metà degli anni ’80 sotto la guida di Andy Grove, per concentrarsi sui microprocessori. Negli anni successivi ha però mantenuto una presenza nel settore delle memorie investendo su chip NAND, SSD e, più recentemente, sulla tecnologia Optane basata su 3D XPoint e infine abbandonata nel 2022.
Con Saimemory, Intel rientra nel segmento DRAM seppur con una visione moderna: creare un componente chiave per l’infrastruttura AI globale e affermarsi nuovamente in un mercato oggi dominato da Samsung, SK hynix e Micron.
Differenze con le iniziative esistenti
A differenza dei progetti simili in corso, come la 3D DRAM di Samsung e la X-DRAM di NEO Semiconductor, Saimemory non si concentra sull’aumento della capacità, ma sull’ottimizzazione dei consumi e dell’efficienza energetica. È un approccio radicalmente differente, motivato dal fabbisogno dei data center AI ad alta densità.
La tecnologia dovrebbe integrare anche innovazioni per il trasferimento dati a larga banda sviluppate presso l’Università di Tokyo, permettendo un elevato scambio di dati tra layer DRAM senza i colli di bottiglia tipici delle architetture 3D attuali.
In definitiva, Saimemory potrebbe rappresentare una svolta epocale nel settore della memoria per applicazioni AI. In un contesto in cui la domanda di HBM è alle stelle e i produttori sono solo tre, una soluzione alternativa, efficiente e più accessibile è non solo auspicabile, ma necessaria. Intel e SoftBank hanno le risorse, la visione e i mezzi industriali per provarci.