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RISC-V si sta affermando come una delle architetture CPU più interessanti e promettenti, grazie alla sua natura aperta e alla flessibilità nella progettazione dei chip. Diversamente da architetture proprietarie come x86 e ARM, RISC-V permette a chi sviluppa hardware di scegliere quali estensioni e funzionalità includere, creando un ecosistema estremamente modulare.
Il kernel Linux svolge un ruolo fondamentale nel supporto di architetture come RISC-V: permette che sistemi operativi e software possano funzionare senza problemi indipendentemente dalle scelte hardware. Attualmente, Linux supporta RISC-V nella modalità Little Endian (LE), lo standard predominante nella maggior parte dei sistemi moderni.
L’ultimo scontro in seno al progetto del kernel Linux riguarda il supporto alla modalità Big Endian (BE) per RISC-V, una proposta che ha trovato una netta opposizione da parte di Linus Torvalds.
Linus Torvalds: “Non complichiamo inutilmente il supporto per RISC-V”
Come accennato in precedenza, RISC-V è già supportato da parte del kernel Linux, ma solo in modalità Little Endian (LE), ormai divenuto un vero e proprio punto di riferimento.
Il concetto di endianness definisce l’ordine con cui i byte di una parola (tipicamente 2, 4 o 8 byte) sono memorizzati in memoria dal sistema operativo. Si tratta di un’impostazione di carattere fondamentale nelle CPU, perché influenza come i dati sono letti, scritti e interpretati.
In Little Endian, il byte meno significativo (LSB, Least Significant Byte) è memorizzato per primo all’indirizzo di memoria più basso, mentre il byte più significativo (MSB, Most Significant Byte) è memorizzato all’indirizzo più alto. Viceversa, con Big Endian, l’ordine dei byte risulta invertito: il byte più significativo (MSB) è memorizzato all’indirizzo più basso, e il byte meno significativo (LSB) all’indirizzo più alto.
MSB è il byte che contiene la parte più “importante” del numero, cioè quello con il peso maggiore; LSB è il byte che contiene la parte con il peso minore del numero, cioè quello che contribuisce meno al valore complessivo.
La posizione ferma dell’ideatore del kernel Linux
La modalità Big Endian, che inverte l’ordine dei byte in memoria, fu adottata in passato e per necessità su alcune architetture specifiche (i.e. PowerPC, SPARC) e per certi protocolli di rete. Tuttavia, nel contesto moderno di RISC-V, l’introduzione del Big Endian comporterebbe una complessità tecnica elevata, rischi di frammentazione e costi di manutenzione significativi, senza reali vantaggi pratici.
Linus Torvalds non è contrario a RISC-V in sé, pur avendo in passato sostenuto argomentazioni piuttosto nette (ha spiegato che RISC-V avrà gli stessi problemi di x86 e ARM), ma ha espresso una posizione ferma: il supporto Big Endian non sarà incluso nel kernel mainline finché non emergeranno casi concreti e significativi che giustifichino questa scelta. Per Torvalds, il kernel deve rimanere stabile e coerente, evitando di diventare un laboratorio di sperimentazioni che peggiorano l’esperienza degli sviluppatori e degli utenti.
Perché il Big Endian non ha più senso nel 2025
Storicamente, il supporto Big Endian è stato determinante su molte architetture ma il panorama moderno è radicalmente cambiato: Little Endian domina praticamente tutte le piattaforme di larga scala – da x86 a ARM –: il software moderno è scritto e ottimizzato pensando a questo modello.
Torvalds spiega che mantenere una doppia modalità richiede test, bug fixing e compatibilità continua, con il rischio di introdurre regressioni difficili da tracciare. Inoltre, gli scenari in cui il Big Endian è realmente vantaggioso sono ormai marginali, e spesso legati a specifiche legacy o ad applicazioni di nicchia.
Il “re pinguino” conclude osservano un punto cruciale: non è compito del kernel farsi carico di “correggere” le mancanze di alcune implementazioni RISC-V immature.
Il vero problema di RISC-V: la frammentazione
Uno degli elementi più significativi di questa nuova polemica è il tema della frammentazione dell’ecosistema RISC-V. L’architettura, pur avendo conquistato un ruolo sempre più rilevante nel mercato embedded e HPC, soffre ancora di una proliferazione di estensioni opzionali, configurazioni divergenti e scelte progettuali non sempre coerenti.
Aggiungere il Big Endian significherebbe moltiplicare ulteriormente le varianti da supportare, con conseguenze nefaste. Per Torvalds, questa strada porterebbe RISC-V ad apparire immaturo e poco pragmatico, con un impatto negativo sull’adozione industriale.
Il messaggio è chiaro: il kernel Linux non può permettersi di diventare un laboratorio di idee fini a sé stesse. I sostenitori di RISC-V, se vogliono consolidare il “peso” dell’architettura, devono evitare la tentazione di introdurre complessità non necessarie.
L’immagine in apertura è generata avvalendosi di un modello AI generativo e non raffigura Linus Torvalds in persona.