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Un successo travolgente che sta riscrivendo le regole della creatività digitale: in appena cinque giorni, Sora di OpenAI ha raggiunto la soglia simbolica di un milione di download, conquistando la vetta dell’App Store americano e alimentando una vera e propria corsa alle liste d’attesa.
Nonostante sia accessibile esclusivamente su invito e limitata ai soli Stati Uniti e Canada, la nuova app di video generativi si è trasformata in un fenomeno di massa, lasciando alle spalle la dimensione di semplice giocattolo tecnologico per diventare protagonista di un dibattito che coinvolge creativi, esperti di diritti e piattaforme social.
Al centro di questa rivoluzione si trova il modello Sora 2, cuore pulsante dell’applicazione, che consente agli utenti di creare video generati dall’AI della durata di circa dieci secondi. La funzione cameo – una delle più discusse e apprezzate – permette di inserire il proprio volto all’interno dei contenuti prodotti, aprendo la strada a nuove forme di personalizzazione e coinvolgimento.
I numeri parlano chiaro: dai 56.000 download registrati nel primo giorno, si è passati a 164.000 in appena 48 ore, per poi superare il milione nell’arco di una settimana. Un risultato che ha sorpreso persino Bill Peebles, responsabile del progetto, che sui social ha sottolineato la portata dell’exploit in una fase in cui la distribuzione resta ancora fortemente limitata.
Download record per Sora: successo e questione copyright
Secondo gli analisti, la rapidissima adozione di Sora è il frutto di due tendenze convergenti: da un lato, l’interesse sempre più marcato per i video brevi in stile TikTok, dall’altro la curiosità verso le potenzialità creative dell’Intelligenza Artificiale. La combinazione di questi fattori ha reso OpenAI protagonista di una nuova stagione di sperimentazione, dove la tecnologia si mette al servizio dell’immaginazione collettiva e la democratizzazione degli strumenti di produzione video diventa realtà.
Tuttavia, il successo non è privo di ombre. L’utilizzo massiccio della funzione cameo e la facilità con cui è possibile generare contenuti hanno sollevato numerose questioni legate al copyright. In molti casi, utenti hanno sfruttato l’app per creare video che riproducono personaggi protetti da diritti, portando alla ribalta interrogativi sulla legittimità dell’addestramento del modello e sui confini del fair use nel contesto delle nuove tecnologie.
OpenAI si è trovata così a dover intervenire tempestivamente, implementando sistemi di watermarking automatico sui video generati, rafforzando i processi di moderazione e introducendo una procedura di verifica per i cameo che coinvolgono volti riconoscibili, richiedendo il consenso esplicito degli interessati.
Parallelamente, l’azienda ha avviato un dialogo con i detentori di diritti per individuare soluzioni condivise che consentano di tutelare sia gli autori sia gli utenti. Gli esperti di proprietà intellettuale sottolineano però come, nonostante le misure tecniche adottate, manchi ancora un quadro normativo chiaro in grado di stabilire chi debba essere ritenuto responsabile per la creazione e la diffusione di materiali derivati da opere protette da copyright. Questo vuoto normativo rappresenta una delle principali sfide che il settore dovrà affrontare nei prossimi mesi, soprattutto in vista di una diffusione sempre più capillare di applicazioni simili.
Dal punto di vista commerciale, la rapidità con cui Sora ha conquistato la fiducia degli utenti dimostra che esiste una domanda reale per strumenti capaci di rendere accessibile la produzione video a una platea sempre più ampia. La vera sfida per le aziende del settore sarà ora quella di trovare un equilibrio tra innovazione e trasparenza, garantendo che le tecnologie sviluppate rispettino i diritti di tutti gli attori coinvolti e offrano garanzie sia in termini di sicurezza sia di responsabilità.