Windows 11: mostrare i secondi nell’orologio consuma davvero più batteria?

Windows 11 permette di visualizzare i secondi nell’orologio della barra delle applicazioni. Microsoft avvisa di un maggiore consumo energetico, ma i test mostrano che l’impatto sulla batteria è minimo e trascurabile nell’uso quotidiano.

Con l’installazione degli ultimi aggiornamenti per il sistema operativo, Windows 11 offre adesso la possibilità di attivare la visualizzazione dei secondi nell’orologio di sistema, posto a destra della barra delle applicazioni. Pur essendo una novità minore, Microsoft ha dichiarato che la possibilità di mostrare i secondi nell’orologio di Windows era una funzionalità richiesta di frequente dagli utenti. Digitando Impostazioni di data e ora nella casella di ricerca di Windows 11, quindi cliccando su Mostra ora e data nella barra delle applicazioni, compare la casella Mostra i secondi nell’orologio della barra delle applicazioni (usa più energia).

Quanta batteria può consumare in più la visualizzazione dei secondi nell’orologio di sistema di Windows 11?

L’indicazione “usa più energia” è eloquente. Ma quanto può davvero impattare sui consumi energetici la semplice aggiunta di un’informazione come i secondi nell’orologio di sistema di Windows?

Il messaggio solleva un interrogativo tecnico: aggiornare l’orologio della barra delle applicazioni ogni secondo, invece che una volta al minuto, può davvero intaccare l’autonomia di un portatile?

Perché Windows segnala un consumo maggiore?

Il ragionamento alla base dell’avviso è logico: l’orologio della taskbar senza i secondi richiede un aggiornamento ogni 60 secondi, mentre con i secondi attivi l’aggiornamento diventa ogni 1 secondo. Ciò può avere almeno tre implicazioni tecniche:

  • CPU wakeup più frequenti. Il sistema operativo deve risvegliare i core della CPU più spesso per effettuare l’aggiornamento dell’orologio, impedendo in alcuni casi l’accesso agli stati di risparmio energetico più profondi (C-states).
  • Attività del compositor. L’interfaccia grafica di Windows è gestita da un compositor che ricompone continuamente le finestre e gli elementi grafici sullo schermo. Un aggiornamento al secondo può forzare una rigenerazione grafica più frequente della barra delle applicazioni.
  • Pipeline di rendering. Anche se il display si aggiorna già a 60 Hz o più (fino a 240 Hz nei laptop gaming), l’incremento degli aggiornamenti dell’etichetta contenente l’orologio di sistema, genera micro-task aggiuntivi che si sommano agli altri processi di sistema.

Questi effetti sono teoricamente plausibili, ma quanto incidono davvero sul consumo della batteria? Per rispondere, i tecnici di LTT Labs hanno voluto svolgere una serie di test comparativi.

La metodologia dei test

Wooley Dore, autore dell’analisi, ha scelto tre notebook rappresentativi di scenari diversi:

  • ASUS ROG Zephyrus M16 (2023): laptop gaming con GPU dedicata, display a 240 Hz.
  • Microsoft Surface Laptop 7 (2024): basato su architettura ARM, ottimizzato per efficienza energetica, 120 Hz.
  • Asus Zenbook 16 (2024): ultrabook x86 con grafica integrata, 120 Hz.

I test sono stati eseguiti in due situazioni:

  • Sistema in idle: sistema acceso ma inattivo, senza applicazioni aperte.
  • Riproduzione video a schermo intero: simulazione di un utilizzo reale in cui l’orologio è comunque visibile.

LTT Labs ha quindi messo a terra una configurazione utile a isolare il più possibile l’impatto della sola opzione “Mostra i secondi”: luminosità dello schermo fissa a 200 nit, misurata con sonda esterna; temperatura ambiente ~20 °C; alimentazione a batteria da 100% a scarica completa; WiFi e Bluetooth abilitati nell’idle test, disabilitati nei test video; Microsoft Defender, indicizzazione e processi extra disattivati nei test video per ridurre interferenze; piani energetico “Bilanciato”; disattivazione di ibernazione e sospensione dello schermo; stabilizzazione di 10 minuti dopo il boot per ridurre attività di background.

Interpretazione dei dati

Come previsto, in idle i PC mostravano una leggera riduzione dell’autonomia con i secondi attivi. La differenza, però, è risultata minima e si è tradotta in pochi minuti in meno su diverse ore di test.

Prendendo in considerazione lo scenario con la riproduzione video a schermo intero, in alcune prove i portatili hanno ottenuto risultati migliori con i secondi visualizzati. Questo dato anomalo, replicato da Dore in più sessioni, suggerisce che altri fattori possano influire più del semplice aggiornamento dell’orologio.

Risultati così variabili suggeriscono che l’impatto della visualizzazione dei secondi non è lineare e dipende fortemente da fattori esterni e non facilmente controllabili, come comportamento dell’interfaccia WiFi, attività dei processi in background, gestione termica e throttling, stato di salute della batteria.

Inoltre, la pipeline di rendering di Windows è già fortemente ottimizzata per aggiornamenti frequenti; l’aggiunta di un piccolo evento di refresh ogni secondo potrebbe essere assorbita senza effetti misurabili sui sistemi moderni.

Al contrario, in alcuni scenari specifici, l’aggiornamento regolare potrebbe addirittura avere un effetto di stabilizzazione della gestione energetica, spiegando i risultati controintuitivi della seconda serie di test.

Conclusioni: attivazione dei secondi un dettaglio irrilevante per l’utente comune

Il messaggio che emerge è chiaro: la differenza di consumo tra attivare o meno i secondi nell’orologio di sistema di Windows 11 è trascurabile nell’uso quotidiano.

L’avviso di Windows è corretto dal punto di vista teorico – perché ogni aggiornamento richiede cicli di calcolo aggiuntivi – ma nella pratica l’impatto è talmente marginale da passare inosservato nella maggior parte dei casi.

Per l’utente, la scelta diventa quindi puramente soggettiva: chi preferisce la precisione al secondo può attivare l’opzione senza timori.

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