Uno studio conferma: ormai parliamo tutti in GPTesco

ChatGPT e l'intelligenza artificiale stanno trasformando il linguaggio parlato e scritto, tra benefici e rischi per la comunicazione.
Uno studio conferma: ormai parliamo tutti in GPTesco

L’intelligenza artificiale sta già lasciando un segno indelebile sul modo in cui ci esprimiamo. Se fino a pochi anni fa il nostro linguaggio si evolveva lentamente, oggi assistiamo a una vera e propria rivoluzione comunicativa che si insinua nei dettagli delle conversazioni, nei podcast, nei video e persino nei messaggi di lavoro. L’impronta di ChatGPT e dei sistemi di generazione automatica del testo, secondo un recente studio Max Planck Institute, è ormai visibile.

Un nuovo stile: il GPTesco

L’adozione di vocaboli GPT style – termini e strutture tipiche dei testi generati da AI – si sta diffondendo a ritmi sorprendenti. Lo conferma la ricerca del Max Planck Institute, pubblicata su Scientific American, che ha analizzato oltre 700.000 ore di contenuti audio e video disponibili online. I dati parlano chiaro: dal debutto pubblico di ChatGPT, espressioni come “delve” (approfondire) sono aumentate del 51%. Questo dato, oltre a testimoniare l’influenza della tecnologia, evidenzia come i modelli linguistici stiano silenziosamente modificando le nostre abitudini comunicative.

Ma cosa rende così contagioso questo nuovo stile? Gli algoritmi alla base dei modelli linguistici generano testi caratterizzati da una fluidità impeccabile, un tono riflessivo e una scelta lessicale sofisticata. Questi elementi trasmettono autorevolezza e precisione, qualità sempre più ricercate sia nel contesto professionale che in quello personale. Con l’integrazione della AI in strumenti quotidiani – dalle email ai sistemi di messaggistica come Slack – le strutture e i termini tipici della generazione automatica stanno penetrando nelle nostre interazioni, anche quando non utilizziamo direttamente un assistente virtuale.

Pro e contro del GPTesco

Non tutti i cambiamenti portati dall’intelligenza artificiale sono da considerarsi negativi. In ambito educativo, per esempio, gli insegnanti hanno osservato miglioramenti significativi nella capacità espositiva degli studenti che utilizzano strumenti di AI come supporto. La maggiore coerenza, la ricchezza di vocabolario e la precisione grammaticale sono tra i vantaggi più evidenti.

Per chi studia una lingua straniera, ChatGPT rappresenta un tutor sempre disponibile, capace di abbattere le barriere della formalità e di offrire un feedback immediato e personalizzato.

Questa evoluzione non si limita alla scuola: anche in ambito lavorativo e nei rapporti sociali, la comunicazione mediata dall’AI consente di essere più chiari, sintetici e precisi.

Tuttavia, la crescente influenza del GPTesco solleva interrogativi importanti sulla diversità linguistica e sull’autenticità delle nostre interazioni. Se da un lato la standardizzazione semplifica la comprensione reciproca, dall’altro rischia di appiattire le sfumature personali e culturali che rendono unico ogni individuo. La tendenza a uniformarsi ai modelli proposti dalla AI, spesso ispirati all’inglese americano, può portare all’erosione di espressioni regionali, dialetti e idiomi tradizionali.

Inoltre, la perfezione formale offerta dalla intelligenza artificiale può risultare impersonale, soprattutto nei contesti emotivi dove l’autenticità e la spontaneità sono fondamentali. Un messaggio generato automaticamente, per quanto impeccabile, rischia di non trasmettere il calore, l’ironia o l’empatia che solo un essere umano può comunicare. Il rischio, dunque, è quello di perdere il contatto con la nostra unicità espressiva.

L’quilibrio tra tecnologia e autenticità

Come in ogni rivoluzione, la vera sfida è trovare un equilibrio. L’AI ci offre strumenti straordinari per migliorare la nostra comunicazione, ma spetta a noi decidere come e quando utilizzarli. È fondamentale chiederci se il testo generato da ChatGPT ci rappresenta davvero, o se invece c’è bisogno di aggiungere un tocco personale: un ricordo, una battuta, una sfumatura emotiva che solo noi possiamo offrire.

Il futuro del linguaggio si giocherà su questa sottile linea di confine: sfruttare le potenzialità dei modelli linguistici senza sacrificare la diversità linguistica e l’originalità individuale.

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