Trump prepara un ordine esecutivo: basta AI "woke" negli USA

Donald Trump cancellerà le restrizioni sull’intelligenza artificiale negli USA, favorendo innovazione ma sollevando preoccupazioni etiche.
Trump prepara un ordine esecutivo: basta AI

Negli Stati Uniti si sta assistendo a una vera e propria rivoluzione nell’approccio all’intelligenza artificiale, grazie a una decisa inversione di rotta impressa dalla nuova amministrazione. La firma dell’ordine esecutivo “Removing Barriers to American Leadership in Artificial Intelligence” da parte di Donald Trump rappresenta un punto di svolta nella strategia tecnologica americana, ponendo al centro del dibattito il tema della deregulation e aprendo scenari inediti per lo sviluppo futuro del settore. Ma siamo solo agli inizi.

La dottrina AI di Trump

Il provvedimento, siglato a gennaio 2025, sancisce la revoca delle politiche precedenti adottate dall’amministrazione Biden in materia di IA, giudicate troppo restrittive e limitanti per la crescita dell’ecosistema tecnologico statunitense. Si tratta di un cambiamento radicale che, secondo la nuova visione, punta a favorire la innovazione e a consolidare la leadership americana nel panorama globale, lasciando sullo sfondo le questioni legate a etica e trasparenza.

Il nuovo corso prevede che, entro i prossimi sei mesi, venga elaborato un piano d’azione strategico, il cui obiettivo primario sarà quello di rafforzare la competitività degli Stati Uniti nel campo dell’intelligenza artificiale. La logica sottesa è quella di privilegiare rapidità e libertà d’azione per le imprese, permettendo loro di sperimentare e lanciare nuove soluzioni senza i vincoli imposti da una regolamentazione ritenuta eccessivamente prudente.

L’annuncio ha generato una forte polarizzazione all’interno della comunità tecnologica e nell’opinione pubblica. Da una parte, gli attori più orientati al mercato accolgono con entusiasmo la prospettiva di una deregulation che, a loro avviso, potrebbe innescare una nuova ondata di innovazione e creare le condizioni ideali per attrarre investimenti e talenti.

Dall’altra, non mancano le voci critiche che sottolineano i potenziali rischi derivanti da un’intelligenza artificiale priva di regole chiare, con particolare riferimento alla possibilità di amplificare pregiudizi e discriminazioni attraverso sistemi algoritmici non adeguatamente controllati.

L’AI è troppo woke?

Le preoccupazioni riguardano soprattutto l’assenza di garanzie contro derive discriminatorie e l’aumento delle disuguaglianze sociali, temi che erano stati posti al centro dall’amministrazione precedente. Il cambio di paradigma voluto da Donald Trump si traduce quindi in una netta priorità accordata allo sviluppo tecnologico e alla competitività, anche a costo di sacrificare principi come la fairness e la trasparenza.

Questo approccio suscita interrogativi su quale sarà l’impatto a lungo termine di una regolamentazione più leggera su cittadini, lavoratori e consumatori. A farne le spese potrebbero essere le minoranze etniche, gli emarginati economici e sociali e la comunità LGBTQ+, tutti “argomenti scottanti” per le intelligenze artificiali, tanto che molti chatbot si rifiutano di rispondere su questi argomenti proprio per evitare di urtare questa o quella sensibilità.

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