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Linux rappresenta l’infrastruttura invisibile ma fondamentale di oltre l’80% degli smartphone in circolazione a livello globale. Un dato che può sorprendere qualcuno, ma che costituisce motivo di orgoglio per i sostenitori di open source e software libero: Linux non è soltanto sempre più attuale, ma domina una delle industrie tecnologiche più pervasive e cruciali del nostro tempo.
Quando i siti di analytics dicono che “Linux è solo al 3-4%” in termini di quote di mercato, si riferiscono al segmento desktop. In questa “competizione” Android non c’è. E Android, il sistema operativo mobile di Google, così come Chrome OS, sempre più presente nei dispositivi portatili e ibridi, sono entrambi basati sul kernel Linux.
Android e Chrome OS: l’essenza di Linux sotto nuove forme
Negli ultimi anni, Google ha intensificato il suo impegno volto a mantenere Android allineato al kernel upstream grazie all’iniziativa Generic Kernel Image (GKI), introdotta nel 2019. Il progetto promosso dalla società di Mountain View ha l’obiettivo di ridurre la frammentazione, facilitare l’integrazione di moduli e garantire una maggiore stabilità attraverso un’interfaccia affidabile per i moduli del kernel (KMI).
Con l’evoluzione dell’Android Common Kernel, Google impiega versioni LTS del kernel Linux, come la 4.19, la 5.4 e la recente serie 6.x, mantenendo il ritmo con le novità introdotte nel kernel principale e favorendo una sinergia più stretta con l’intera comunità Linux.
Linux nel mercato smartphone del 2025: una presenza dominante
Secondo le più recenti analisi di Canalys e Omdia, nel primo trimestre 2025 sono stati spediti globalmente quasi 300 milioni di smartphone. Di questi, oltre l’80% è basato su Android o su fork basati su Android, prodotti da OEM come Samsung, Xiaomi, OPPO, vivo e altri marchi prevalentemente asiatici.
Poiché tutti i sistemi operativi Android poggiano le loro fondamenta sul kernel Linux, “il pinguino” detiene oggi la maggioranza assoluta del mercato smartphone. È importante notare che anche i fork Android personalizzati – ad esempio HarmonyOS di Huawei, ColorOS di Oppo o FuntouchOS di vivo – mantengono la base Linux.
Le versioni più recenti di HarmonyOS, in particolare HarmonyOS NEXT (a partire dalla versione 5), non sono più basate su kernel Linux. Huawei ha abbandonato il kernel Linux e il sistema multikernel delle versioni precedenti, sostituendoli con un kernel proprietario chiamato HarmonyOS Kernel (o HongMeng Kernel), che adotta un’architettura microkernel sviluppata internamente.
Con il ritiro definitivo di Windows Phone a inizio 2020, il mercato mobile è quasi interamente dominato da sistemi operativi Unix e Unix-like, con Linux al centro.
Smartphone alternativi con Linux “puro”: nicchie in crescita
Sebbene Android regni sovrano, l’universo dei dispositivi mobili Linux-based alternativi è vivo e in costante fermento, supportato dalla comunità open source, da sviluppatori indipendenti e utenti attenti alla privacy e al controllo totale del dispositivo. Ecco alcuni protagonisti per l’anno in corso:
- Ubuntu Touch: guidato dalla comunità UBports, sostiene un numero crescente di dispositivi, tra cui Fairphone 5, offrendo un’esperienza mobile completamente open source.
- Librem 5 (Purism): smartphone Debian-based, concepito per la sicurezza e la privacy, con hardware progettato per l’uso open source.
- PinePhone e PinePhone Pro (Pine64): progettati per offrire supporto diretto al kernel mainline, includono interruttori fisici per fotocamera, microfono, rete, ideali per sviluppatori e utenti avanzati.
- F(x)tec Pro¹-X: smartphone con tastiera fisica, supporta più sistemi operativi tra cui Ubuntu Touch, LineageOS e altri.
- Plasma Mobile: l’interfaccia mobile sviluppata da KDE, disponibile su PinePhone e, tramite postmarketOS, su diversi dispositivi Android riconvertiti.
- Altre soluzioni degne di nota includono: Sailfish OS, Volla Phone, Cosmo Communicator, Necunos NE_1.
Linux è il kernel, non un sistema operativo desktop “unificato”
Quando diciamo che “l’80% degli smartphone è basato su Linux”, parliamo quindi del kernel Linux, ovvero il nucleo del sistema operativo. Android, ChromeOS, Ubuntu Touch, postmarketOS e molti altri sistemi alternativi usano tutti Linux come kernel, ma ognuno ha una userland (ambiente utente) diversa e spesso incompatibile con le classiche distribuzioni desktop (come Ubuntu o Fedora). Dunque, Android è Linux-based, ma non è un sistema GNU/Linux desktop. Non è possibile usare le stesse applicazioni o lo stesso ambiente.
Ma iOS non è Unix-like?
Sì. Apple iOS è un sistema Unix-like, basato su Darwin, che a sua utilizza un kernel XNU (una combinazione di Mach + FreeBSD). Il sistema operativo della Mela destinato ai suoi dispositivi mobili, in primis gli iPhone, non usa quindi il kernel Linux. Di conseguenza non entra nel conteggio dell’80% di “market share” per Linux, lato smartphone, a cui si fa riferimento in questo articolo.
Linux domina anche il mercato server
Il mondo server è uno degli ambiti in cui Linux oggi domina in modo assoluto. Basandoci sui dati condivisi da fonti affidabili (Netcraft, W3Techs, Statista, IDC, Synergy Research), Linux è il sistema operativo più usato per i server Web pubblici (ovvero quelli accessibili su Internet).
Secondo W3Techs, a giugno 2025, Linux alimenta circa 78% di tutti i server Web; Windows Server si posiziona all’incirca al 20%.
Stando alle statistiche di Synergy Research Group (2025), circa il 90% dei carichi di lavoro nel cloud gira su macchine virtuali o container Linux:
- Amazon AWS: offre macchine Linux-based per impostazione predefinita (Amazon Linux, Ubuntu, Red Hat, SUSE…).
- Google Cloud: prevalentemente Linux.
- Microsoft Azure: oltre il 60% dei workload in Azure è su Linux.
Persino Microsoft, una volta rivale di Linux, supporta attivamente il pinguino nei suoi datacenter.
Linux, inoltre, è usato nel 70-75% dei server aziendali globali, specialmente per servizi Web, database, DevOps e virtualizzazione. Windows Server è presente, ma più diffuso in ambito legacy o in aziende legate a soluzioni Microsoft (Active Directory, Exchange, SharePoint…). Infine, il 100% dei supercomputer più potenti al mondo poggia su Linux.