Vittoria di Yahoo: i link tornano nel motore di ricerca

Avevamo già parlato della sentenza di condanna che Yahoo! aveva subìto alcuni mesi fa per decisione del Tribunale di Roma.

Avevamo già parlato della sentenza di condanna che Yahoo! aveva subìto alcuni mesi fa per decisione del Tribunale di Roma. La vicenda (ved. questo nostro articolo) verteva sulla pubblicazione di alcuni link facenti riferimento a siti web e risorse online in grado di facilitare il download, senza averne titolo, di un’opera cinematografica (il film iraniano “About Elly“).
PFA Films, la società detentrice dei diritti sulla pellicola, ha sporto denuncia contro Yahoo richiedendo che i giudici obbligassero il motore di ricerca ad eliminare tempestivamente dalle SERP tutti i riferimenti al materiale soggetto a copyright.

Dopo essere ricorsa in appello, Yahoo! registra oggi un’importante vittoria. Il Tribunale di Roma ha infatti capovolto la decisione precedente dando ragione all’azienda guidata da Carol Bartz. E’ la sezione specializzata nel campo della proprietà intellettuale ad essersi espressa rigettando le accuse di PFA Films. In primis, i giudici partono da un presupposto che dovrebbe essere scolpito sulla pietra ossia che è oggi indispensabile bilanciare “i contrapposti interessi” e che “deve essere assicurato il rispetto delle esigenze di promozione e tutela della libera circolazione dei servizi della società dell’informazione“. A proposito dei fornitori Internet, “intermediari” come nel caso di Yahoo!, i giudici romani hanno osservato che “la limitazione di responsabilità introdotta a beneficio degli ISP è principalmente volta ad evitare l’introduzione di una nuova ipotesi di responsabilità oggettiva non legislativamente tipizzata o quantomeno l’ipotesi di una compartecipazione dei providers ai contenuti illeciti veicolati da terzi utilizzando il servizio di connettività da essi fornito“. Non c’è spazio, quindi, nel nostro Ordinamento giuridico, “per forme di responsabilità oggettiva o quasi-oggettiva nei confronti degli internet service provider“, scrive l’avvocato Giudo Scorza che prosegue: “non è sufficiente che il titolare dei diritti si limiti, come accaduto nel caso di specie, ad una generica contestazione relativa alla messa a disposizione del pubblico, anche attraverso i servizi dell’intermediario della comunicazione, di contenuti sui quali assume insistano propri diritti d’autore, essendo, piuttosto, necessario che indichi in maniera puntuale i link a tali contenuti, dando prova del carattere non autorizzato della loro diffusione“.

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