Nel panorama in continua evoluzione dello streaming musicale, la capacità di offrire un’esperienza d’ascolto sempre più personalizzata è diventata una delle principali sfide e, al contempo, un potente strumento di fidelizzazione per le piattaforme.
In questo contesto, Spotify si distingue ancora una volta introducendo una novità che promette di ridefinire il modo in cui gli utenti scoprono e organizzano la propria musica: la nuova funzione Prompted Playlist, attualmente in fase beta e riservata agli abbonati Premium in Nuova Zelanda. Si tratta di un passo avanti che punta a dare “più controllo” agli utenti, mettendo la tecnologia al servizio della creatività e della semplicità.
Il cuore di questa innovazione risiede nell’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale e dei comandi in linguaggio naturale, che permettono di creare playlist personalizzate partendo da semplici descrizioni. Basta digitare poche parole per trasmettere l’atmosfera desiderata o lo scopo dell’ascolto: si va da richieste come “musica energica per correre” fino a “pop e hip-hop dei miei artisti preferiti”. In questo modo, la complessità dei filtri tradizionali viene superata, sostituita da un’interazione diretta e intuitiva che riduce le barriere tra l’utente e la musica che desidera ascoltare.
Come cambia Spotify con Prompted Playlist?
La vera forza della Prompted Playlist si manifesta nell’analisi della cronologia d’ascolto: l’algoritmo prende in considerazione sia le preferenze recenti che i gusti storici dell’utente, generando selezioni coerenti e sorprendenti.
Ogni brano incluso nella playlist è accompagnato da una spiegazione dettagliata, offrendo così una trasparenza inedita sulle logiche che guidano il motore di raccomandazione. Questa attenzione alla chiarezza rappresenta un elemento distintivo, capace di rafforzare la fiducia degli utenti nei confronti del sistema.
L’interfaccia utente, pensata per essere conversazionale e accessibile, permette di modificare facilmente i prompt, affinare i risultati e sperimentare con idee preimpostate nella sezione Ideas. Non manca la possibilità di attivare aggiornamenti automatici della playlist, sia su base giornaliera che settimanale, rendendo la scoperta musicale un processo dinamico e sempre attuale. Questo nuovo approccio si inserisce in un percorso di evoluzione già avviato da Spotify con la precedente AI Playlist, lanciata in mercati come Stati Uniti, Canada e Irlanda, ma ora arricchito da un’interattività ancora più marcata.
La scelta di limitare la fase di test a un solo mercato, la Nuova Zelanda, risponde a una strategia precisa: osservare i comportamenti reali degli utenti, raccogliere feedback preziosi e individuare eventuali criticità prima di un lancio globale. Al momento, però, l’azienda non ha ancora diffuso una roadmap dettagliata per l’espansione internazionale della funzione, lasciando aperta la curiosità di milioni di utenti in tutto il mondo.
Rimangono, tuttavia, alcune questioni fondamentali da affrontare, in particolare sul fronte della privacy e della trasparenza algoritmica. Se da un lato la funzione offre spiegazioni sulle scelte dei brani, dall’altro gli esperti sottolineano come questa trasparenza sia solo il primo passo verso una reale comprensione dei modelli e delle fonti dati utilizzate. Sarebbe auspicabile, ad esempio, introdurre strumenti che consentano agli utenti di escludere specifiche tracce o periodi di ascolto, così da evitare che preferenze ormai superate influenzino le raccomandazioni future.