Quando arriva un nuovo SoC (System-on-a-Chip) sul mercato, l’ultimo ostacolo che uno sviluppatore vuole affrontare è l’attesa. Attendere patch, driver, documentazione o semplicemente la possibilità di accedere alle nuove funzionalità significa rallentare prototipi, test, integrazioni e, in definitiva, il time-to-market. Per questo l’iniziativa messa in campo da Qualcomm con il nuovo Snapdragon 8 Elite Gen 5 rappresenta un cambio di passo notevole: il supporto Linux è stato reso pubblico sulle mailing list del kernel nel giro di 24 ore dall’annuncio ufficiale del nuovo chip.
Prestazioni, efficienza e AI: l’evoluzione introdotta dal SoC Snapdragon 8 Elite Gen 5
Snapdragon 8 Elite Gen 5 si pone oggi come il SoC mobile di riferimento per smartphone top di gamma, grazie a una combinazione di potenza pura, efficienza energetica e capacità avanzate per AI, multimedialità e gaming. Al centro c’è la CPU personalizzata di terza generazione, con due core “Prime” fino a 4,6 GHz e sei core “Performance” fino a 3,62 GHz: ciò si traduce in un aumento delle prestazioni single core del ~20% rispetto al predecessore, insieme a un miglioramento dell’efficienza energetica di circa il 35%.
Alla CPU si affianca una nuova GPU Adreno 840: è basata su architettura “slice” e pensata per il gaming e per le applicazioni grafiche più esigenti. Rispetto alla generazione precedente, garantisce un incremento delle prestazioni intorno al 23% e al contempo una riduzione del consumo energetico del 20%.
Per aumentare la fluidità e la reattività nei carichi grafici complessi, la piattaforma include 18 MB di cache dedicata Adreno High Performance Memory (HPM), progettata per ridurre latenza e migliorare la banda di memoria per texture, rendering e frame buffer.
NPU ed elaborazioni video professionali
Ma il chip non è solo potenza grezza: integra una NPU Hexagon notevolmente potenziata (circa +37% in prestazioni rispetto alla generazione precedente), designata al fine di sostenere modelli AI avanzati caricati direttamente sul dispositivo. Una caratteristica che apre la strada a funzioni di “agentic AI”, ovvero assistenti intelligenti capaci di apprendere dalle abitudini dell’utente, gestire dati multimodali (testi, immagini, audio) e mantenere la privacy, evitando il ricorso a processi in cloud.
Dal punto di vista multimediale, il chip supporta il nuovo codec video Advanced Professional Video (APV), che consente registrazioni di qualità quasi lossless e un controllo avanzato in post-produzione: ciò rende gli smartphone basati su Elite Gen 5 strumenti potenzialmente adatti a creator, videomaker e content-producer.
Infine, la connettività e la memoria sono allineate agli standard più moderni: supporto per RAM LPDDR5X, storage UFS 4.1, modem 5G di nuova generazione con elevate velocità teoriche, moduli WiFi e Bluetooth di ultima generazione.
Un SoC aperto fin dal primo giorno
Il materiale pubblicato da Qualcomm abbraccia praticamente tutti i blocchi funzionali essenziali dello Snapdragon 8 Elite Gen 5: l’utilizzo del SoC su Linux è quindi immediato.
I cluster CPU Oryon sono accessibili tramite driver di gestione DVFS e power management, così come i controller di clock, il power domain management, il sistema di sensoristica termica e la gestione della LLCC (Low-Latency Cache Coherency, cache di livello superiore condivisa tra i vari componenti del chip CPU, GPU, NPU).
Anche le periferiche a bassa latenza e interfacce di uso generale – I²C, SPI, GPIO, RTC, LED – sono già funzionanti nel kernel Linux con le patch pubblicate da Qualcomm. Sul fronte storage, sono operativi sia il sottosistema UFS 4.1 sia il supporto SDXC, mentre per l’espansione e il collegamento ad alta velocità sono disponibili PCIe, USB 2.0 e USB 3.0.
