Xania Monet: la voce generata da AI ha firmato un contratto da 3 milioni

Il progetto Xania Monet, creato con Suno, ha ottenuto un contratto da 3 milioni di dollari: opportunità e impatto dell'AI sulla musica.
Xania Monet: la voce generata da AI ha firmato un contratto da 3 milioni

L’onda lunga dell’Intelligenza Artificiali continua a travolgere anche i settori più radicati nella tradizione, e la musica si conferma il terreno di sperimentazione più controverso e affascinante di questo scenario.

La storia di Xania Monet ne è la testimonianza più eloquente: un progetto musicale nato dall’incontro tra tecnologia avanzata e sensibilità umana, capace di catalizzare in poche settimane l’attenzione di pubblico, critica e addetti ai lavori.

Dietro il successo di Xania Monet si cela un modello produttivo radicalmente nuovo. Da una parte troviamo la penna di Telisha Nikki Jones, poetessa e autrice che ha infuso nei testi il proprio vissuto, occupandosi del 90% del contenuto lirico. Dall’altra, la parte sonora – comprese le voci – è stata interamente affidata a Suno, uno degli strumenti di AI più discussi del momento. La sinergia tra questi due mondi ha portato alla firma di un contratto 3 milioni di dollari con Hallwood Media, etichetta pronta a scommettere su questa nuova frontiera dell’arte.

Non sorprende che la vicenda abbia scatenato un acceso dibattito nell’industria musicale. Se da un lato la musica creata con l’AI viene celebrata come vettore di democratizzazione, in grado di abbattere barriere d’accesso e ridurre drasticamente i costi di produzione, dall’altro solleva timori profondi tra musicisti, produttori e tecnici del suono. La paura di vedere svalutate competenze costruite in anni di studio e pratica si intreccia con l’incertezza di un mercato che cambia pelle a velocità vertiginosa.

Musica e AI: un rapporto controverso

Il nodo più intricato resta quello dei diritti d autore. L’utilizzo di strumenti come Suno ha infatti innescato una serie di azioni legali da parte delle major discografiche, che contestano il ricorso a cataloghi musicali esistenti per l’addestramento degli algoritmi. In assenza di una normativa chiara, il settore chiede maggiore trasparenza sui dati impiegati e sistemi di compensazione automatica che tutelino il lavoro degli autori originali.

Al centro del dibattito si impone anche la questione dell’autenticità. Può una voce generata da un’intelligenza artificiale trasmettere la stessa carica emotiva di un interprete umano? Mentre una parte del pubblico continua a ricercare l’intimità di un racconto vissuto, altri sembrano apprezzare la coerenza stilistica e la qualità tecnica che la musica creata con AI è oggi in grado di offrire. Questa polarizzazione riflette la trasformazione del modo in cui consumiamo e attribuiamo valore alla musica.

Non meno rilevante è il tema della performance dal vivo. Progetti come Xania Monet impongono soluzioni alternative per le esibizioni: ologrammi, proiezioni digitali e scenografie virtuali che spesso faticano a conquistare il pubblico. Si tratta di un cambio di paradigma che, se da un lato apre a nuove forme di spettacolo, dall’altro mette in discussione la dimensione esperienziale e collettiva del concerto.

Le proposte per risolvere il contenzioso sono molteplici: dalla creazione di licenze specifiche per l’utilizzo dei cataloghi musicali nei processi di training degli algoritmi, a sistemi avanzati di tracciamento delle fonti e a modelli di remunerazione automatica. Queste soluzioni potrebbero rappresentare un compromesso efficace tra tutela dei diritti d autore e incentivo all’innovazione, ma richiedono la definizione di nuovi standard condivisi a livello internazionale.

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