Sul versante multimediale, Hexagon copre le elaborazioni audio di computing AI, mentre il modulo WCN7851 garantisce WiFi e Bluetooth fin dal primo boot. È presente anche il blocco hardware dedicato alla crittografia, utile per casi d’uso incentrati sulla sicurezza.
Questo approccio “developer-first” di Qualcomm, ha permesso alla comunità di accedere fin da subito a una Debian di riferimento già avviabile e a un insieme di patch che abilitano i principali sottosistemi del SoC Snapdragon. Dal punto di vista operativo, significa poter lavorare immediatamente su CPU Oryon, sottosistemi di connettività, storage, DSP Hexagon, pipeline video e camera, oltre che sulla nuovissima GPU Adreno.
Video: la potenza della VPU Iris per la gestione di contenuti 4K a 240 fps
Uno dei blocchi più avanzati, anch’esso già presente nel kernel Linux, è Iris ovvero la VPU (vision processing unit) dedicata alla gestione video. Si tratta di un acceleratore progettato per liberare la CPU dai compiti più pesanti, permettendo decodifica e codifica in H.264, H.265 e VP9 sfruttando il framework V4L2.
Gli esempi forniti mostrano come utilizzare GStreamer per decompressione e compressione in hardware: un supporto prezioso per chi sviluppa player, middleware, sistemi embedded e pipeline multimediali orientate a elaborazioni ad altissima frequenza o risoluzione. Le patch includono ottimizzazioni sui formati di input e output per massimizzare efficienza energetica e throughput.
Debian Desktop: un ambiente che supporta pienamente il nuovo SoC Snapdragon
Per facilitare i test, Qualcomm ha fornito una procedura completa che permette di generare un ambiente Debian 13 “Trixie”, integrarlo con i driver UFS in un ramdisk personalizzato e impacchettare kernel, DTB e initrd in un boot.img avviabile tramite fastboot.

In questo modo è possibile ottenere un ambiente Linux standard, utilizzabile sia come sviluppo generico sia come base per test kernel space o user space.
La procedura da seguire è riassunta in questo post sul blog Qualcomm e prevede il download del codice sorgente del kernel.
Qualcomm ha fatto centro: apertura e velocità
L’aspetto forse più significativo, come evidenziato in precedenza, non riguarda il singolo driver o blocco funzionale, ma l’approccio complessivo. Qualcomm sta adottando una strategia che anticipa l’upstream (codice sorgente originale mantenuto dagli sviluppatori principali del kernel Linux), accelera l’integrazione nella community Linux e riduce al minimo la distanza tra l’annuncio hardware e disponibilità reale delle funzionalità.
Per sviluppatori, integratori, produttori e ricercatori, questo significa poter contare su un SoC immediatamente operabile, documentato e soprattutto già inserito nel flusso di revisione del kernel: un vantaggio competitivo considerevole.
Qualcomm invita inoltre gli sviluppatori a collaborare, provare le patch, contribuire e discutere dei problemi sul proprio server Discord dedicato.
Perché il supporto Linux per un SoC come il nuovo Snapdragon 8 Elite Gen 5 è così importante?
Il supporto di un nuovo SoC come lo Snapdragon 8 Elite Gen 5 su Linux significa che il chip risulta integrato nei driver, nei sottosistemi del kernel e nelle API necessarie affinché l’hardware funzioni correttamente con distribuzioni Linux standard.
Storicamente i SoC Qualcomm sono sempre basati su ottimo hardware ma hanno manifestato scarsa apertura verso Linux. Il supporto upstream elimina la dipendenza da kernel modificati dal produttore, firmware chiusi non documentati, driver proprietari difficili da mantenere nel tempo e apre la strada a un ecosistema molto più ampio.
Le implicazioni pratiche sono rilevanti: si pensi all’arrivo sul mercato di notebook ARM fanless con Linux nativo, a Mini PC pensati per l’elaborazione AI locale, a dispositivi embedded di fascia alta e a soluzioni di edge computing che richiedono bassa latenza e pieno controllo dell’hardware.
La scelta di Qualcomm rende più realistico l’arrivo di smartphone e dispositivi mobili capaci di eseguire distribuzioni Linux complete, senza i pesanti vincoli imposti dall’ecosistema Android.